di Luigi Altea 08 febbraio 2015
Se Mario Bergoglio non fosse diventato prete, oggi potrebbe essere il leader autorevole della sinistra…
Nel frattempo è diventato papa, e quindi dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento della Leopolda.
Se fosse possibile, al Vaticano proporrei uno scambio: voi ci date papa Francesco e noi vi diamo Renzi, Fioroni, Gentiloni, Ichino e Lanzillotta. Se non bastano vi diamo anche Serracchiani, Bonafè e Picierno. E in omaggio aggiungiamo pure Alessandra Moretti, sperando che non cerchiate il pelo introvabile…
A parte lo scherzo, confesso che l’attuale papa non finisce di stupirmi.
Anche ieri le sue parole sono sembrate lievito mite e possente, diffuso per trasformare l’egoismo in generosità, la durezza in ascolto, la chiusura in accoglienza…
Francesco comincia sempre dallo stesso punto: dalla periferia del mondo, dagli esclusi, dagli affamati, dai respinti… tenuti lontano dalle coste del benessere.
E tutte le volte finisce dove aveva cominciato: gli umiliati, i condannati al silenzio, gli invisibili.
Ridurre le disuguaglianze dovrebbe essere l’ossessione della sinistra. Sembra, invece, la fissazione di un solo uomo.
Forse è per questo che quel mantello bianco mi appare, a volte, come un’antica e bella bandiera rossa…