La politica ridotta a insulti reciproci e le risate da sit com a fare da sfondo
Pare che il dibattito Trump-Biden sia stato uno dei più brutti della storia delle presidenziali americane, Non me ne meraviglio. La personalizzazione della politica spinge necessariamente agli insulti personali, non c’è scampo. I media, poi, ci sguazzano in queste cose: per una TV ridurre il dibattito pubblico allo scontro agonistico di due persone soltanto è una bella semplificazione, aiuta a non annoiare spettatori avvezzi all’agonismo sportivo e sempre meno al ragionamento. Date un’occhiata al manifesto che presenta la “sfida”, sempre quello di un incontro di boxe: ci sono i due di profilo che si puntano minacciosamente. A quando la “pesa”, per stabilire se sono entrambi nella categoria concordata?
Quando capiremo che la strada è maledettamente sbagliata? Io credo che ormai la cosa ha preso la mano a tutti, destra e sinistra. Il modello di campagna elettorale è diventato quello all’americana, sul quale hanno allestito anche delle serie televisive. Affascinante per carità, ma controproducente in primo luogo per la politica e per i cittadini, che sono poi le uniche due cose per cui si fanno le campagne elettorali e ha un senso la democrazia. Direte: sei un retrogrado, un uomo delle caverne, perché vuoi riportarci indietro nel tempo. No, gli uomini delle caverne sono quelli che si insultano in diretta TV e quelli che commentano godendone, e magari si mettono pure a discutere su chi abbia vinto. Vinto? La cosa certa è che la politica perde, e pure i cittadini, il resto fate voi.
Le ultime regionali hanno sdoganato in via definitiva i Ras regionali (in attesa che i Sindaci intraprendano quella strada, ma ci stiamo lavorando – vedi Sala a Milano). Dovremmo essere contenti, perché è il nostro modo di essere americani, di mettere dei boxeur (o forse dei wrestler) al posto di statisti e dirigenti politici. La cosa brutta davvero è che siamo tutti responsabili di questo andazzo, non si salva proprio nessuno. Anche noi abbiamo partecipato gaudenti alla progressiva trasformazione della democrazia rappresentativa e delle autonomia locali, in spazi pubblici dove domina il mandato diretto e la vicenda privata di un cacicco che sbraita sui media. Il Sì è stato la spinta ultima di questo processo. E non è nemmeno detto che abbiamo toccato il fondo, anzi. Quando cominceremo a scavare troveremo il tesoretto finale: una monocrazia o una oligarchia a decidere tutto, con noialtri a fare il tifo come in un incontro di wrestling. Amen.