Veltroni in pullman, Renzi in treno e “noi” andremo a piedi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 19 ottobre 2017

Divagazione notturna in cuccetta. Nel Politicodromo: l’infido Trenellum e i camelloporci su diavoli volanti.

Nel 2008 Veltroni studiò un format che doveva restituire plasticamente l’immagine speranzosa del progetto Pd, tutto volto a incontrare le generiche aspirazioni alla modernità e alla stabilizzazione delle nuove classi medie. Propositivo e senza nemici (non pronunciò mai il nome di Berlusconi) raggiunse tutti i capoluoghi di provincia sulle rassicuranti note di mi fido di te di Jovanotti. In linea con il nuovo stile fu una campagna incentrata esclusivamente sul leader candidato premier, con tutto il resto relegato a contorno. Ovunque si replicò una stessa regia: il leader che arriva col pullman, la musica che lo accompagna sul palco mentre fende la folla, dove è accolto e introdotto da alcuni giovani di bell’aspetto e buona cultura impegnati negli studi, liceali e universitari, che poi rimangono al suo fianco fino al termine. Come sappiamo ebbe un certo successo, sebbene non nelle province, dove passò sulla superficie come l’olio nonostante la curiosità sollevata, ma nelle grandi città.

A proporre il mito dromologico itinerante, italico e provinciale, che accompagnò le escursioni uliviste di Prodi e la corsa veltroniana alla premiership, è adesso il turno di Renzi. Ancora il leader solitario e la provincia ‘profonda’, ma questa volta in treno e col rito dell’auscultazione. Già di per sè variazioni di qualche rilievo sul tema veltroniano. Il leader protervo, bellicoso e divisivo, laddove Veltroni inclinava a un furbo ecumenismo. Un ascolto come fiction ostile al ‘palazzo’ e ad uso di mera autoplebiscitazione. Un treno privato e costoso, di tipo ‘presidenziale’, non un ordinario pullman, men che meno un treno di linea o un convoglio di pendolari. Con tavoli dove riunirsi con una corte di dignitari come in un lussuoso gabinetto ferroviario. Un loft su binari. E in luogo dei giovani-adulti di belle speranze mobilitati da Veltroni, torme di ragazzini imberbi presentati come millennials, tratti alle famiglie ed alle scuole. Uno spettacolo a metà fra la pedofilia e lo scoutismo, vero e proprio ratto di minori. Una ostentazione falsa e di privilegio e c’è da chiedersi quali agenzie abbiano potuto concepire una messa in scena così balorda e controproducente. Decisamente peggiore del trolley esibito alla Leopolda, che almeno poteva simulare una normale escursione turistica o una trasferta Erasmus. Dopo il Rosatellum un’altra esibizione di imbecillità: il trenellum.

Pullman, camper, tricicoli, biciclette, aerei, mongolfiere, predellini di auto, sidecar, scooters, treni….Sembra che la politica non possa essere più mediata ‘andando verso il popolo’ se non con qualche escamotage trasportistico, pensando possa assumere forma concreta uscendo dai media televisivi e volendo offrire un’idea dinamica di contro alla staticità dei luoghi istituzionali. L’idea più originale, come mi è stato fatto notare da Marcella Mauthe, è stata la nave che Berlusconi usò nella campagna per le regionali 2000, quando la crociata contro il governo D’Alema prese la forma leggera e accattivante di una crociera. Con un radicale rovesciamento di prospettiva: non andare a trovare il popolo, ma piuttosto andarlo a prendere per portarlo in crociera su una nave milionaria. Un lusso per tutti reso disponibile dal munifico miliardario. Idea efficace, tanto è vero che quelle elezioni costarono a D’Alema un giro di chiglia. Ma una proposta ancor più bizzarra, stando a indiscrezioni di stampa, è quella che Prodi avrebbe proposto a Pisapia esortandolo ad andare in giro per l’Italia durante l’estate. A Pisapia che chiedeva se in pullman o in camper Prodi avrebbe detto: ‘prendi un Ape’, il celeberrimo furgoncino a tre ruote della Piaggio. Magari vestito da garzone o da gelataio. Col risultato di far restare attonito e ancor più confuso, e a casa sua, il ‘riluttante’ neo-leader milanese. .

Ora, per quanto ci riguarda, a noi di Mdp e altra compagnia, una cosa è certa. Se mai troveremo un assetto faremo la campagna elettorale a piedi. E non per snobismo podistico. Ma perchè saremo messi così male da non avere altro mezzo. In più non avendo alcun media amico, nè Tv, nè giornali, nè risorse per gigantografie ed altri eventi, andremo a piedi distribuendo volantini ciclostilati, parlando con megafoni e affiggendo dazebao scritti a mano. Sarà una campagna nostalgica e rivolta all’indietro. Nella quale tutti parleranno male di noi. Una campagna povera, nostrana, conservatrice e diabolizzata. Saremo, a forza, noi camelloporci, non frati, ma ‘diavoli volanti’. Praticamente degli ufo o degli zombie. Proprio per questo, in un mondo dove la differenziazione è tutto, con ottime probabilità di successo.

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