Università: verso la rottamazione

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Piero Boitani
Fonte: Eddyburg

di Piero Boitani – 3 agosto 2014

«L’Università è bloccata da più di un decennio e rimarrà bloccata perché i professori che vanno in pensione o muoiono non vengono sostituiti. Non si sa da chi gli studenti che non si possono permettere di studiare all’estero andranno a lezione dopo questa intelligente epurazione». La Repubblica, 31 luglio 2014 (m.p.r.)

Sarebbe bello, e io sarei felice davvero di lasciare il mio posto a un giovane. Ma è una balla, perché le migliaia di professori che lasceranno non verranno sostituiti se non in minima parte. L’Università è bloccata da più di un decennio e rimarrà bloccata perché i professori che vanno in pensione o muoiono non vengono sostituiti. Non si sa da chi gli studenti che non si possono permettere di studiare all’estero andranno a lezione dopo questa intelligente epurazione. Quanto ai professori vecchi e dementi, lasceranno l’Università senza rimpianti: non hanno avuto molto da essa negli ultimi quarant’anni.

Peggiori e migliori hanno usufruito delle stesse miserabili biblioteche, degli stessi disgraziati laboratori, delle medesime pochissime possibilità di ricerca: ogni anno, o quasi, una riforma che non riforma nulla o peggiora le cose, esami ogni mese (unico caso al mondo), aule da strapparsi l’un l’altro, studi sovraffollati. È un peccato che un governo nel quale il 40,8% degli italiani riponeva la sua fiducia due mesi fa racconti menzogne come i precedenti. Dica che lo fa per far cassa, come già Tremonti, il quale tagliò ai professori stipendi e liquidazioni (con la cultura, del resto, non si mangia, nevvero?) che per inciso non sono mai stati reintegrati. Che sia così lo prova un’altra misura che il nuovo governo di giovani ha in mente per la riforma della pubblica amministrazione: ai professori vecchi e dementi che caccia la liquidazione verrà data solo alla scadenza naturale, cioè si presume al compimento dei 70 anni (e presumibilmente dilazionata in due o tre anni, Tremonti docet).
Tecnicamente, questo si chiama prestito forzoso: moralmente, furto (si spera) temporaneo, e non ha nulla a che fare con lo svecchiamento dell’Università. Vecchi, dementi, poveri e gabbati: non si faranno accompagnare dai nipoti a votare per Giannini, Padoan e Renzi.

Piero Boitani è filologo, critico letterario e professore di Letteratura comparata all’Università La Sapienza di Roma

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