Fonte: Politicaprima
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di Maurizio Alesi – 11 novembre 2016
L’elezione di Donald Trump ha aperto un inevitabile dibattito sulla nuova era per l’America e per il mondo.
Non soltanto per la storia personale e professionale di questo plurimiliardario dai capelli color platino, senza precedenti nella storia della Casa Bianca. Un palazzinaro di New York spregiudicato, irriverente, antipolitico inviso persino al suo partito ha vinto contro tutto e tutti stracciando i pronostici della vigilia. E già si sono viste manifestazioni per le sue note posizioni contro i neri, le donne, gli immigrati e i poveri, mentre crescono preoccupazioni per la tenuta della democrazia, il pericolo di rigurgiti antisemiti e razzisti.
Adesso il mondo si interroga su quale politica attende il nuovo mandato presidenziale. Il nostro Paese non ha fatto eccezione e gli opinionisti, gli intellettuali, gli storici si sono scatenati nelle valutazioni e nei pronostici sul futuro degli Usa. Non intendo in questa sede entrare nel merito del risultato americano, il voto del popolo è sovrano e va rispettato anche quando non ci piace. L’elezione di mister “pannocchia” mi offre l’occasione, invece, per introdurre un elemento di riflessione preoccupante per il nostro sistema democratico.
Emergono, infatti, tesi, da tempo sottotraccia, che metterebbero in dubbio la validità del suffragio universale. Un argomento sostenuto con convinzione, a proposito delle elezioni presidenziali USA, da David Harsanyi, noto giornalista americano, dalle colonne del Washington Post, che mette in guardia dal “rischio” di “affidare i destini di un paese e le vite a milioni di ignoranti irresponsabili”. E per questo propone l’introduzione di un test di “educazione civica” proprio per restringere il corpo elettorale a una cerchia di votanti “consapevoli”.
Sono sintomatiche, in questo senso, le gravissime frasi diffuse da affermati giornalisti, presenti stabilmente in tutti gli spazi televisivi, pubblici e privati come Rondolino e rilanciate dal presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano. L’inqualificabile commento del giornalista dell’Unità, addirittura si spinge al punto di affermare: “Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale”.
Ora, tutti noi pensavamo che il suffragio universale rappresentasse una delle più importanti conquiste democratiche, mentre il noto ventriloquo del potere renziano ci informa che è diventato un problema. Come se non bastasse, alle vergognose considerazioni di Rondolingua (come viene chiamato da taluni suoi colleghi), si aggiunge il controcanto del padrino e tutore dell’attuale governo, che non marca mai visita quando si tratta di essere utile al sistema. Un politico che per due volte (caso unico nella storia repubblicana), ha ricoperto la carica di arbitro e garante della Costituzione, sulla quale ha (sper)giurato fedeltà.
Ecco la frase di rilancio di re Giorgio: “La vittoria di Trump è uno degli eventi più sconvolgenti della storia del suffrago universale”. A mia memoria non ricordo affermazione più grave e antidemocratica di questa che getta ombre inquietanti sul futuro del nostro Paese. Tanto più in quanto giungono da ambienti governativi in grado di determinare qualunque voto parlamentare per assicurare la permanenza di questo governo e di questo establishment.
Ci dicano perché il voto degli italiani costituisce un pericolo, chi corre questo pericolo e quali concrete intenzioni hanno. Ho citato l’elezione di Trump poiché costituisce, comunque lo si giudichi, lo scardinamento di uno schema consolidato nel corso dei decenni. L’evento Trump ci insegna almeno due cose. 1) L’azione dei media non è più decisiva nell’esercitare un condizionamento della volontà popolare. La gente si orienta solo in base alle proprie condizioni in cui si trova e, sulla base di quella, giudica l’operato dei governanti. 2) i poteri forti, l’alta finanza, le lobby, le dinastie politiche e le caste non sono più in grado di arrestare la voglia di cambiamento che giunge inarrestabile dal basso.
Soprattutto quest’ultima considerazione è quella che allarma di più Renzi e il suo cerchio magico che, ogni giorno, percepiscono il proprio costante declino e l’avvicinarsi della fine politica. Questa consapevolezza rende il premier ancora più cattivo (come egli stesso si è definito da Minoli), e lo indurrà ad adottare comportamenti adeguati a garantire la sua conservazione. Forse non basta l’eliminazione del voto popolare per il Senato e la “nomina” di due terzi dei deputati, ma si punta direttamente ad abolire il suffragio!? Renzi ha capito che se una strambata del genere si è verificata in America, anche in Italia si rischia e già vede su Palazzo Chigi allungarsi l’ombra del pericolo M5Stelle.
Se l’infelice frase sull’auspicato limite al suffragio popolare fosse stata pronunciata da uno sprovveduto esponente dell’opposizione radicale, avremmo potuto derubricarla ad una cazzata dal sen fuggita. Ma se a parlare in questo modo sono un operatore dell’informazione, asservito al potere e un presidente emerito, in Parlamento da quasi settant’anni e principale assertore dello stravolgimento della Costituzione, c’è di che preoccuparsi.
Solo pochi giorni fa Eugenio Scalfari, il fondatore de “La Repubblica”, senza provare alcun imbarazzo, aveva affermato in televisione che bisogna cambiare la legge elettorale “altrimenti vincono i grillini”. Ormai non si salva neanche l’apparenza e si ha l’arroganza di proporre di sovvertire la legge e l’ordine costituito a seconda delle convenienze e degli interessi in campo.
Sulle uscite di Rondolino e di Napolitano non abbiamo sentito reazioni contrarie di Renzi, del PD e degli alleati di governo. Nessuno ha alzato un sopracciglio, come se fosse un’opinione condivisibile la sola ipotesi di stabilire chi avrà il diritto di voto e a chi sarà inibito. Non vorrei, se passasse il SI al referendum, fosse l’anticamera di qualcosa che non osiamo immaginare. Con questi chiari di luna e queste nubi che incombono sulle istituzioni credo sia obbligatorio, intanto, rispondere massicciamente con un fragoroso NO al referendum costituzionale.