Tsipras? «Pragmatico e idealista»

per Gabriella
Autore originale del testo: Pavlos Nerantzis
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/pragmatico-e-idealista/

di Pavlos Nerantzis, ATENE,

Grecia. Non mancano critiche ma all’interno di Syriza si loda la «praticità» del premier

La riu­nione del con­si­glio dei mini­stri per discu­tere sull’ accordo di Bru­xel­les e la lista delle riforme pre­sen­tate all’ Euro­gruppo, è stata lunga. Ale­xis Tsi­pras ha dovuto tro­vare un dif­fi­cile equi­li­brio tra le richie­ste dei cre­di­tori inter­na­zio­nali e il suo piano anti-austerity; tra la neces­sità di retro­ce­dere, pun­tando sulla soprav­vi­venza del suo Paese e il biso­gno di appli­care una parte del pro­gramma di Salo­nicco, ovvero del «Piano di rico­stru­zione nazio­nale», basato su quat­tro pila­stri. Affron­tare la crisi uma­ni­ta­ria, riav­viare l’economia e pro­muo­vere la giu­sti­zia fiscale, ricon­qui­stare l’occupazione, tra­sfor­mare il sistema poli­tico per raf­for­zare la democrazia.

Ale­xis Tsi­pras per evi­tare che il suo governo fosse una «paren­tesi di sini­stra», come vor­reb­bero l’ex pre­mier Sama­ras e la mag­gio­ranza dei part­ner euro­pei, ha pre­fe­rito svol­tare. Una «retro­mar­cia di destra» come viene descritta dagli avver­sari interni al par­tito del pre­mier, rea­li­stica e «di dignità» secondo il Megaro Maxi­mou, sede di governo.

Tra prag­ma­ti­smo e idea­li­smo su una cosa sono d’ accordo ambe­due le cor­renti della sini­stra radi­cale greca. Il pro­lun­ga­mento del nego­ziato e il peri­colo di un tra­collo finan­zia­rio in Gre­cia avreb­bero pro­vo­cato uno scon­tro fron­tale tra il neo governo e i cre­di­tori inter­na­zio­nali. Ad Atene imma­gini simili a quanto era suc­cesso a Cipro nel marzo del 2013 con le lun­ghe file di fronte ai ban­co­mat sareb­bero ine­vi­ta­bili. Al di là di que­sta valu­ta­zione comune, le strade tra le due cor­renti si sepa­rano. Gli «incon­ci­lia­bili» cre­dono che una fuo­riu­scita della Gre­cia dall’Ue met­te­rebbe i greci in salvo, senza tener conto che la com­pe­ti­ti­vità del Paese rimane bas­sis­sima; i rea­li­sti fanno notare che il governo del Syriza-Anel con­ti­nua a trat­tare. «È meglio un Gre­xit che una con­ti­nua­zione perenne dello stato dell’ impo­ve­ri­mento attuale» sostiene l’economista e gior­na­li­sta Leo­ni­das Vati­kio­tis. Per aggiun­gere ciò che si sente molto in que­sti giorni da chi cri­tica l’operato del governo: «il con­te­nuto dell’ accordo di Bru­xel­les non deve essere para­go­nato con il pro­gramma del governo pre­ce­dente, ma con il pro­gramma pre-elettorale del Syriza».

In realtà mini­stri e diri­genti del Syriza vicini al pre­mier non nascon­dono il loro imba­razzo. Ciò che mag­gior­mente ha col­pito a livello morale è stata la rea­zione di Mano­lis Gle­zos. «Pro­ba­bil­mente Gle­zos era deluso per la man­cata ele­zione a pre­si­dente della Repub­blica» sosten­gono alcuni che cono­scono da vicino il sim­bolo della resi­stenza greca con­tro i nazi­sti. Ieri Tsi­pras ha par­lato tele­fo­ni­ca­mente con vari diri­genti del suo par­tito che si sono oppo­sti all’accordo di Bru­xel­les, si è incon­trato con Mikis Teo­do­ra­kis a casa sua, ma non ha voluto scam­biare una parola con il suo mae­stro Manolis.

Cri­ti­che sono arri­vata anche da parte dei comu­ni­sti del Kke, che venerdì pros­simo orga­niz­ze­ranno una mani­fe­sta­zione alla Pla­tia Syn­tag­ma­tos di fronte al par­la­mento per denun­ciare l’accordo di Bru­xel­les, men­tre secondo il Pasok il governo «rimane senza finan­zia­menti fino al giugno».

Con il via libera dell’ Euro­gruppo alla lista delle riforme gre­che la Borsa di Atene ha regi­strato ieri un rialzo record (9,81%), ma que­sta buona noti­zia non viene vista da alcuni media inter­na­zio­nali che fino a ieri con­ti­nua­vano a par­lare della fuga dei capi­tali greci all’ estero.

«Negli ultimi giorni sono stati pre­le­vati dalle ban­che gre­che 500 milioni di euro al giorno… i soldi pre­le­vati in fretta in parte sono finiti addi­rit­tura in Sviz­zera, dove i greci avreb­bero depo­siti per 60 miliardi di euro» ha scritto pochi giorni fa il sito de Il sole 24 Ore, senza spie­gare chi sono quelli che hanno que­sti soldi. Il sot­tin­teso è chiaro: «i greci, pic­coli e grandi rispar­mia­tori» per il timore della sini­stra radi­cale riti­rano le pro­prie economie.

Le cose non stanno pro­pria­mente cosi. C’è stato un calo dei depo­siti ban­cari dai 160 miliardi (ultimo dato uffi­ciale del dicem­bre scorso) a 145 miliardi, secondo le stime a metà feb­braio. Ma a sen­tire gli eco­no­mi­sti, «i capi­tali fug­giti all’ estero non appar­ten­gono ai pic­coli cor­ren­ti­sti, bensì ai soliti eva­sori fiscali. I dipen­denti pub­blici e i pen­sio­nati non hanno soldi suf­fi­cienti per soprav­vi­vere, figu­ria­moci se hanno dei soldi a parte».

A con­fer­mare l’identikit dei rispar­mia­tori che hanno fatto fug­gire i loro «risparmi» all’estero è il mini­stro dello Stato, adetto alla lotta con­tro la Cor­ru­zione, Pana­gio­tis Niko­lou­dis, già pro­cu­ra­tore della Corte suprema che ha pre­pa­rato una lunga lista di 3.500 nomi, sospetti di aver evaso fiscal­mente e di aver rici­clato denaro sporco.

Si tratta di per­sone sopra ogni sospetto dalla casta dei busi­ness­men (pro­prie­tari di catene di super­mer­cati e di negozi di abbi­glia­mento, arma­tori) e dei liberi pro­fes­sio­ni­sti (medici, far­ma­ci­sti, inge­gneri civili, ecc.) che di crisi ne hanno capito poco, con depo­siti ban­cari che vanno oltre ai dieci milioni, men­tre alle auto­rità si dichia­rano «poveri» con introiti che non supe­rano le poche migliaia di euro. Sono gli stessi che risul­tano irre­pe­ri­bili oppure descritti con il ter­mine gene­rico «greci» nei ser­vizi di una parte della stampa internazionale.

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