di Luigi Altea
Si può dire di tutto di Paolo Gentiloni, tranne che non si sia faticosamente guadagnato la nomina a ministro degli Esteri.
Da quando il suo padrone pro tempore è diventato capo del Governo, si è assunto lo scomodo compito di fargli da “sospensorio”, dichiarando in diretta TV: nessuno deve rompere er caxxo a Matteo Renzi.
Gentiloni fin da quando militava nel Partito di Unità Proletaria, si è occupato di tutto, tranne che di politica estera. Nella sua lunga attività migratoria, da un padrino a un altro, pur con maglie di diverso colore, ha sempre giocato in casa.
Ora si occuperà dell’universo mondo.
Ignorare fior di possibili ministri sessantenni, per favorire l’ascesa di qualche giovane inesperto emergente, avrebbe avuto una coerenza, nella pur brutale logica della rottamazione. Ignorarli per far posto a un altro sessantenne, e per di più incompetente, risponde solo ad esigenze bassamente risarcitorie, nella gestione di un clan.
Un altro rospo che la sinistra ingoierà.