Una Storia così lontana, così vicina…

per Marco Cucchini
Autore originale del testo: Marckuck
Fonte: Marckuck.blog.it
Url fonte: https://marckuck.wordpress.com/2021/08/22/una-storia-cosi-lontana-cosi-vicina/

Sembra cronaca di questi giorni. Nel 1808 Napoleone – con la scusa di voler estendere alla penisola Iberica le moderne ed avanzate istituzioni francesi e porre fine all’arcaico regime feudale e confessionale dei Borboni – decise di invadere la Spagna.

All’inizio va quasi tutto bene, sul trono viene istallato come “re fantoccio” uno dei fratelli dell’Imperatore, i vecchi ordinamenti assolutistici vengono smantellati, il potere della Chiesa limitato, introdotto il Code Civil, orgoglio legislativo di Napoleone… Presto però il riformismo importato inizia a non piacere, anche perché la presenza francese si rivela onnipresente e arrogante… il governo di re Giuseppe controlla alcune importanti città (Madrid, Saragozza, Burgos…) e questo crea negli occupanti la falsa illusione di controllare l’intera Spagna.

Ma non è così: mentre l’élite urbana liberale collabora con il governo filofrancese (gli “afrancesados”), nelle campagne i contadini – sobillati dai nobili e dai preti – si ribellano alle “armate dell’Anticristo” e danno il via a una guerriglia sanguinosissima e inarrestabile… Napoleone in persona deve scendere in campo, ottiene grandi successi nelle poche battaglie campali, ma lo stillicidio di agguati contro le linee di comunicazione francesi, i collaborazionisti e le truppe isolate continua senza sosta.

Alle imboscate dei guerriglieri seguono le repressioni. I francesi impauriti e incrudeliti bruciano villaggi, fucilano civili, impiccano o garrotano preti, demoliscono conventi, senza riuscire a fermare la guerriglia legittimista (armata e finanziata dall’Inghilterra). La crescente violenza della repressione fa perdere al governo collaborazionista anche il poco consenso di cui godeva e le stesse classi intellettuali illuministe che lo avevano inizialmente appoggiato ne prendono le distanze, mentre nessuno attribuisce più credito alcuno agli editti liberali di re Giuseppe, sempre più solo e screditato.

Finisce come doveva finire. Con un milione tra morti e feriti, la sconfitta e il ritiro dei francesi, la fuga di Giuseppe Bonaparte e della sua corte di ingenui, il ritorno sul trono dei Borboni supportati dalle baionette inglesi e dalle masse contadine reazionarie e clericali. Il re Ferdinando VII di Borbone promette di mantenere la Costituzione, conservare le riforme liberali e lo stato di diritto. Però, appena pochi mesi dopo – il 5 maggio 1814, a 24 ore dallo sbarco di Napoleone sull’Elba – Ferdinando si rimangiò le promesse di tolleranza, iniziò un’opera di restaurazione del vecchio regime assolutista, restituì al clero il vecchio potere e per gli afrancesados la scelta era tra forca o esilio…

In sintesi: un grande stato arretrato, l’invasione da parte di un impero prepotente che vuole esportare i propri valori dominanti, l’illusione che il controllo di un pugno di città possa significare il controllo dell’intero territorio, il fragile sostegno di classi dirigenti illuminate ma autoreferenziali, la guerriglia reazionaria e clericale nelle campagne, il ritorno al potere di un passato regime retrivo e ancor più incattivito… Ricorda nulla?

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