Utopie nella storia: l’utopia positivistica

per Nicholas Dematteis

Il positivismo: corrente filosofica della seconda metà dell’800 che ha come suo fulcro il pensiero al futuro, all’evoluzione, tecnologica e naturale, e al progresso, tutto per mano della reale e oramai affidabile scienza, nella quale si ha fiducia completa. Una fiducia così cieca che spinge scrittori e filosofi ad associarla all’utopia, che si può ottenere adesso solo grazie al progresso. Anche l’utopia ormai è cambiata, siamo in piena seconda rivoluzione industriale, è il secolo delle rivolte e della nascita delle nuove correnti, con l’influenza marxiana sopra tutti. Si parla quindi di un’utopia di tipo sociale, in cui non si effettuano più i soprusi sui lavoratori poiché le nuove macchine, grazie alla nuova elettricità, inizieranno a compiere i lavori in modo manuale e senza bisogno di sfruttare la classe operaria fino al midollo, in campagna le macchine e le nuove tecnologie faranno aumentare i raccolti nonostante il minor tempo impiegato nei campi, così da abbassarne i prezzi e rendere disponibili questi prodotti a tutti evitando anche spargimenti di sangue nei sempre più comuni scioperi.
Fra gli scrittori attivi durante il passaggio fra Otto e Novecento, Anatole France è colui che più riflette nelle sue opere la ricerca intorno al rapporto fra scienza e utopia. La formulazione più completa dell’incontro con la dimensione utopica di France è racchiusa nel romanzo ”Sur la pierre blanche”, pubblicato nel 1903, in cui l’utopismo affiora in due varianti: l’idealizzazione della cultura antica e la descrizione di una società immaginaria collocata nel futuro. Il rimpianto della cultura antica espresso da France in quest’opera ruota attorno a due motivi strettamente connessi fra loro. Il primo è dovuto al riconoscimento della filosofia antica come modello di una conoscenza e di un’azione umane basate sulla centralità della ragione. Il secondo motivo che sorregge la visione nostalgica che France sembra avere della cultura antica risiede nel suo presunto spirito di tolleranza, strettamente collegato alla vena scettica della più autentica ricerca filosofica. Le previsioni sul futuro trovano alimento dall’indagine scientifica della natura umana combinata con la conoscenza della storia. France crede in una certa dose di evoluzione “necessaria” riguardante l’umanità: Sul piano economico, la storia dei mezzi di produzione induce per esempio a pensare che il futuro metterà a disposizione dell’umanità una serie sempre più vasta di risorse, la conoscenza della storia delle religioni può far ipotizzare che anche il cristianesimo sia destinato a tramontare, per far posto a credenze più adeguate allo spirito del progresso , la graduale costruzione della pace universale, frutto della crescita delle comunicazioni e della solidarietà fra gli uomini “La pace universale si realizzerà un giorno, non perché gli uomini diverranno migliori (non è concesso sperarlo), ma perché un nuovo ordine di cose, una nuova scienza, nuove necessità economiche imporranno loro lo stato di pace, come altre volte le condizioni stesse della loro esistenza li ponevano e li mantenevano in uno stato di guerra”.

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