Fonte: Politicaprima
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di Giangiuseppe Gattuso – 22 giugno 2016-
Alcamo, 46.000 abitanti in provincia di Trapani: 74,88%; Favara, 35.000 residenti: 71,74% e Porto Empedocle, 18.000 abitanti: 71,31%, ambedue nell’agrigentino.
Cifre enormi che segnano un successo incontrovertibile sugellato dai dati di Torino e Roma e degli altri comuni, in totale 19 su 20, vinti dal Movimento 5 Stelle. Ovunque un unico simbolo e un’unica lista a sostegno del candidato sindaco al contrario di tutti gli altri. Che, tra civiche e partiti più o meno alla luce del sole, presentano un numero spropositato di liste e candidati solo al fine di “raccogliere” , ma forse “adescare” è il termine più corrispondente, consensi per il candidato a primo cittadino. Una visione e un’impostazione completamente diversa di concepire la Politica e il rapporto cittadino/elettore ed eletti.
Domenica 19 Giugno scorso si è forse consumata, dopo le politiche del 2013, la fase più significativa del M5S e del Partito Democratico. Un solco profondo tra il prima e il dopo in un momento nel quale il Centro Destra accusa una condizione di estrema difficoltà interna dovuta alla leadership che non c’è. E un centro sinistra rappresentato dal PD il cui leader stenta a continuare la spinta propulsiva dei primi tempi e mostra evidenti segni di stanchezza.
Un voto che però fa riemergere la voglia di “Politica”. E, finalmente, una vittoria indiscutibile dell’arte nobile sull’antipolitica. Non un voto, tacciato con superficialità, di “protesta” o soltanto “contro”, ma una scelta spesso consapevole per cambiare verso. Per restituire ai cittadini la sovranità che si sono fatti derubare negli ultimi decenni. Un voto, semmai, contro il sistema partitocratico rappresentato dall’attuale maggioranza di governo e incarnato dal “giovane” fiorentino. Il quale, nonostante la buona volontà iniziale non ha saputo creare un collegamento vero con le esigenze di una società complessa e sempre più in difficoltà.
Forzando, inoltre, il sistema democratico con un’ipotesi di riforma della Costituzione che spacca in due il Paese. Il contrario esatto di ciò che richiede una modifica così importante della “Carta di tutti” sulla quale lavorarono con tanta competenza e impegno i padri costituenti.
E, credo sia utile ricordarlo, portato avanti, anche a colpi di fiducia, da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale. Non stiamo, quindi, mettendo in dubbio la legittimità istituzionale delle due Camere a legiferare. Ma stiamo parlando della mancanza di legittimazione e di rappresentanza popolare oltre che di opportunità “Politica” nel mettere mano così pesantemente alla Costituzione.
Andiamo avanti.
La battaglia per i sindaci è stata aspra, spesso oltre immaginazione, attingendo ad ogni genere di nefandezza. I candidati stellati indicati a turno come impreparati, teleguidati, e a giorni alterni di destra, leghisti, vicini a CasaPound, razzisti, anti immigrati, anti europei e via dicendo. Un catalogo ormai standardizzato.
Dopo i risultati di domenica però qualcosa è cambiato. Opinionisti di solito sempre schizzinosi e abituati a trattare il M5S con aria di sufficienza hanno dato letture diverse, avventurandosi in analisi approfondite e a volte anche fantasiose. Come per esempio quelle sui flussi e la natura trasversale del Movimento nel quale ci sono elettori di destra, di centro e di sinistra. E questo basta, a seconda dei punti di vista, per esprimere giudizi e accuse, spesso partendo da un vero e proprio “pregiudizio”, circa la vera natura che animerebbe i “grillini”. Quando, invece, un alunno di scuola media sarebbe in grado di capire la natura di una forza politica come il M5S. Che partendo da zero e arrivando nel giro di poco tempo al 30%, con punte di oltre 70% in alcuni casi di ballottaggio, non può che raccogliere elettori di altri partiti, tranne che per qualche astensionista cronico deciso a cambiare o nel caso dei diciottenni per la prima volta alle urne. Nella sbagliata convinzione di parecchi tromboni della politica e di tanti “giornalisti” che fanno opinione, buoni per tutte le stagioni, che i voti sono dei partiti e non, invece, com’è giusto che sia, soltanto dei cittadini.
E questa volta anche il Presidente del Consiglio e Segretario Nazionale del PD si è espresso diversamente: “il voto al M5S non può essere considerato di protesta ma come una forte richiesta di cambiamento a cui bisogna porre attenzione”. La percezione del “fenomeno”, insomma, sta mano mano cambiando e lo si avverte nel sentire anche tanti altri esponenti politici di aree diverse.
Per concludere, il M5S è ormai una presenza importante del panorama politico del nostro Paese. Una realtà sui generis che attrae e coinvolge larga parte del mondo giovanile, con una classe dirigente anch’essa molto giovane capace di fare da sola e di affermarsi senza nemmeno più la presenza e le asprezze provocatorie del fondatore. Bisogna prenderne atto, convincendosi che ciò che conta è sempre e comunque la volontà popolare. Anche quando sembra sbagliare.
Le scadenze però incombono.
Domani 23 giugno 2016 i cittadini della Gran Bretagna decideranno sulla permanenza in Europa e le conseguenze riguarderanno anche tutti noi. Dopodiché ci aspetta la madre di tutte le battaglie rappresentata dal referendum di ottobre. Così è stato voluto e difficilmente si avrà la forza e la volontà di cambiarne il significato. Speriamo bene.
Giangiuseppe Gattuso
22 Giugno 2016