Fonte: facebook
di Corradino Mineo – 30 agosto 2014
Ieri 29 agosto. Il tribunale dei minori di Roma ha concesso a una donna il diritto di adottare la figlia della convivente. L’istat ha confermato che in Italia i prezzi diminuiscono: non accadeva dal 1959. E i disoccupati aumentano: 12,6% la media nazionale ma nel meridione meno di un giovane su 2 trova lavoro. E il governo vara misure per semplificare gli appalti e le ristrutturazioni del proprio appartamento, per promuovere la costruzione di strada ferrate, linee metropolitane e di qualche autostrada. Compatibilmente con la disponibilità, modesta, di 3 miliardi e 800 milioni. Inoltre il governo vara un decreto che dovrebbe rendere più veloce la giustizia amministrativa e licenzia disegni di legge, o proposte di legge delega, su falso in bilancio, auto riciclaggio, revisione dei termini della prescrizione, risarcimento al cittadino vittima di errori giudiziari, proposte che dovranno essere esaminate, emendate e approvate dal Parlamento. Questo mi pare che sia successo, ieri 29 agosto Giannelli, con ottimismo soffuso di ironia, raffigura “il topolino (Renzi che) ha partorito la montagna”.
Invece il protagonista delle prime pagine è un gelato, un buon gelato artigianale, con un accoppiata discutibile di gusti, crema e limone. “Il gelato di Renzi”, lo chiama il Giornale. “Panna montata”, per il Fatto. Gelato in mano al premier ma senza titolo, per Repubblica. “Il carretto passava e quell’uomo gridava: gelati”, dice con Battisti la Stampa. E Massimo Gramellini si chiede se “il premier non abbia perso il tocco….della politica a fumetti”. Mentre sul Corriere Di Vico afferma “non un altro grande leader europeo in carica avrebbe dato vita alla stessa performance” e sostiene che la scelta di Renzi (far entrare il carretto della Grom a Palazzo Chigi per rispondere a una copertina dell’Economist che lo mostrava con un gelato in mano) “non è certo un’immagine destinata ad aiutare la nostra credibilità internazionale”
Per la verità non è che dal teatro internazionale vengano tante lezioni di autorevolezza. “Non ho una strategia”, ha ammesso ieri Obama di fronte ai 3 milioni di profughi siriani e al macellaio Assad che si offre come alleato contro i taglia gola del Califfato. E a Putin che giustificava l’invasione dell’Ucraina paragonando l’assedio delle popolazioni filo russe a quello “nazista di Leningrado”, Europa e Stati Uniti rispondono gridando parole vuote. Putin la pagherà! Come, di grazia? Ecco che Renzi propone il suo ottimismo a prova di gelato come un’antidoto, se preferite, un esorcismo all’impotenza della politica. E tuttavia dovremmo chiederci se l’eccesso di comunicazione, sempre più solitaria, del Premier non stia diventando un fattore di rischio.
“Il cavallo non beve – scrive Forquet sul Sole24Ore – perché teme che sotto l’acqua dell’ottimismo vi siano pozzi avvelenati da scelte non fatte”. È così. Servirebbero scelte radicali per dare una scossa a un paese che invecchia, non ha gli slanci consumistici che seguirono il 59 (la televisione, il frigorifero, la lavatrice e la 500 comprate a rate), non investe sul futuro, fa il tifo per il salvatore della patria di turno (Berlusconi, brevemente Monti, poi Grillo, ora Renzi) ma non cambia le abitudini di fondo. Insomma, tutti pronti a tirarsi un secchio d’acqua gelata in testa ma restii a versare pochi euro per la giusta causa.
Urge una terapia d’urto. C’è il modello spagnolo: bassi salari, lavoro precario e senza tutele, ponti d’oro a chi porta soldi non importa da dove e come, secondo il vecchio adagio per cui “non olet pecunia”, il denaro non puzza. Sembra che pure i socialisti francesi – si parla oltralpe della cacciata dell’ala sinistra dal governo Valss come di un nuovo 18 Brumaio, un colpo di stato liberista.
Oppure si potrebbe provare a rilanciare le ragioni della sinistra. Lotta all’evasione e alla corruzione, coinvolgere operai e insegnanti nelle scelte, valorizzare il territorio, apprezzare quel che di nuovo e di giovane porta l’immigrato e non vederlo come una minaccia, allargare i diritti per tutti, migliorare il welfare. Mettere dentro il made in Italy, un brand apprezzato nel mondo che si chiama cultura. Vaneggio? Solo perché da 30 anni la sinistra, per governare, emula la destra, sogna premi di maggioranza, pende dalle labbra di finanzieri ed editori.