VOICI LE TEMPS DES ASSASSINS

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini

VOICI LE TEMPS DES ASSASSINS
Ormai siamo alla farsa: e auguriamoci di non essere addirittura alla “comica finale”. I segni quanto meno della fine di un’epoca sono alla porta, evidentissimi. Qui da noi ci balocchiamo con l’ira funesta di Giorgia Meloni che si presenta ai giornalisti avvolta in un manteau argenteo quasi catafratto, che ricorda da vicino una maglia di ferro medievale, e dà battaglia all’establishment europeo popolar-liberal-socialista accusato di volerla escludere: e lo fa nel nome della dignità italiana e della sua vittoria alle elezioni italiane, che non ha corrisposto però a pari successo in sede europea. Alla fine, tanto lei quanto i suoi critici giungono con voci e argomenti diversi alle stesse conclusioni: l’Europa non c’è, quell’Unione Europea che conosciamo con tale etichetta è priva di qualunque dimensione istituzionale comunitaria, occorrerà in futuro – se davvero la vogliamo, l’Unione – organizzare in qualche modo partiti dotati di autentica struttura europea, non proiezioni dei partiti “nazionali”. Ma siamo ancora lontani da tutto ciò.
Intanto, avanza il funebre Totentanz dei progressi nel mondo della guerra voluta dall’Occidente a testa americana e dal suo braccio armato, la NATO. Fa progressi anche il BRICS: ma su ciò i nostri media si ostinano a tenerci all’oscuro. Sta di fatto che ormai, nel silenzio assordante dei nostri mezzi d’informazione, Israele ha attaccato il Libano aprendo un terzo fronte bellico, quello orientale, ai fronti settentrionale (Russia-Ucraina) e meridionale (Israele-Palestina) che già c’erano, e ai quali vanno aggiunti i troppi focolai attivi in Asia, in Africa e in America latina.
Ostinato silenzio su tutto ciò. I nostri media preferiscono prendersela con l’eurodeputata Salis (che, se sul serio colpisse le concentrazioni megapatrimoniali edilizie private a vantaggio di chi non ha casa, avrebbe diritto a tutta la nostra ammirata simpatia), oppure risollevare il già sfruttato tormentone d’una sleale, maldestra inchiesta giornalistica sui ragazzacci neofascisti dei “Fratelli d’Italia”. Lo “scandalo” era già affiorato mesi fa, quando Giorgia Meloni era sull’orlo di diventare capo del governo; torna invecchiato ma riverniciato puntualmente a nuovo ora che essa vuole dare in qualche modo la scalata ai vertici europei: e se non altro esprime una valutazione giustamente negativissima nei confronti della bellicosa bazookista signora Kallas. Da parte nostra, suggeriamo all’eurodeputata Salis e ai ragazzinacci neofascisti meloniani di accordarsi una buona volta: per esempio meditando su un luminoso assioma, il più prezioso tra i non sempre irreprensibili “Diciotto Punti di Verona” del neorisorto Partito Fascista Repubblicano tenutosi appunto in Castelvecchio nel settembre del 1943 e proposti come preambolo a una Costituzione repubblicana che non fu mai scritta: “Quello alla casa non è un diritto di proprietàbensì un diritto alla proprietà”. Limpido, ineccepibile, inequivocabile.
Last, but non least, o destrorsi che esultate per l’affermazione del Front National in Francia e sinistrorsi che giubilate per il successo dei laburisti nel Regno Unito (ma, ohimè, successo dei nipotini del turpe Tony Blair, l’uomo delle menzogne che condussero all’aggressione angloamericana all’Iraq nel 2003; magari fosse riaffiorato tra le brume del Tamigi il grande Corbin!), attenti a valutare correttamente quel duplice esito che vi sembra contrastante. Non è che l’Inghilterra vada “a sinistra” e la Francia “a destra”. Quel voto polarizzato esprime una confusa ma concorde necessità di cambiamento di rotta: è un voto antisistema. Un altro segnale di condanna di usurati modi di far politica che debbono cambiare.
Ma torniamo invece alle notizie che il nostro efficiente Ministero della Disinformazione con generosità ci ammannisce: “Repubblica Iraniana. Flop delle elezioni presidenziali: affluenza ferma al 40%”. Vale a dire più o meno ai livelli della nostra Italia e ben al di sopra di quelli registrati nei felici USA. D’altronde, nulla sfugge all’efficientissimo Servizio Denigrazioni della Repubblica Italiana. Se il risultato è il 40%, in Iran è un flop (e chissenefrega se da noi viene celebrato con orchestra e coro); se fosse stato poniamo all’85%, allora secondo voi avrebbe costituito una prova di edizioni truccate, “alla bulgara”, una prova in più del fatto che il governo iraniano è una feroce dittatura.
Last but non least. Neofascismo di alcuni ragazzi. Chi ne ha la colpa? I ragazzi stessi? Arduo il sostenerlo. Le famiglie, certi ambienti di amici eccetera? Forse. Ma allora, come combatterlo efficacemente? Con la repressione disciplinare e la condanna morale? Attenzione: in democrazia è lecito ostacolare il libero esercizio di talune idee senza cadere nella persecuzione del “delitto d’opinione”, cioè in qualche cosa di davvero irreparabilmente antidemocratico. E i divieti costituzionali (la celebre XXIII disposizione, per esempio) sono davvero compatibili con lo spirito della Costituzione?
Ma c’è di più, cari censori antifascisti. Voi spadroneggiate in ogni modo da ottant’anni e avete fatto di tutto per presentare il fascismo come il “Male assoluto” prendendo addirittura in prestito categorie appartenenti alla metafisica e alla metastoria (l’Assoluto, appunto). Tornate a posare i piedi su questa terra, fate uno sforzo per storicizzare concretamente il problema; e magari, se ne siete capaci, fatevi anche un po’ di esame di coscienza. In otto lunghi decenni avete avuto a disposizione tutti i mezzi e tutti gli strumenti di pressione, di minaccia, di ricatto, di menzogna e di persuasione possibili: governo, parlamento, uffici pubblici, partiti, sindacati, accademie, facoltà e istituti universitari, scuola, cinema, radio, televisione, case editrici, giornali, logge massoniche, case del popolo, clubs intellettuali, centri sociali e perfino molte parrocchie. E dopo anni d’intenso, capillare lavoro di semina dell’antifascismo vi trovate ancora a combattere con quattro gatti che fino a poco tempo fa avevano a disposizione (se e quando ce li avevano) poca cultura, pochissimi mezzi, pochissimi soldi e nessuno che prendesse le loro difese. E non siete ancora riusciti a far valere le vostre ragioni? Allora, carissimi, vi meritate di venir fulminati dalla famosa sentenza del “fascista” Ezra Pound: o non valgono niente le vostre idee, o non valete niente voi.
E allora diciamolo francamente. Paragoniamo il neofascismo a una malattia: in fondo, molti danno l’impressione di credere sia tale. Trattiamolo come una tossicodipendenza. Personalmente io, che non fumo nemmeno una sigaretta, sono favorevole alla liberalizzazione moderata e controllata delle droghe leggere; non è vero che provochino l’incremento “a macchia d’olio” della dipendenza; costituiscono, in cambio, un duro attacco al “Cartello di Medellin”. È d’altronde evidente che molti ragazzi considerano i simboli e i gesti fascisti come qualcosa di “proibito” ch’è bello usare al fine di provocare scandalo: si pensi a certe pratiche collaterali al tifo calcistico.
Non obbligate i “nostalgici”, vecchi o giovani che siano, a restare nelle catacombe o a sbottare in celebrazioni violente dei loro riti. La storia insegna che le “catacombe” sono vivai di nuovi “martiri”. Fateli venire allo scoperto e – dal momento che gesti o riti neofascisti sono “simboli”, vale a dire qualcosa di significante –, sfidateli a esporre pacatamente e liberamente il senso, cioè il significato ch’essi attribuiscono loro. Che cosa rimpiangono, che cosa difendono, nella sostanza, dell’esperienza fascista? La violenza squadristica? Il culto della virilità? La legislazione antisemita? Il militarismo? Le esibizioni ginniche? L’organizzazione gerarchica? L’idea della rappresentatività corporativa? Il “posto-al-sole”? I cannoni al posto del burro? I “treni-che-arrivavano-in orario”? O magari uno stato sociale più efficiente, la riforma scolastica Gentile, le colonie estive, la “Carta del Lavoro”. Il semplice invito al confronto avrebbe per molti di loro l’effetto disincantante della scoperta della miserabile inconsistenza delle loro fantasie. E il babau neofascista si dissolverebbe come neve al sole.
A meno che, cari antifascisti militanti, il babau vi faccia comodo come schermo alla vostra stessa inconsistenza o che voialtri non siate a vostra volta ignoranti e ciecamente violenti come loro, che il vostro “antifascismo immaginario” non sia in realtà che un fascismo speculare all’altro. A meno che, cioè, non siate costretti a rendervi conto che veramente aveva ragione Ennio Flaiano a sostenere che esistono due tipi di fascismo, cioè il fascismo e l’antifascismo. E piantatela di nascondervi dietro al Fascismo eterno di Umberto Eco, che la stragrande maggioranza di voi non ha nemmeno mai letto.
A titolo di cartina di tornasole, di “contributo al disincanto”, meditate su quanto v’insegna proprio qui sotto un mâitre-à-penser come Marco Tarchi. FC

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