Fonte: globalist
Per molto meno il portavoce di Pertini, di ben altro spessore, lasciò il Quirinale assumendosi per intero la titolarità di una improvvida dichiarazione di cui non aveva alcuna responsabilità.
di Nuccio Fava – 23 settembre 2018
Il presidente Conte chiede aiuto a Padre Pio che sin da bambino l’ha protetto nella sua natia Foggia. Temiamo però che non basterà l’assistenza del santo di Pietrelcina a far quadrare i conti e le contrapposte disinvoltura ed incoscienza con cui procedono i suoi due “guardiani”.
Preoccupati moltissimo già per il prossimo voto amministrativo di primavera ed ancor più per le europee di maggio. Non senza volgare temerarietà aggrediscono il ministro Tria che tenta di farli ragionare sulla base dei numeri e dei conti che sarebbero devastanti per l’erario e tutti i cittadini. Ma l’invito alla ragionevolezza del ministro dell’economia ripreso autorevolmente dal governatore Visco hanno ottenuto risposte truculente, volgari e inaccettabili, come quelle pronunciate dal portavoce di palazzo Chigi, riprese ovviamente su tutti i giornali.
Lo stesso portavoce ha ottenuto il sostegno entusiasta dell’intero bicolore, fino allo stesso presidente del Consiglio, orgoglioso del modo con cui svolge la sua funzione il portavoce di palazzo Chigi che dispone di uno stuolo di collaboratori senza precedenti. Per molto meno il portavoce di Sandro Pertini, di ben altro spessore culturale e professionale, lasciò l’incarico al Quirinale assumendosi per intero la titolarità di una improvvida dichiarazione di cui non aveva alcuna responsabilità.
Le cose vanno ora diversamente e nemmeno Grillo e Casaleggio osano far sentire una loro reazione.
Ormai tutto si svolge sostanzialmente al limite e oltre lo Stato di diritto. La vergognosa rielezione di Foa alla presidenza Rai ne è manifestazione clamorosa, con il voltafaccia imposto da Salvini a Berlusconi al prezzo di risultare il centrodestra elettorale e rafforzare la competizione con i penta stellati.
Quando stavo in Rai nel 1975 contribuimmo come giornalisti a spostare sulla responsabilità del Parlamento la scelta in mano al governo della dirigenza del servizio pubblico. Non mancarono anche allora forti spinte lottizzatorie, ma alla fine i due principali tg ebbero come direttori Emilio Rossi ed Andrea Barbato. Professionisti eccellenti, creativi interpreti dell’autonomia giornalistica e della sua responsabilità civile e pluralistica nei confronti dell’intera comunità nazionale.
Con le nuove spartizioni che si annunciano anche con gli aspri appetiti di Salvini e Di Maio, le sorprese negative saranno molte.