Fonte: Esseblog
di Francesco D’Agresta – 25 maggio 2018
L’assemblea nazionale di Liberi e Uguali di sabato è convocata in un momento cruciale per il futuro del Paese.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri incaricato, nelle stesse ore verificherà la possibilità di concretizzare il governo Lega-Movimento 5 Stelle; l’esito positivo è ormai scontato.
Dalle Elezioni politiche del 4 Marzo LeU si è caratterizzata per due colpevoli silenzi, il primo sulla disfatta elettorale, il secondo sul nascente Governo. Il tempo corre, la politica va avanti, ma noi rimaniamo inchiodati.
L’assemblea di sabato potrà essere un importante punto di svolta a patto che venga attraversata da una grande dose di coraggio, il coraggio di analizzare gli errori, di scegliere da che parte stare, di gettare in mare i fardelli autoreferenziali che ci immobilizzano mentre un vento cupo soffia sul Paese.
Il tema del giorno dovrà essere il Governo nazionale e come noi ci relazioneremo ad esso.
È passato molto, troppo tempo, la fase è cambiata e temo che ci ritroveremo ancora a parlare di Renzi e del Partito Democratico perché di loro sappiamo sempre cosa dire, mentre fuori accade altro.
La prima cosa da chiarire è invece la nostra posizione sul Governo Conte.
La lista dei possibili Ministri, i programmi elettorali di Lega e 5 Stelle ed il successivo ‘Contratto di Governo’ sono inequivocabili: ci troviamo di fronte ad un’azione politica tutt’altro che progressista, di destra, con la Flat Tax cardine centrale del nuovo programma, strumento di redistribuzione della ricchezza verso l’alto, verso chi ricco è già, mentre l’apprezzabile proposta di un reddito minimo garantito è già sparita.
La posizione della compagine governativa verso la UE e le politiche di austerity oscilla tra i luoghi comuni e la già piena riconfermata non belligeranza.
Se pur tornasse all’ordine del giorno del nascente Governo la lotta contro i vincoli restrittivi del Patto di Stabilità, ciò sarebbe sufficiente a farcelo guardar con favore? A mio avviso no. Non basta condividere il mezzo, bisogna condividere il fine ed il fine è stato chiaramente annunciato (basti pensare alla già citata Flat Tax).
Allo stato dei fatti noi non possiamo che essere all’opposizione del nascente Governo.
Un’opposizione dura.
Ma noi non bastiamo, non basta il nostro 3%, non bastano le nostre eventuali afone prese di posizione: va costruito un fronte democratico che si opponga al Governo.
Un fronte democratico aperto a tutte le forze politiche e sociali che riconoscono il carattere regressivo e ingiusto delle politiche economiche che il Governo Conte metterà in campo al fianco delle scellerate politiche sociali, migratorie e contro i Diritti Civili che la Lega già paventa.
L’errore oggi sarebbe ritenersi sufficienti per questa impresa o ancora peggio incentrare il confronto al nostro interno su chi può o non può starci. Al contrario va avanzata una proposta politica, non un elenco autocompilato di possibili alleati.
Va disarticolata la dicotomia austerity/non austerity di per sé insufficiente: opposizione nell’interesse di chi? Lotta all’austerity nell’interesse di chi? Solo questo è il discrimine.
Intraprendere la costruzione di un fronte democratico all’opposizione implica però una premessa: non possiamo chiedere unità al nostro esterno mentre siamo i migliori rappresentanti della frammentazione.
L’unità politica e organizzativa delle forze che hanno dato vita alle liste di Liberi e Uguali è una tappa fondamentale verso l’efficacia della nostra futura azione politica.
Anche su questo però è necessario essere estremamente schietti: non potrà avvenire attraverso metodi spartitori, veti incrociati, percentuali decise a tavolino. Queste brutture hanno già avvicinato il progetto al naufragio, la loro reiterazione ne certificherebbe la fine. La via maestra è la democrazia.
Al nostro interno esistono posizioni differenti, non è certo un segreto, ma per essere un soggetto con un’autorevole voce in capitolo nello scenario politico nazionale, dobbiamo in primo luogo avvalorare le tante idee che ci accomunano e che sono la maggioranza.
Esistono dei nodi politici da sciogliere, è vero, ma se vogliamo che tali nodi vengano appunto sciolti e non continuino invece ad essere gli alibi della frammentazione autoreferenziale, essi debbono essere affrontati attraverso un processo democratico, un Congresso fondativo, preceduto dallo scioglimento delle organizzazioni esistenti, nel quale discutere e fare sintesi orizzontalmente, sulla politica, dove gli attori principali siano i compagni e le compagne e non i Segretari.
Vogliamo continuare con dei bilancini buoni solo a mantenere in vita qualche segreteria o vogliamo immergerci in un bagno di democrazia? Tertium non datur.
Il Governo Conte è un governo di destra pericoloso per gli strati più deboli della società al quale va opposto un largo fronte democratico e sociale d’opposizione.
Liberi e Uguali può essere fondamentale per il futuro se i compagni che la vivono avranno il coraggio dell’unità e della democrazia.
Non “avvocati del popolo”, ma fratelli del popolo che lavora, soffre e non ce la fa.