Ucraina, Azzariti: “L’Italia rifiuta la pace. Un anno di conflitto ha stravolto la Carta”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Silvia Truzzi
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ucraina, Azzariti: “L’Italia rifiuta la pace. Un anno di conflitto ha stravolto la Carta”

Gaetano Azzariti: “Zelensky a Sanremo? Ora devono parlare i capi di Stato e gli ambasciatori, non Amadeus

Qualche giorno fa, sul Manifesto, Gaetano Azzariti ha così riformulato l’articolo 11 della nostra Carta: “L’Italia ripudia la pace e riconosce la guerra come strumento di libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la vittoria militare su altre Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Professore, questo è l’articolo 11 attualmente in vigore?

Rimango ogni giorno più sconcertato del fatto che ci si sta abituando all’idea che ormai la guerra sia uno strumento possibile per la risoluzione delle controversie internazionali, in un totale rovesciamento di prospettiva rispetto alla Costituzione. Ormai nessuno pensa più che debbano essere la politica e la diplomazia internazionale a dover prendere la parola per trovare una soluzione al conflitto armato. Nel nostro vero articolo 11, la pace e la sicurezza tra Nazioni sono gli unici scopi a cui tendere e per i quali si può cedere sovranità nazionale, non si punta alla vittoria militare sul “nemico”. Sono colpito dal fatto che dopo un anno di guerra, le voci pacifiste sono sempre più silenziate. Voci che urlano nel deserto, compresa quella del pontefice. Viene dato grande risalto alle opinioni del Papa, sempre, salvo quando parla di guerra. Anzi di pace.

Il 5 novembre c’è stata una grande manifestazione per la pace a Roma…

Certo, una manifestazione oceanica che purtroppo non ha avuto seguito né è stata ripresa nel dibattito politico-istituzionale. Forse i pacifisti dovrebbero farsi sentire ancora e con più insistenza.

Lei sostiene che la comunità Nordatlantica ha abbandonato la convinzione, inscritta nella Carta delle Nazioni Unite, della guerra come flagello, per abbracciare l’idea futurista della guerra come “sola igiene del mondo”. È un trend irreversibile?

Lo Statuto dell’Onu impone agli Stati non belligeranti alcuni obblighi che sono stati sin qui completamente disattesi. Ci si è preoccupati solo dell’invio delle armi, questione che non voglio qui discutere, perché è una questione dilemmatica, che riguarda l’aiuto alla resistenza ucraina, ma che non può essere intesa come la soluzione o l’unico obbligo di fronte al conflitto. Ormai si discute solo di come armare l’Ucraina.

Quali sono i compiti che il diritto internazionale assegna alle Nazioni non belligeranti?

La Carta dell’Onu è chiarissima nell’attribuzione delle responsabilità e dei compiti. L’articolo 51 dello Statuto legittima la guerra del popolo ucraino perché rientra in quello che è stato definito il ‘diritto naturale di autotutela individuale e collettiva’. Così è sempre la Carta dell’Onu a condannare la Russia: la responsabilità della guerra è dello Stato che usa la forza contro l’integrità di altri Stati (articolo 2, § 4). Dunque, sgombriamo il campo dall’equivoco per cui i pacifisti sono filo-putiniani: i pacifisti sono a favore della pace e per il rispetto del diritto internazionale. Per gli Stati non belligeranti valgono gli articoli dal 33 e 52 che impongono di trovare una soluzione mediante negoziati e accordi per ristabilire la pace e la sicurezza internazionale. È questo ciò che manca: un adeguato sforzo della comunità internazionale, non per continuare ad armare la guerra, ma per giungere a un trattato di pace, che costringa non solo i belligeranti, ma tutti i Paesi, a ridefinire nuovi equilibri geopolitici. Certo è difficile, ma non è una buona ragione per rassegnarsi alla logica militare.

Zelensky a Sanremo: il suo intervento potrebbe toccare i cuori dei russi?

Non sopporto la spettacolarizzazione delle tragedie, la riduzione della guerra a uno show: sarei più contento se si utilizzassero i canali politico-istituzionali. La parola devono prenderla i capi di Stato, gli ambasciatori e i segretari di Stato. Non Amadeus.

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