Vi fidate di Renzi? E soprattutto vi fidate dei giornali?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Vi fidate di Renzi? E soprattutto vi fidate dei giornali?
“L’Italia è chiamata al compito storico di non disperdere le risorse del Recovery”. Lo scrive su ‘Repubblica’ di oggi Stefano Folli in un articolo intitolato “Renzi e il fascino del palcoscenico”. Titolo curioso, perché nel pezzo non si accenna nemmeno una volta (così mi pare) alla ambizione ‘presenzialista’ del toscano. Eppure è sempre di oggi una dichiarazione di quest’ultimo secondo cui, al prossimo incontro con Conte, Renzi esigerebbe lo streaming, magari su Netflix. Chissà, forse quel titolo era calibrato su questa frase renziana e non sul contenuto del pezzo di Folli. Secondo un criterio di totale autonomia delle titolazioni, anzi di intercambiabilità assoluta con altri articoli presenti sullo stesso caotico giornale sabauda.
Ma torniamo alla citazione di Folli che ho messo in testa al post. Vi chiedo: ma di un giornale che mischia le titolazioni, e che nel titolo accenna a una cosa (tutta colpa di Renzi che sgomita per comparire in scena) e nel pezzo ne afferma concettualmente un’altra (tutta colpa del governo che non sa spendere i soldi del Recovery), voi vi fidate ancora? Ossia, lo leggete con la sicurezza che non ve la incarti, e che non stia lì a mischiarvi le carte in tavola? No, perché dire che non si devono disperdere le risorse europee, per di più dalle colonne del giornale della Fiat, può anche (soprattutto) voler dire: distribuite con le dovute accortezze quei 209 miliardi di euro, non li sprecate in sciocchezze pubbliche, ma rifondete le povere imprese globali che si trovano in difficoltà col Covid, aiutate i loro investimenti privati internazionali con denaro a babbo morto, tanto poi le tasse verranno pagate altrove e chi s’è visto s’è visto. Non disperdete risorse, insomma, date le mance a chi dovete darle e l’economia ripartirà. Perché questo è.
Ritorno a bomba su Renzi. Ma ve lo immaginate in streaming? Io se fossi Conte direi subito di sì, ok, ma a una condizione, quella di parlare in inglese sottotitolato in italiano. Per il Presidente del Consiglio non sarebbe un problema. Per ciò che riguarda il toscano sarebbe un profluvio di “siock”, di “beacauzzz”, di “shissh”, tale da gettare nello scompiglio la politica italiana, la lingua inglese e soprattutto i sottotitolatori. Mestiere difficile tradurre Renzi in italiano. E pensare che, a detta dei giornali, l’uomo che infonde serenità aspirerebbe addirittura alla NATO. La controindicazione? Alla prima riunione in inglese (ma anche in italiano) scatenerebbe una guerra nuclare in streaming sul teatro europeo. Sempre su Netflix, ovvio. La politica, con lui, non c’entra nulla, è solo messinscena, set, narcisismo da attore, anzi solo un diversivo mentre guarda ipnotizzato il suo tesssoro europeo. Quello sì!
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