Ucraina, Meloni disse: “Aiuti a costo zero”. Già buttati fino a 5,4 miliardi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Cosimo Caridi
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ucraina, Meloni disse: “Aiuti a costo zero”. Già buttati fino a 5,4 miliardi

SOSTENERE KIEV – Secondo il Kiel Institute l’Italia ha inviato a Zelensky il doppio o il triplo delle cifre riportate nei documenti ufficiali tra forniture militari e sostegno finanziario e umanitario

L’Italia ha inviato all’Ucraina almeno il doppio, forse il triplo degli aiuti rispetto a quanto comunicato ufficialmente. Il Kiel Institute, importante centro studi economici tedesco, cataloga i dati di tutti gli aiuti mandati a Kiev. La raccolta si basa sulle dichiarazioni ufficiali dei governi e divide gli aiuti in tre generi: finanziario, umanitario e militare.

Roma ha stanziato stando al Kiel un totale 5,4 miliardi di euro, compresi i costi per l’accoglienza dei profughi. Sul database Ukraine Support Tracker risulta che l’Italia ha messo a disposizione armi per un valore di 670 milioni di euro. Una fonte parlamentare ci spiega però che la cifra reale è ben più alta: 1,2 miliardi. Mentre i dati che circolano al ministero della Difesa raggiungono i 2 miliardi spalmanti sugli otto decreti approvati finora. Di questi almeno 700 milioni sono passati in via bilaterale. Altri 500 milioni sono stati versati allo European Peace Facility (strumento europeo per la Difesa di Kiev). La quota annuale dell’Italia, già erogata per il 2022 e 2023, è di 250 milioni. Nella legge di Bilancio del 2024 è stato impegnato un altro miliardo di euro per il quadriennio fino al 2027. Un bel record per Giorgia Meloni che a Bruno Vespa il 27 febbraio dell’anno scorso ha dichiarato: “L’Italia non spende soldi per comprare armi che mandiamo agli ucraini”.

I fondi menzionati non rappresentano il vero costo per le casse dello Stato. Si tratta infatti in alcuni casi di acquisti di armi nuove, ma in gran parte sono mezzi e materiali già a disposizione dell’esercito. Si stima il loro valore per iscriverli a bilancio, ma il rimpiazzo con armi più recenti è sensibilmente più caro. Nella redazione dell’Ukraine Support Tracker ci sono tre Paesi di cui l’istituto segnala la non affidabilità: Francia, Polonia e Italia. In tutti e tre i casi i governi hanno deciso di non rendere disponibile l’elenco dei materiali militari inviati e di non dichiararne il valore. Il Kiel Institute redige anche un indice per indicare il livello di trasparenza dei donatori. Seppure l’Italia sia all’ottavo posto per il volume di aiuti inviati, siamo solo ventiseiesimi per la trasparenza con cui questi fondi vengono spesi o trasferiti.

Durante la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, in un panel in cui venivano presentati i dati sugli aiuti, l’economista Christoph Trebesch ha spiegato che, in più di un caso, analizzando le dichiarazioni fatte da Parigi aveva riscontrato una discrepanza tra il valore delle armi trasferite e il costo reale di quel materiale. Dopo forti pressioni, il ministero francese della Difesa ha comunicato per la prima volta la lista delle armi effettivamente consegnate all’Ucraina nel 2023. Parigi sostiene che l’elenco sia completo, ma scorrendolo si legge su diverse linee Donnée confidentielle (“dati confidenziali”). C’è il numero dei caschi (6200) o dei sistemi gps (200), ma non quello dei missili terra-aria. Il totale è valore molto più alto di quello che si conosceva finora. Sul database Ukraine Support Tracker risultano 640 milioni di euro, ieri la Difesa francese ha dichiarato 2,6 miliardi a cui vanno aggiunti 1,2 miliardi versati allo European Peace Facility.

I numeri prendono un’altra prospettiva se confrontati con quelli di Germania o Stati Uniti. L’Occidente ha inviato in due anni armi a Kiev per circa 108 miliardi di euro, 42 di questi sono la parte di Washington e 52 la parte dell’Unione europea, quasi tutti aiuti bilaterali. Berlino da sola si è impegnata per 17,7 miliardi. A questi fondi si aggiungono i 50 miliardi iscritti al bilancio dell’Ue e i 60 miliardi statunitensi che al momento sono bloccati dai Repubblicani al Congresso. In termini percentuali i Paesi che hanno donato di più sono i baltici e gli scandinavi. L’Estonia ha destinato all’Ucraina il 4,1% del proprio Pil. In questo caso vengono conteggiati anche gli aiuti finanziari e umanitari. Le istituzioni europee e gli Stati membri si sono impegnati per un totale di 144 miliardi di euro. Questi fondi servono non solo a mantenere le truppe al fronte, ma anche a garantire il sostentamento finanziario allo Stato ucraino. Il ministro delle Finanze, Serhiy Marchenko, ha stimato che per il 2024 l’Ucraina avrà bisogno di aiuti internazionali per 34,5 miliardi di euro, leggermente di più dei fondi ricevuti nel 2023. Serviranno per garantire i servizi di base: stipendi, pensioni, sanità. Nel 2023 Kiev ha sborsato per la difesa più dell’intera spesa pubblica nel 2021. Cifre insostenibili per un paese con l’economia al collasso. Prima dell’invasione russa la popolazione ucraina superava i 41 milioni di persone, oggi si stima che siano rimasti nel paese 26/28 milioni di abitanti. Tra questi ci sono i soldati, oltre mezzo milione, più i feriti e gli invalidi di questi due anni di guerra. L’Italia ha versato a Kiev 410 milioni in sostegno finanziario e altri 220 di aiuti umanitari. Un calcolo in più e che si va a sommare a tutti i dati sopra, è quello della spesa per i rifugiati. Il Kiel Institute stima che Berlino abbia destinato all’accoglienza 21,4 miliardi di euro, il costo per Varsavia è stato di 20,7 miliardi, Roma ha speso 2,25 miliardi di euro.

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