Trivelle: Debora Serracchiani ha la faccia come il c… di bronzo

per Gian Franco Ferraris
Fonte: area politica
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Debora Serracchiani nel 2012 “Oggi a Monopoli ho partecipato alla manifestazione per la difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni petrolifere”

La memoria rende il passato presente, ma non per Debora Serracchiani

di Area politica – 19 marzo 2016

“Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, deve aver dimenticato quando disse “Oggi a Monopoli ho partecipato alla manifestazione per la difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni”. Era il 2012. Altri tempi, lontani dalle dichiarazioni sul “referendum inutile ” (parole della Serracchiani) del 17 aprile sulle trivelle, per giustificare una scelta  –l’astensione-  comunicata all’Agcom quale posizione ufficiale del Pd ,  bypassando l’organo dove  dovrebbe essere ratificata, la direzione nazionale del Pd di lunedì prossimo.  A dimostrazione che nel Pd decide uno solo, Matteo Renzi,  che passa le veline ai suoi sottoposti.

Fino al 2009, quando i 40enni dem iniziavano a farsi spazio come il “ nuovo” che avanzava, quest’avvocato, allora 38enne, di Udine –consigliere provinciale Pd – aveva ammaliato la folla dell’Assemblea dei circoli democratici a Cinecittà, bacchettando dirigenza e segretari, prendendosi 35 standing ovation in 13 minuti. “Ho detto solo cose semplici”, si scherniva mentre il video dell’intervento veniva scolpito su Youtube. Era ancora un outsider, del tipo che Renzi (in corsa per Firenze) dalle pagine dell’Espressoindicava come uno dei possibili futuri leader. Quel Renzi che a lei non piaceva moltissimo. Nel suo discorso, chiedeva una linea “chiara, netta, unica ”, decisioni “a maggioranza”, diceva che bisognava parlare “unitariamente da Pd”, predicava un’appartenenza “sentita molto più dalla base che dai dirigenti”.

Bei tempi quelli, anche se la strada per l’omologazione era già presa. Nel 2011 si spendeva contro la riforma Fornero, l’anno dopo attaccava Confindustria e Pdl che volevano modificare ancora l’articolo 18: Da lì, al Jobs Act (“Una riforma di sinistra”- febbraio 2015) è stato un lampo, fatto di modi autoritari. E, soprattutto, di presenzialismo in tv. Poi, il 28 marzo 2014, le fu assegnata la poltrona di vice-segretario Pd. Il suo primo atto l’attacco a Grasso che aveva osato dire la sua sulla riforma del Senato, che presiedeva: “Credo che, essendo stato eletto nel Pd – aveva detto la Serracchiani – debba accettarne le indicazioni”. Si poteva forse già intuire quale fosse il suo concetto di partito, soprattutto “democratico”.

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