UNA CREPA NELL’IMPALCATURA DELL’IA

per Filoteo Nicolini

UNA CREPA NELL’IMPALCATURA DELL’IA

Sulla Stampa di oggi sabato 13 luglio appaiono due articoli che vorrei commentare, uno accanto all’altro nelle pagine centrali: una intervista alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini che esprime la convinzione che il nostro futuro risieda nel nucleare e l’IA, e una conversazione con Federico Faggin, inventore del microprocessore, il quale afferma che siamo fatti di materia e coscienza, e che è possibile percepirsi come coscienza per avvicinarsi alla propria natura non riducibile alla materia. Mi pare interessante l’accostamento tra le due interviste, perché Faggin smorza gli entusiasmi per l’intelligenza artificiale e ne segnala i pericoli.

Dopo decenni di ricerca avanzata sulle basi tecnologiche dell’intelligenza artificiale, finalmente qualche crepa si sta aprendo nell’impalcatura che la scienza ha edificato elevandosi sempre più sulla materia a cui si vuole ridurre tutto. Questo appare dal colloquio con Faggin, che sostiene come la coscienza non emerga dalla materia ma rappresenti quel quid che consente l’esistenza dell’interiorità, ovvero del patrimonio che ci distingue come esseri dotati di volere, sentire e pensare. Quindi, è tutta da indagare la nostra coscienza per carpirne i segreti, oltre l’invisibile e il misurabile; marciare dunque dove scienza e spiritualità confluiscono. “Oltre l’invisibile” è il titolo del libro di Faggin appena uscito, dove vengono discussi i pericoli dell’IA e del perché la coscienza ci rende superiori. Resta comunque aperto a mio avviso il dibattito sulle nostre forme di coscienza, perché sono più di una.

E qui posso riallacciarmi a quanto sostiene la Bernini riguardo l’uso affidabile dell’energia nucleare, che a suo dire riguarda ricerca e sicurezza. Mi viene da chiedermi: con quale coscienza ci avviciniamo ai fenomeni nucleari? A quale regione dell’anima dobbiamo ricorrere per inquadrare i fenomeni della materia e quelli elettrici e nucleari che ad essa sono legati? Ci abbiamo mai pensato? Deve ora farmi ben riflettere il fatto che mentre percepisco perfettamente la luce, il suono, il calore, la Natura non mi ha dotato di un senso che percepisca l’elettricità, né tantomeno i fenomeni atomici. Essi per loro natura appartengono ad una regione ottusa della coscienza. Siamo veramente svegli, nel vero senso della parola, solo nel mondo dei sensi perché è unito alla vita di rappresentazione. Noi non trascorriamo completamente da svegli tutta la giornata, anzi. Alcune esperienze le viviamo nella piena coscienza sveglia ed allerta, come nelle immagini mentali scatenate dalle percezioni. Ma altre le passiamo in uno stato paragonabile al sonno, alla coscienza ottusa, anche se siamo in piedi ed attivissimi! Dicevo prima che siamo esseri di pensiero, sentimento e volontà. Ma è solo nel pensiero che siamo realmente svegli e vigili. Nei sentimenti altalenanti ci troviamo in una coscienza simile a quella dei sogni, che si compongono e disfanno in un baleno. Nella volontà, poi, la coscienza è equivalente al sonno profondo, anche quando esercitandola portiamo la spesa, saliamo le scale, muoviamo un arto. Proprio così! Naturalmente, sappiamo quello che stiamo facendo, ma è un sapere, essere informati. La volontà rimane oscura, ne abbiamo coscienza ottusa, equivalente al sonno profondo. Altrove* ho commentato come materia e forza appartengano a una sfera di cui ho coscienza ottusa, addormentata. Ne ho una coscienza opaca, cui dobbiamo ricorrere per inquadrare i fenomeni della materia e quelli elettrici che ad essa sono legati. Può sembrare astrusa la associazione tra la sfera della volontà da un lato e quella della materia e dell’elettricità dall’altro, ma è così.

FILOTEO NICOLINI

IMMAGINE: Yoshitomo Nara

*https:www.nuovatlantide.org/nucleare-tra-scienza-e-coscienza/

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