Pochi voti, tanto potere: ecco il senso della riforma costituzionale

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 5 ottobre 2016

Pochi voti, tanto potere: ecco il senso della riforma costituzionale (più Italicum).

Oggi Cazzullo spiega sul Corsera che governare con percentuali esigue di voto reale (e dunque sotto la spinta di sistemi elettorali a rappresentanza ridotta o dopati dal maggioritario) trasforma gli eletti in bersagli. Il giornalista si riferisce nello specifico al caso francese, ma io credo che sia valido per tutti. Se si diventa premier sotto la spinta di un voto del 20-25% al primo turno (con il 40% di astensione), e poi si vince un ballottaggio che ti dà il 55% reale in Parlamento, non puoi ritenere che, a spregio della rappresentanza, il popolo in coro sia disposto a seguirti come un sol uomo. Tre quarti del Paese almeno non ti ha voluto, c’è poco da fare. E se ti vede lì, DA SOLO, a fare l’asso piglia tutto pur essendo dotato soltanto di una manciata di voti reali, magari si incazza. Questa storia della ‘governabilità’ garantita da un meccanismo elettorale, dunque, è una barzelletta, se considerata sotto questi riguardi: la maggioranza parlamentare assicurata ‘sin dalla domenica sera’, è massiccia di fatto come la sabbia. Il calcolo matematico proposto dai maggioritari, corrisponde, in realtà, a tanta e tanta opinione pubblica che ti prende a schiaffi sin ‘dalla domenica sera’, appunto.

Ma davvero è così difficile comprendere che solo ripristinando un dignitoso rapporto di rappresentanza e di fiducia verso i cittadini, sarà possibile godere di un livello di governabilità (e di legittimazione) che adesso manco te lo sogni? E come surroghi la mancanza di fiducia e di rappresentatività, con le macchiette televisive? Con il giubbetto di Fonzie? Evocando ponti e grandi opere oppure inseguendo una candidatura olimpica? Con le inaugurazioni alla media di due al giorno? Magari tagliando più volte lo stesso nastro, a frequenza mensile, sinché non si riduce a pochi centimetri quadrati, rischiando di tagliare anche le dita di chi lo regge? Questa eccessiva fiducia nella comunicazione e nel marketing partorisce soltanto mostri politici: figure pian piano erose, delegittimate, e ciò nonostante indisposte a mollare il trono, e pronte a tutto pur di tenerselo. Pronte anche a spendere 3 milioni di euro in campagna elettorale, come fa il PD, per vincere un referendum che Renzi riteneva già vinto a priori. Era una ratifica, adesso è un incubo milionario.

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