Vergogna PD

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Nadia Urbinati
Fonte: Libertà e giustizia
Url fonte: http://www.libertaegiustizia.it/

di Nadia Urbinati 13 febbraio 2015

Come possono i parlamentari democratici non essere consapevoli dell’uso dispotico che stanno facendo delle regole parlamentari, del dibattito sulla riforma di un bene di tutti come la Costituzione e infine del Parlamento? Provocare un Aventino ricorda un passato che pensavamo appartenesse alla memoria critica dei democratici. Quel che sta accadendo e’ una vergogna sic et simpliciter. Se solo il partito di Berlusconi avesse osato tanto ci sarebbe stata una rivolta. E invece siamo qui ad assistere a un balletto ingiustificabile di discussioni su se, come, cosa dire e fare. Il paradosso di questa maggioranza democratica e’ di imporre un ordine nondemocratico con l’esito di essere essa stessa un comitato al servizio di un capo.

Messaggio dei cittadini al Presidente della Repubblica e a tutti i responsabili delle riforme istituzionali

Per favore dateci due anni di tempo prima di cambiare il nostro patto

12 febbraio 2015
Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo, Gustavo Zagrebelsky, Gianni Ferrara, Gaetano Azzariti, Umberto Romagnoli, Paolo Caretti, Alfonso di Giovine, Francesco di Matteo, Massimo Villone, Luciano Gallino, Lanfranco Turci, Angela Mancuso, Giovanni Bianco, Enrico Peyretti, padre Alberto Simoni

Sono cambiate le priorità del nostro Paese. In una democrazia rappresentativa quando cambiano le priorità e le cose più urgenti da fare, o i governanti se ne accorgono e cambiano, o si cambiano i governanti. Oggi le priorità sono le seguenti:

1) Salvare la Grecia e salvare l’Europa. Se la Grecia viene abbandonata, come i barconi degli immigranti nel mare Mediterraneo, l’Europa del sogno comunitario è finita; solo l’euro, il vincitore, potrebbe sopravviverle in alcuni Paesi.

2) Scongiurare la guerra in Europa impedendo la ricostituzione della cortina di ferro più a est, tra l’Ucraina e la Russia; tornare allo spirito degli accordi di Helsinki del 1975, che sulla rinunzia a modificare con la forza i confini hanno assicurato la pace in Europa, almeno fino alla guerra contro la Iugoslavia e per il Kossovo.

3) Ripristinare l’operazione Mare Nostrum evitando all’Italia la ripetizione del reato di ecatombe e di strage.

4) Promuovere un’azione ai sensi del cap. 7 della Carta dell’ONU per debellare il DAESH (ISIS) al fine di ristabilire “la pace e la sicurezza internazionale”.

5) Avviare un piano straordinario di interventi pubblici per creare nuove opportunità di lavoro, a cominciare dai giovani. 6) Ripristinare la dignità e la serietà formativa della scuola, per cambiare il futuro.

L’arroganza, l’ignoranza del Potere e il bivacco di manipoli

Giovedì 12 febbraio nella notte, dopo l’aggressione di alcuni deputati del Pd ai deputati di Sel (era in corso la seduta-fiume sulle riforme costituzionali), è comparso alla Camera il premier Matteo Renzi. Ci si aspettava che intervenisse per rasserenare gli animi o per rispondere nel merito posto dalle critiche dell’opposizione, ma è rimasto silente tutto il tempo. A parole.
Ma con i comportamenti e i gesti ha comunicato tutto il tempo. Ha preso scherzosamente a microfonate il ministro Delrio, ha chiacchierato con la Boschi, ha guardato ostentatamente con sorrisi di scherno e con fare di sfida alcuni deputati dell’opposizione, ha continuato a darsi il cinque con il suo “cerchio magico”, da Carbone a Bonifazi, si è aggirato tra i banchi dei deputati diffondendo buffetti e battute. Fregandosene del dibattito in corso e non rispondendo agli inviti ad intervenire per chiarire gli aspetti controversi della riforma costituzionale ha fatto dell’altro.
Con un atteggiamento che a Napoli, chiamerebbero da guappo, a Roma da coatto e a Firenze da bullo. Un atteggiamento provocatorio. Un paio di volte si è fatto portare dagli uffici della presidenza il foglio con i tempi (pochi) rimasti a disposizione dell’opposizione per intervenire in aula, rimirandoli soddisfatto. Era interessato a sapere quando si chiuderà la riforma della Costituzione-trattata come un decreto-legge- non a confrontarsi con il Parlamento.
Renzi si è laureato con una tesi su Giorgio La Pira, uomo sobrio, misurato, dialogante, capace di stabilire ponti, sincero e leale. Non si capisce cosa abbia imparato Renzi, scrivendo quella tesi. Il premier ha dichiarato un paio di giorni fa: “Se vogliono lo scontro, lo avranno”. La Pira avrebbe detto al contrario: “Se vogliono il dialogo, lo avranno”.
Ma La Pira era un profeta e un uomo di dialogo. Renzi è un capo-tifoseria e un uomo di rottura.
Dino Baglioni sulla pagina fb di Gufi felici

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