UNA TENAGLIA CHE SI CHIUDE DAI DUE LATI

per Gian Franco Ferraris

UNA TENAGLIA CHE SI CHIUDE DAI DUE LATI

Il pensiero è la base per l’azione, per il comportamento dell’individuo libero. È il pensiero umano sotto la sfida dell’intelligenza artificiale? Vediamo un momento in che cosa consiste il pensare per noi. Inseriti nel mondo in quanto nati, noi lo scindiamo in due parti, nel mondo ideale nell’anima e nella percezione di ciò che è là fuori. A quell’universo di cose, organismi e persone manca il mio pensiero, manco Io. Io stesso provengo da quel mondo, che si presenta a me come percezione. Devo unire mediante la mia esistenza quello che è separato in due parti a causa della mia entrata sulla scena. In quanto vivo e mi sviluppo, Io congiungo le due correnti della percezione e della idea, ed ottengo la realtà. Il mondo esterno mi stimola continuamente a pensare e il problema del conoscere acquista una valenza di evoluzione, il vero principio formativo a cui dedicare tempo ed impegno. Questo è il quadro di riferimento. Pure, l’inquietudine che sento è il bisogno inalienabile di una maggiore comprensione di fronte alla assoluta novità del mondo virtuale iper-connesso, la precauzione per il dilagare pletorico delle conoscenze ed applicazioni che esso rende disponibile, qual fiume in piena. Sento anche da tempo una spinta sottile che vuole inscatolare e limitare la mia capacità di ragionare sulle cose, che è certamente divenuta più raffinata ed esatta ed attenta ai dettagli, ma allo stesso tempo più superficiale e meno tollerante verso ambiguità e sfumature che la vita presenta ogni momento. Risultato questo della velocità con cui si svolgono le nostre vite che impone soluzioni e decisioni rapide. Le attività che normalmente richiedono la nostra partecipazione come esseri pensanti, nel senso detto prima, tipo imparare, risolvere problemi, creare contenuti, svolgere operazioni più o meno complesse e prendere decisioni, sono ormai affiancate dalla cosiddetta IA mediante tecnologie capaci di fornire assistenza, aiuto, appoggio e sostegno. Gli algoritmi sono regole precise dove ogni passo si svolge con ordine prestabilito, meccanizzato se si vuole.  Il meccanismo dell’IA, appunto, è quello di apprendere da grandi quantità di dati, sviluppando modelli complessi. Qual è il comun denominatore di tutta l’IA, quel quid ineffabile e immateriale? L’informazione! L’informazione ha delle proprietà quantitative banali: i dati informativi si possono sommare e sottrarre. Qual è l’origine dei dati? La misurazione inarrestabile, stavo per dire ossessiva, di quanti parametri e variabili sia possibile immaginare con le sempre più sofisticate strumentazioni. Il mondo intero, il corpo umano, ridotto a numero e misura. Ogni qual volta c’è mancanza di uniformità, tutte le volte che sia possibile fare una distinzione, avere una differenza tra due valori, viene generata una informazione. Poi essa è codificata in una sequenza ordinata di 0 e 1. L’accettazione della IA nella società è comunque generale, dopo certe perplessità iniziali e le necessarie salvaguardie, per i cosiddetti benefici che comporta. Quando cominciarono ad apparire i primi treni a vapore nel secolo XIX ci furono medici che allarmati considerarono pericolosa la velocità per il sistema nervoso. Ricordo questo perché il progresso tecnologico è inevitabile e ha una sua ragione d’essere, quello che conta è comprenderne lo sviluppo e indicarne le cause occulte. La prima impressione è il rischio che la nostra capacità di pensare si vada indebolendo, assuefacendosi da un lato, delegando dall’altro la sua responsabilità al pensiero materializzato. Dovremmo invece sviluppare una maggiore consapevolezza, insieme con l’individualità e la libertà spirituale che accompagnano quella coscienza. Ma si avverte diffusa la presenza nella società di individui non individualizzati, impulsivi, preda di istinti inconsci, come animali intelligenti.

Accanto all’IA, c’è da considerare un altro fattore che riguarda i rischi a lungo termine sul nostro sistema nervoso centrale derivanti dalle microonde, tema su cui i riflettori non sono mai posti. Almeno dal 1996 data la scoperta secondo cui la radiazione elettromagnetica (EMR) ha un impatto sulla salute umana legato all’interferenza con la microstruttura vibrante dell’acqua.  Come ogni studente sa, la molecola della comunissima acqua, pur essendo neutra elettricamente, è polare perché la distribuzione delle cariche positive e negative non è simmetrica. Quando sottoposta a un campo elettrico si orienta, e se questo campo è oscillante induce la molecola a cambiare continuamente l’orientamento in base alla frequenza. È il principio sfruttato nei comuni forni a microonda nei quali le molecole eccitate trasferiscono il moto attraverso urti generando il riscaldamento. Se si considera che nel nostro corpo e negli organi più delicati come il cervello le molecole d’acqua sono onnipresenti, anche radiazioni di bassa intensità mettono in oscillazione le molecole dei nostri tessuti esposti. È esente da rischio tutto ciò?  L’attenzione va posto soprattutto sul cervello perché siamo immersi in un mare di microonde provenienti da WF, reti digitali e trasmissioni radiotelevisive. In tutto il mondo abbiamo migliaia di torri di trasmissione di telefonia mobile. In considerazione di ciò che la rivoluzione digitale ha in serbo per noi, ciò che osserviamo ora è solo l’inizio di una enorme esposizione all’EMR che l’Umanità deve affrontare. L’effetto possibile è quello di smorzare la nostra intelligenza, in quanto l’elettricità opera sempre sull’organizzazione superiore, l’organizzazione capo. Sono effetti che potrebbero avere un significato di vasta portata perché toccano ciò che è fondamentalmente umano, vale a dire il pensiero che è la base per l’azione, per il comportamento dell’individuo libero. L’elettricità radiante da tempo agisce sui nostri nervi, espellendo tutto ciò che tende allo spirituale. Non sto scagliandomi contro l’elettricità, naturalmente, ma solo dicendo che dobbiamo diventare più coscienti del coinvolgimento nelle tecnologie elettriche e delle implicazioni sulla base fisica della nostra manifestazione. La conoscenza dell’interazione degli EMR con gli organismi viventi, e in particolare della loro relazione intrinseca con l’elettricità, è nota come bio elettromagnetismo. Ne accennavo nell’articolo precedente sul rischio cosmico.

FILOTEO NICOLINI

Immagine: Nancee Clark

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