Vorrei poter soffocare

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Cesare Pavese

di Cesare Pavese

Vorrei poter soffocare
nella stretta delle tue braccia
nell’amore ardente del tuo corpo
sul tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti nel mio amore,
quest’acredine arida
che mi tormenta.
     Ardere confuso in te disperatamente
quest’insaziabilità della mia anima
già stanca di tutte le cose
prima ancor di conoscerle
ed ora tanto esasperata
dal mutismo del mondo
implacabile a tutti i miei sogni
e dalla sua atrocità tranquilla
che mi grava terribile
e noncurante
e nemmeno piú mi concede
la pacatezza del tedio
ma mi strazia tormentosamente
e mi púngola atroce,
senza lasciarmi urlare,
sconvolgendomi il sangue
soffocandomi atroce
in un silenzio che è uno spasimo
in un silenzio fremente.
     Nell’ebbrezza disperata
dell’amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l’anima
sperdere quest’orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi stringermi a te
senza ritegno piú
ciecamente, febbrile,
schiantandoti, d’amore.

     Poi morire, morire,
con te.

     Il giorno tetro
in cui dovrò solitario
morire (e verrà, senza scampo)
quel giorno piangerò
pensando che potevo
morire cosí nell’ebbrezza
di una passione ardente.
Ma per pietà d’amore
non l’ho voluto mai.
Per pietà del tuo povero amore
ho scelto, anima mia,
la via del piú lungo dolore.

Cesare Pavese

da “Prima di «Lavorare stanca» 1923 – 1930”, in “Cesare Pavese, Le poesie”, Einaudi, 
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