Fonte: La verità
Intervista a Vincenzo Visco di Luca Telese, La Verità 8 aprile 2019
Professor Visco, vedo con piacere che il vecchio leone torna in campo!
«Sono contento: ma chi sarebbe il vecchio leone?».
Lei!
«lo? È sicuro di sentirsi bene? Io non torno da nessuna parte. Faccio il mio lavoro di questi anni: leggo libri, studio e insegno».
Molti quotidiani scrivono che la sua è la candidatura che ricomporrà simbolicamente la frattura a sinistra!
(Risata sonora). «Guardi che se lo scrive pure lei la querelo».
Quindi non è vero?
«Ma nemmeno per sogno!».
So che per spirito di servizio uno come lei non si può tirare indietro. Risolverebbe il problema tra Articolo Uno e il Pd.
«Primo. Per spirito di servizio io penso che a un certo punto ci si debba fare da parte, non sgomitare per un posto in tarda età».
Secondo?
«A me hanno insegnato che chi ha esperienza deve fare largo ai giovani».
C’è anche un terzo punto?
«Qui non è un problema di persone, ma purtroppo c’è un nodo politico irrisolto a sinistra».
Lei è appena tornato dal congresso di Articolo Uno a Bologna.
«Esatto. E Roberto Speranza nella sua relazione ci ha spiegato che il rischio è questo: siccome noi abbiamo scelto di non fare una ennesima lista a sinistra, e siccome il Pd non vuole fare un accordo politico a sinistra, temo che saremo costretti a una sorta di dolorosa desistenza».
Ma perché non riuscite a fare l’accordo con il Pd?
(Altra risata, nuvola di sigaro, sguardo sornione). «E lei lo chiede a me? Temo che Zingaretti non trovi il coraggio di fare una alleanza con noi».
Addirittura! Dopo aver vinto con il 70%. E come mai?
«E anche questo lo chiede a me? È inspiegabile quello che ha fatto con il ragazzo, coso».
Chi è il ragazzo?
«Calenda!».
Un signore di mezza età!
«Lo sa che era un compagno di scuola di mio figlio? Ho un sentimento di affettuosa simpatia e tenerezza per lui».
Si vede…
«No, davvero. Lo vedo sempre come un ragazzo. Ma ha preso metà del simbolo del Pd!».
Però non apprezza le sue posizioni politiche.
(Pausa). «No. Ricette molto vecchie: moderatismo, liberismo, immotivata eurofilia…».
Perché Zingaretti fa l’accordo con Calenda e non con voi?
(Sospiro). «Temo che lui si illuda di usare il sorriso di Calenda per esorcizzare il fantasma Renzi. Teme perdite dal lato destro».
E a sinistra no?
«Data la nostra scelta virtuosa, si vuoi prendere i voti nostri gratis».
E non è un buon calcolo?
«Potrebbe sembrare. Nel voto delle primarie, c’è tanta gente nostra che è andato a votarlo sperando che cambiasse le cose».
E non lo ha fatto?
(Sorriso sibillino). «Direi proprio di no».
Però lei pensa che i i vostri voti li prenderà? Almeno il suo?
«Quando vedrò i candidati deciderò. Noto che nei sondaggi di Pagnoncelli il Pd ha perso due punti rispetto a quelli che aveva guadagnato, e il M5s ne ha recuperati due. Il popolo della sinistra fa credito, ma non gratis. Molte persone immaginavano più coraggio, più capacità di andare nella direzione in cui a sinistra accadono cose nuove: l’America, Corbyn, la sinistra portoghese… invece, soprattutto sul piano economico, vedo poca innovazione».
Perché lei è stato critico con i governi di centrosinistra?
«lo ho iniziato a dissentire fin dal governo Letta, si figuri con Renzi».
Niente candidatura?
«Ma scherza? Il mio massimo impegno dinamico oggi è il pilates. Converrà sul fatto che correre o fare palestra è banale».
Fu il superministro delle finanze ai tempi dell’Ulivo, oggi è un grande saggio fuori dal Pd, lavora nella sua associazione di studi economici, Nens. E scherza persino su quel nomignolo che lo inseguì per anni, «Dracula». Come vede lo scenario economico di questa crisi?
«La situazione è pessima, gravissima. Non solo stiamo a crescita negativa. Debito pubblico e disavanzo crescono. Lo spread è 100 punti base sopra i livelli del 4 marzo 2018. Siamo in un cul de sac. Non possiamo espandere, perché altrimenti aumenterebbe lo spread. Ma visto che non cresciamo, aumenta lo spread».
E la manovra?
«Quota 100 dal punto di vista del gettito è solo a perdere. Il reddito produrrà qualche frazione decimale. Mi pare che non ci siamo».
Come vede la Lega?
«Evoca valori reazionari».
E la mini flat tax?
«Ha già prodotto effetti disastrosi. Io penso che farà perdere gettito, non guadagnarlo».
La manovra correttiva si farà?
«Temo che non la vogliano fare».
Teme?
«Si, perché per come sono gli accordi, se non la fanno lo spread arriva a 500 e arriva la Trojka. La situazione è brutta. Il sistema fiscale è una cosa complicata e ha una sua feroce razionalità».
Ha visto che Garavaglia vuole rimodulare gli 80 euro?
«Devono ridurre, o eliminarli. lo ero contrario agli 80 euro e a tutta la politica dei bonus dell’età Renzi: non producono sviluppo. Finiti gli sgravi del Jobs act, per esempio, sono finte le assunzioni».
Lei era contrario al Jobs act?
«Sì. Articolo 18 a parte, ha indebolito i lavoratori e i sindacati. Ha aumentato le forme di precarietà mentre diceva di volerle ridurre».
La sento feroce con Renzi quasi quanto con Salvini.
«Lei non sa quanta sofferenza mi sia costato uscire dal Pd. Ma il renziamo è stato l’approdo letale di un lungo processo di errori».
E il governo cadrà?
«Non è detto. Non cadono finché non perdono consenso o finché non arriva una crisi finanziaria. Nel 1995 e nel 2011 è questo che ha messo in ginocchio Berlusconi, non la politica».
E cosa si poteva fare?
«Investimenti ad alto moltiplicatore. Investimenti pubblici. Se invece dai bonus a destra e a manca ti ritrovi così. Ero in disaccordo pure sul chiedere la flessibilità come fece Renzi. È stato folle accodarsi al massacro dei greci invece che difenderli. È stato un grave errore di Letta accettare il bail in retroattivo sulle banche. Capisco che… (pausa). C’erano pressioni, si è parlato addirittura di ricatto. Tuttavia bisognava dire no a Wolfgang Schauble».
Un Visco quasi sovranista.
«Si figuri. Però bisognava cambiare, mettere fine all’autolesionismo, al rigore. L’Europa ha tenuto una linea politica assurda perseguita dalla Germania per mantenere la propria egemonia. Questo cerchio deve essere infranto».
La sento molto più radicale di dieci anni fa.
«Dice? Magari. Sono solo un vecchio keynesiano che dice cose di buonsenso. Vent’anni fa il pericolo era l’inflazione. Ora siamo in deflazione! Le ho sempre dette queste cose, solo che non abbiamo ragionato».
Ma cosa fa?
«Mi occupo delle mie cose, studio, leggo almeno tre libri a settimana»
È pessimista?
«Il Paese è messo male. Moralmente, culturalmente. Parlo sia della sinistra che della destra».
E Renzi?
«Nel Pd come le dicevo non si è ancora voltata pagina. Ma Il renzismo è stato battuto dalla storia. Le sue posizioni liberiste sono in crisi dovunque. L’unico effetto è che la nostra gente è passata ai sovranisti! È stato un suicidio politico».
La sinistra ha un futuro?
«La sinistra esiste in natura. Prima o poi torna in campo. Nel Partito democratico americano oggi ci sono parlamentari molto popolari che si dicono “socialisti”. Un tempo solo alla parola avrebbero chiamato l’Fbi. Le grandi banche sono quelle che ci hanno regalato la crisi del 2007-2008. Ed è sembrato che il Pd le difendesse, capisce che follia?»
Sembra di sentire Bernie Sanders, o Antonio Maria Rinaldi.
«Sono rimasto dove stavo. Sono un moderato convinto che le imprese producano ricchezza. Ma so che questo capitalismo di mercato se lo lasci a sé stesso produce disastri».
Confessi, quanto la faceva soffrire il nomignolo «Dracula»?
«Detto da destra, nulla. Da sinistra, ho trovato incredibile che Renzi mi attaccasse rubando le battute di seconda mano da Tremonti!».
Perché ere rubata o perché non le piaceva?
«Perché nessuno disse una parola per difendermi nel Pd».
E allora rispondiamo, da veri vampiri.
«Il bello è che io sono l’unico che le tasse le ha ridotte. Però le facevo pagare e gli evasori si incazzavano».
Diamo un numero.
«Tra il 1996 e il 2000 ho ridotto di 4,5 di Pil a parità di pressione fiscale! Era emerso tanto di quel gettito che c’erano soldi per farlo. Facevo pagare le tasse a chi non le pagava. Se sono stato vampiro sono il primo che invece di succhiare sangue ha fatto trasfusioni ai conti dello Stato».