Un dogma, mai proclamato

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

Esiste un dogma, mai ufficialmente proclamato: l’infallibilità della Corte Costituzionale.

All’infallibilità dei Papi non credono più neppure i Papi, mentre l’infallibilità della Consulta non viene mai seriamente messa in discussione.

Neppure il malvezzo dei membri della Corte di nominare come loro Presidente il giudice più anziano prossimo alla pensione, o al termine del mandato, viene criticato come meriterebbe.

E’ una consuetudine che consente a quasi tutti i giudici di diventare Presidente della Corte, anche se per pochi mesi, e di fregiarsi del titolo di Presidente emerito per il resto della vita, oltre che di beneficiare di un’indennità aggiuntiva pari al quinto dello stipendio.

Di fronte ai grandi sacerdoti della Giustizia, anche i contestatori seriali appaiono ossequiosi e obbedienti.

A me pare che da sempre, ma soprattutto egli ultimi tempi, la giustizia sia più osannata dalle parole che esercitata nei fatti.

Che cosa vuol dire che siamo tutti uguali davanti alla legge? Che bisogna trattare tutti allo stesso modo, oppure che bisogna trattare ciascuno come si merita?

Se un delinquente si pente e collabora con la giustizia, va trattato come chi continua ad essere fiero delle sue malefatte?

Un ladro che sapientemente tiene nascosta la refurtiva, merita lo stesso trattamento del ladro che ha restituito il maltolto?

Parafrasando un saggio, credo sia possibile immaginare che se i giudici proteggeranno i disonesti, arriverà un giorno in cui gli onesti finiranno per mangiarsi i giudici…Quel triste giorno io digiunerò!

La sola idea di dover mangiare una porzione di lingua, benché abbondantemente salmistrata, del vice Presidente della Corte, prof. Giuliano Amato, mi rende inappetente. Anzi, mi rende vegetariano.

Di più: mi rende vegano!

 

 

 

 

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