Un reazionario: “sulla proprietà privata Bergoglio ha ragione”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini - Pietro Ferrari
Fonte: Minima Cardiniana

ANCORA SULLA CONFUSIONE SOCIALE (E SU QUELLA TEOLOGICA)

di Franco Cardini

Lo scritto di Ferrari è dedicato ai colti e nobili sostenitori della Tradizione, della Famiglia e (soprattutto) della Proprietà, che seguono l’Alto Magistero dell’Accademico e Teologo brasiliano Plinio Correa de Oliveira autore di un noto, fondamentale saggio sulla “funzione sociale del latifondo”.

PS – Che il professor Plinio fosse parente di Bella Figueira, che come tutti sanno era personaggio di fantasia creato dalla bravissima, compianta Anna Marchesini per una delle tante riedizioni televisive satiriche del manzoniano I Promessi Sposi (memorabile quella, precedente, del Quartetto Cetra)è solo una vile calunnia messa insieme dai Nemici della Tradizione.

PPS – Pubblico non senza facinoroso piacere questo eccellente articolo, per quanto a differenza del suo Autore io sia notoriamente un fan del sedente peronista, che Dio gli conceda lunga vita. Lo so che i “sinceri democratici”, se e quando hanno a disposizione un anche minimo mezzo di comunicazione mediatica, censurano regolarmente la voce di chi la pensa diversamente da loro. Ma a me la democrazia come principio sociofilosofico fa schifo (il che non m’impedisce di essere un cittadino leale di un paese che ha adottato il sistema cosiddetto democratico quale metodo di selezione delle sue élites di governo, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti).

di PIETRO FERRARI
SULLA PROPRIETÀ PRIVATA BERGOGLIO HA RAGIONE
Chi scrive non è un fan del sedente peronista, anzi, ma al di là delle intenzioni intime bisogna pur ammettere che almeno come esternazione, la sua non collide con la Tradizione e il Magistero infallibile. Lo stile è sudamericano, ma alla teologia della Liberazione non si risponde con Plinio Correa de Oliveira.
La dialettica tra giacobini e girondini tipicamente acattolica era stata risolta dal magistero pontificio già prima del Concilio Vaticano II.
Fino a quando sono i liberali-liberisti-libertari ad essere (poverini) scioccati passi pure, ma se a strapparsi i capelli sono addirittura certi tradizionalisti perché Bergoglio non considera intoccabile la proprietà privata, allora abbiamo un problema serio.
Nulla quaestio davvero. Su questo punto Bergoglio si rifà al nuovo catechismo e alla Centesimus annus di Wojtyla che erano già conformi (su questo punto) alla Rerum Novarum di Leone XIII. Davvero sciocco è contestualizzare quel capitalismo dei tempi di Leone XIII rispetto a questo, come se oggi la forma tecno-anarco-finanziaria fosse una manifestazione mitigata del capitalismo liberale, invece esploso nella sua massima potenza e nella sua ingiustizia, dato che proprio oggi la capacità produttiva è addirittura esponenzialmente superiore a quella dei consumi.
La Rerum Novarum è il documento che sancisce il diritto di proprietà privata come funzione sociale (non assoluta né intangibile) aprendo ad una concezione di Stato Sociale Cristiano nel solco della modernità post 1789.
Chi si sorprende e polemizza o parla sine cognitio o è un liberale, o probabilmente entrambe le cose. Tutto tranne tradizionalista e in buona fede.
Per costoro magari lo stesso Papa Re sarebbe stato un qualunque Fidel Castro o un agente del Great Reset macrobolscevico senza avvedersi che è del tutto illogico, folle e antistorico concepire un diritto di proprietà in assoluto intangibile.
Cosa prevede la Rerum Novarum in punto di morale cristiana?

I ricchi debbono tremare, pensando alle minacce straordinariamente severe di Gesù Cristo (cfr. Luc 6,24-25); che dell’uso dei loro beni avranno un giorno da rendere rigorosissimo conto al Dio giudice.

In ordine all’uso delle ricchezze?

L’uomo non deve possedere i beni esterni come propri, bensì come comuni, in modo che facilmente li comunichi all’altrui necessità. Onde l’Apostolo dice: Comanda ai ricchi di questo secolo di dare e comunicare facilmente il proprio (ivi). Nessuno, certo, è tenuto a soccorrere gli altri con le cose necessarie a sé e ai suoi, anzi neppure con ciò che è necessario alla convivenza e al decoro del proprio stato, perché nessuno deve vivere in modo non conveniente (S. Th. II-II, q. 32, a. 6). Ma soddisfatte le necessità e la convenienza è dovere soccorrere col superfluo i bisognosi. Quello che sopravanza date in elemosina (Luc 11,41).

Si dirà che tutto ciò attenga alla Caritas e non alla Iustitia, ma il Papa chiarisce bene come in linea di principio possa essere anche legittimo nei casi di estrema necessità l’esproprio delle ricchezze private:

Eccetto il caso di estrema necessità, questi, è vero, non sono obblighi di giustizia, ma di carità cristiana il cui adempimento non si può certamente esigere per via giuridica, ma sopra le leggi e i giudizi degli uomini sta la legge e il giudizio di Cristo, il quale inculca in molti modi la pratica del dono generoso.

Insomma stavolta ha ragione Bergoglio ed hanno torto i suoi troppo impulsivi detrattori.
Del resto non vi stupisca che un orologio rotto segni periodicamente l’ora esatta.
(da La voce del Patriota)

Franco Cardini

PPPS – Un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno: praticamente due volte di più di quanto non la segnino i troppi orologi funzionanti he però sono in perenne ritardo o in cronico anticipo, e non si sa mai di quanti minuti o di quante ore.

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