Fonte: Limes
SEVERODONEC’K
Il portavoce dello Stato maggiore delle Forze armate dell’Ucraina Alexander Štupun ha ammesso nel rapporto mattutino del 1° giugno (ore 6:00) che le truppe della Federazione Russa controllano il centro cittadino di Severodonec’k, strategica città del Donbas dove migliaia di soldati ucraini rischiano ora di essere chiusi in una sacca.
Perché conta: La caduta della città di Severodonec’k e della vicina Lysyčans’k sancirebbe la completa conquista dell’oblast’ di Luhans’k, obiettivo minimo per l’omonima repubblica separatista filorussa. La presa della città darebbe una spinta ulteriore all’offensiva di Mosca, che insisterebbe con maggiore vigore anche nei territori reclamati dalla repubblica indipendentista gemella di Donec’k. In particolare verso il vicino asse Kramators’k-Bachmut, ultima linea difensiva delle truppe di Kiev. Oltre le due roccaforti ucraine, si stagliano a ovest sterminati e indifendibili campi agricoli fino al grande fiume Dnepr che divide da nord a sud l’ex paese sovietico.
Ecco perché le autorità centrali non hanno mai ordinato il ripiegamento delle unità, nonostante il chiaro tentativo di accerchiamento approntato dall’invasore. Il sacrificio (forse vano) dei reparti migliori a disposizione di Kiev, dispiegati in posizione avanzata senza una congrua disponibilità di munizioni e carburante, è un tentativo di opporre resistenza nel punto più fragile dell’intero fronte orientale.
Se si sgretolasse il fronte nel bacino del Donec, la Russia e le sue forze ausiliarie (milizie separatiste, kadyrovcy ceceni, Gruppo Wagner) potrebbero dilagare nell’intero quadrante sud-orientale del paese aggredito. Da Kramators’k a Dnipro sarebbe impossibile organizzare la resistenza militare/partigiana per assenza di importanti conglomerati urbani – eccezion fatta per Pavlohrad – o salvifici elementi orografici difensivi.
Nella speranza di alleggerire la pressione russa nel Donbas, Kiev ha ordinato una controffensiva nei territori occupati attorno a Kherson, dove però le truppe di Mosca si sono preventivamente trincerate proprio per evitare il dirottamento di uomini utili alla battaglia campale nel profondo Est ucraino.
Catturare i cereali di prossima mietitura a oriente del Dnepr sarebbe per Mosca una mossa particolarmente astuta per piegare il morale (e forse il volere) delle amministrazioni rurali ucraine. La granaglia sottratta potrebbe essere esportata dall’occupante attraverso il porto di Mariupol’, ormai sminato, finanziando così le future operazioni militari con le risorse saccheggiate e portando verso di sé le diplomazie delle numerose nazioni africane e mediorientali bisognose delle derrate alimentari ucraine.