Le relazioni Argentina-URSS. Fra militarismo e terzomondismo.
A Pechino, nel luglio 1924, viene fondata la prima Lega Anti-imperialista, seguita da numerose omologhe, specie in America Latina, ove si distingue il generoso contributo del presidente della Repubblica del Messico, Calles, mosso da forti e audaci sentimenti anti-statunitensi.
Nel 1926 viene convocata una riunione delle varie leghe a Bruxelles, ove si tiene il 10 febbraio dell’anno successivo l’assemblea generale, con la benedizione dell’imperatore Leopoldo, in cambio della garanzia che non venga fatta alcuna menzione del Congo belga (luogo delle peggiori atrocità del colonialismo europeo). Vi partecipano centosettantaquattro delegati, che ricevono saluti dal Krestintern, l’Internazionale dei contadini, e due emissari del Komintern, che non prendono però parte ai lavori. La delegazione naturalmente più numerosa è quella proveniente dallo Stato fondatore, la Cina. Curioso che venga eletto presidente onorario Albert Einstein.
Punto caldo all’ordine del giorno pare essere stato il Nicaragua, occupato da poco allora dai marines statunitensi, che incontrano la strenua opposizione di Sandino. Il presidente messicano, come il nazionalista portoricano Vasconcellos, porta in primo piano l’imperialismo USA, chiarendo però anche di non definirsi comunista.
Poco dopo, l’attività della Lega viene oscurata, per un brevissimo ma intenso periodo, dalla nascita di una nuova associazione internazionale: gli Amici dell’Unione Sovietica (che poi viene riassorbita dalla Lega già l’anno seguente), a seguito anche della frattura fra comunisti e social-democratici. Artefice ne è Melnichansky, delegato dei sindacati sovietici.
Il 5 novembre 1927 Stalin concede un’intervista di sei ore alle delegazioni straniere. Il Congresso Mondiale degli Amici dell’Unione Sovietica vede la partecipazione di novecentoquarantasette delegati. Vengono programmati futuri congressi nelle capitali dei Paesi delle delegazioni più nutrite: Praga, Parigi, New York, Città del Messico, Buenos Aires. Tomsky e Bucharin (che saranno entrambi vittime delle purghe staliniane) annunciano una dura lotta mondiale per la conquista delle masse ai social-democratici.
All’assemblea della Lega Anti-imperialista, a Francoforte, dal 21 al 30 luglio 1929, il comunista tedesco Willi Munzenberg proclama che ogni attacco all’URSS rappresenta un attacco contro gli oppressi di tutto il mondo , con un implicito invito all’esclusione dei membri non-comunisti e alla fusione con gli Amici. In quel contesto una delegazione nicaraguense mostra una bandiera statunitense sottratta ai nemici in una vittoria sul campo .
Occorre ammettere che Marx ed Engels, nel loro Manifesto del Partito Comunista, simpatizzano con i movimenti di emancipazione nazionale (Stalin è commissario alle Nazioni, subito dopo la Rivoluzione e sulla tematica nazionalista produce diversi saggi). Essi danno inoltre per scontato che una rivoluzione socialista possa avvenire solo in un Paese industrializzato, senza interferenze esterne.
Marx sostiene a suo tempo il nazionalismo polacco ottocentesco (tendenzialmente legato a valori feudali ed cattolici), in quanto diretto contro i tre imperi, bastioni contro la realizzazione di quelle condizioni modernizzatrici, dalle quali, a suo dire, scaturisce la rivoluzione socialista. In linea con questo atteggiamento si trova, nella dottrina marxista espressa nel Manifesto, oltre a tale determinismo economico, il concetto di “pazienza rivoluzionaria”, come definito da Adam Ulam . Essa consiste nell’appoggiare un movimento in qualche modo rivoluzionario, anche se la sua ideologia è in contrasto con quella marxista, purché quel movimento sia in grado di sovvertire il sistema tradizionale di un determinato Paese. Anche nel periodo fra le due guerre le relazioni diplomatiche sovietiche sono improntate su una buona dose di spregiudicatezza e pragmatismo, com’è evidente per esempio dalle ottime relazioni intercorse con l’Ungheria contro-rivoluzionaria dell’ammiraglio Horthy (in chiave anti-romena). La Russia, nel 1917, ha cambiato governo ma ha salvato confini e interessi imperiali, e dopo il Patto Molotov-Ribbentrop, anche se con tutte le attenuanti del caso, si può dire che tutto ci si può aspettare da Mosca.
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