Fonte: Politicaprima
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Questa è la norma per il conferimento degli incarichi dirigenziali negli enti locali; la legge risale ai tempi del governo dell’Ulivo e purtroppo nella sua ambiguità di fatto consente la nomina di dirigenti scelti dal Sindaco in base a criteri sostanzialmente ‘politici’. E’ una delle cause principali del degrado della qualità degli atti e dei servizi dei comuni, delle province e delle regioni….
D.Lgs 267/2000 – art. 109. Conferimento di funzioni dirigenziali
1. Gli incarichi dirigenziali sono conferiti a tempo determinato, ai sensi dell’articolo 50, comma 10, con provvedimento motivato e con le modalità fissate dal regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, secondo criteri di competenza professionale, in relazione agli obiettivi indicati nel programma amministrativo del sindaco o del presidente della provincia e sono revocati in caso di inosservanza delle direttive del sindaco o del presidente della provincia, della giunta o dell’assessore di riferimento, o in caso di mancato raggiungimento al termine di ciascun anno finanziario degli obiettivi assegnati nel piano esecutivo di gestione previsto dall’articolo 169 o per responsabilità particolarmente grave o reiterata e negli altri casi disciplinati dai contratti collettivi di lavoro. L’attribuzione degli incarichi può prescindere dalla precedente assegnazione di funzioni di direzione a seguito di concorsi.
VIRGINIA RAGGI, BEPPE GRILLO E LE BUFALE…
E che adesso si ritrova, nientemeno, indagata per abuso d’ufficio e falso. Terribile Virginia.
Ma di fronte al “capo”, s’inchina. È “furibondo Grillo”, afferma l’autore, e “quando è furibondo persino la voce gli diventa più sottile, tipo lama, e l’inflessione genovese s’accentua”. “La Raggi riesce a dire solo: «Ciao…». “Poi attacca lui. Carico a pallettoni. Stravolto — racconta la fonte — . Lui e Davide Casaleggio erano infatti preparati a sopportare, e supportare, un solo capo d’accusa per la loro sindaca: l’abuso d’ufficio. Ma qui, adesso, c’è anche l’accusa di falso. Ci sono i WhatsApp in cui, nell’ottobre scorso, il capo del personale in Campidoglio Raffaele Marra (ora in carcere) incita suo fratello Renato, vicecapo della polizia municipale: «Si è liberato il posto di responsabile del Turismo, fai la domanda». C’è, perciò, il fortissimo sospetto che la versione fornita dalla Raggi alla responsabile dell’Anticorruzione capitolina sia una enorme bugia: «Sono stata io a scegliere Renato Marra, ho fatto tutto io». La telefonata di Grillo si chiude con un urlaccio gotico: «Mi hai ingannatooooo!»”. In sintesi, l’articolo, di cui ho riportato alcuni brani.
Ho avuto la sensazione, dico sul serio, fosse arrivata la parola fine al rapporto tra Virginia Raggi e Beppe Grillo. Insomma, l’esperienza storica di una giovane del M5S a sindaco di Roma mi era sembrata pressoché conclusa. A prescindere dall’entità e veridicità delle accuse sulle quali dovrebbe fare luce la magistratura.
Per qualche ora tutto è rimasto fermo. Ma in mattinata arriva la smentita. Ufficiale e inequivocabile. Beppe Grillo lancia dal suo blog una pesante nota contro il quotidiano: “I giornalisti del Corriere della Sera sono molto male informati o volutamente disinformati. La ricostruzione della telefonata pubblicata oggi è totalmente falsa, nonché ridicola. Altro che post verità, siamo arrivati alla fantanotizia, alla fake news come sistema. Mi dispiace per i lettori di questo giornale, che continuano a spendere soldi per ricevere notizie finte e inventate. Valuterò con i miei avvocati l’ipotesi di una querela e pretendo un’immediata rettifica via web”.
Il “giornalista” si chiama Fabrizio Roncone e della rettifica, al momento, non se ne ha notizia.
Nel merito della questione che sta stritolando la sindaca Raggi non credo ci siano troppi dubbi. Si tratta di un’occasione ghiotta per tentare di fermare l’alieno che minaccia l’equilibrio del sistema. Una delle tante messe in campo dal 2013 quando quel folle scriteriato di Beppe Grillo riuscì a trascinare il Movimento 5 Stelle a primo partito del Paese. Inconcepibile.
Virginia Raggi la conosco come tanti altri che seguono le vicende della politica. Ha preso sulle sue fragili spalle un peso enorme incespicando più volte. Credo, e spero di non pentirmene, sempre in buona fede. È stata immediatamente messa sotto potenti riflettori e lenti d’ingrandimento ricevendo attacchi incessanti e vergognosi. A cominciare dal momento del sua presentazione in Consiglio Comunale dove si permise di portare il suo figlioletto. L’Unità, quella volta, superò ogni limite alla decenza.
Insomma, Raggi, sempre Raggi, la madre di tutte le nefandezze. Ma la questione che mi preme sottolineare è il senso della misura. Praticamente viene accusata di avere trasferito un dirigente da una direzione ad un’altra, prerogativa di esclusiva competenza di ogni sindaco. Ma siccome tale dirigente è fratello di quello a capo del personale, in seguito arrestato per fatti lontanissimi dall’attuale amministrazione, la cosa non poteva passare inosservata. E quindi l’accusa di abuso d’ufficio per aver scelto il dirigente senza una adeguata comparazione di curricula di altre persone. E di falso perché si sarebbe addossata la responsabilità di aver agito in assoluta autonomia. Cioè ha dichiarato di avere compiuto un’attività amministrativa di sua esclusiva competenza. Una tale banalità altrove non avrebbe trovato spazio nemmeno sui giornalini aziendali.
I servizi televisivi e i fiumi d’inchiostro sulle maggiori testate giornalistiche, invece, non si possono contare. Il capo dell’Autorità nazionale anticorruzione, interpellato dalla stessa sindaca, ha espresso un parere negativo che ha spinto la Raggi a revocare il provvedimento. Adesso la magistratura romana, che notoriamente non ha altri fatti più gravi di cui occuparsi, indaga!
E gli analisti cercano ancora di spiegarci come mai i grillini invece di sparire continuano a rafforzarsi.