da www.cadoinpiedi.it
Cadoinpiedi.it ha incontrato il filosofo rock Slavoj Žižek per parlare del suo soggetto preferito e di come funziona al giorno d’oggi. E scoprire che possiamo anche combatterci ma siamo tutti umani, abbiamo gli stessi problemi, condividiamo la stessa condizione.
E’ stato da poco in Italia, dove ha presentato al pubblico italiano i suoi ultimi libri Meno di niente e In difesa delle cause perse, editi da Ponte alle Grazie, Slavoj Žižek, 64 anni, è un filosofo e psicologo sloveno che tiene conferenze e lezioni in tutto il mondo, capace di mescolare con abilità ed estro retorico l’alto e il basso, di parlare di politica e di svelare i meccanismi nascosti di come funziona la società contemporanea, di interpretare in maniera originalissima i successi hollywoodiani e di raccontare barzellette filosofiche illuminanti.
Cadoinpeidi.it lo ha incontrato per parlare di uno dei suoi soggetti preferiti: l’ideologia e come funziona al giorno d’oggi.
DOMANDA: Si parla molto di società post-ideologica, lei invece sostiene che l’ideologia ha ancora un ruolo importante nel nostro mondo. In che senso?
RISPOSTA: Da un lato ogni cosa appare sempre più possibile attraverso lo sviluppo della tecnologia: potremmo presto viaggiare da turisti sulla luna, attraverso la manipolazione genetica potremmo creare organi a se stanti con i quali sostituire quelli difettosi e divenire pressoché immortali, ci saranno tecniche per comandare il computer anche solo con il pensiero… Dunque da una parte tutto sembra possibile. Ma se qualcuno osa dire investiamo un 1% di spese in più per l’educazione, subito tutti si alzano in piedi a dire che sarà una catastrofe, che è impossibile. Siamo in una strana società in cui se si dice spendiamo un po’ di più per l’educazione o per la salute, la cosa sembra impraticabile. L’economia ce lo vieta. Ma si può sognare di divenire immortali, e via di questo passo. Ciò dimostra chiaramente che viviamo in un’epoca in cui l’ideologia è più forte che mai, dato che l’ideologia è appunto quell’insieme di assunti e presupposti impliciti che ci dicono quello che è possibile e quello che non lo è.
D: Come funiziona questo meccanismo nel contesto attuale?
R: Per esempio: l’austerità. Tutti oggi dicono che dobbiamo che dobbiamo risparmiare e seguire l’austerity. Ma non penso che l’austerity, e me lo spiegano anche molti economisti conservatori, sia davvero, anche nel suo significato più comune, una categoria davvero scientifica, ma è piuttosto una sorta di strategia superstiziosa. Per esempio, se avete una malattia o qualcosa che va storto, e ipotizziamo che un amico vi inviti in un ristorante costoso. In questo caso può farvi sentire bene l’idea di sacrificarvi un po’ in quella occasione. Pensate: forse ho sfidato un po’ troppo la sorte, non devo godermela troppo, devo soffrire un tantino, magari ordinando un cibo ordinario o poco costoso, così che forse non si verificheranno altre cose negative. Penso che qualcosa di simile avvenga nel caso di una crisi o di un momento di instabilità economica: noi ci sentiamo colpevoli per ragioni ideologiche (abbiamo speso troppo), e l’idea è quella di fare dei sacrifici, soffrire un po’, e forse questo porterà qualcosa di positivo. Ma si tratta, in fondo, di un pensiero superstizioso.
Io non credo affatto che viviamo in una società post-ideologica. Viviamo in una società più ideologica che mai. L’ideologia è più viva che mai.
D: Ci spiega come agisce oggi l’ideologia?
R: Una definizione di ideologia si ha proprio nel suo nascondersi in quanto ideologia. Quando si dice: dimenticatevi dell’ideologia, siamo nell’ambito della vita pura. È proprio allora che l’ideologia si esprime al suo meglio. Un esempio meraviglioso è questo: in Israele un mio amico mi ha mostrato la cronaca di una missione antiterroristica nella quale delle truppe speciali armate hanno fatto irruzione armata nel mezzo della notte in una casa palestinesi, pensando che si nascondessero lì dei terroristi. Le forze speciali hanno trovato nella casa una donna e alcuni bambini, che – naturalmente – hanno cominciato a gridare e a piangere.
La donna allora, per calmare la figlia, l’ha chiamata per nome, Sarah, facendo così scoprire al soldato che quella ragazzina aveva lo stesso nome della sorella del militare. Allora il militare – l’irruzione è stata ripresa – si avvicina alla bambina e l’abbraccia, e le dice che si chiama come sua sorella e che non deve aver paura, provando ad abbracciare la donna. Il messaggio è: possiamo anche combatterci ma siamo tutti umani, abbiamo gli stessi problemi, condividiamo la stessa condizione. Questa è ideologia nella sua essenza più pura. Dice: dimentichiamoci delle grandi questioni politiche, siamo tutti umani. E questa è ideologia nella misura in cui tende a insabbiare i conflitti politici reali in nome di un generico concetto di uguaglianza e fratellanza, che è negata nei fatti.