Traviata Italia: Renzi gufa sulle difficoltà tedesche

per Gabriella
Autore originale del testo: Corradino Mineo
Fonte: facebook

di Corradino Mineo – 16 agosto 2014

“PIL tedesco -02, Eurozona frena”, il Sole. “A crescita zero” chiosa la Stampa. “Merkel kaputt” secondo il Giornale. Corriere della Sera e Repubblica commentano, con le parole di Renzi:  “Non c’è solo un caso Italia”, “Non siamo noi il problema della UE”. E Bono Vox ha inviato una lettera a Mateo (una sola t) per dirsi orgoglioso “di vedere una delle nostre nazioni preferite avere la leadership che merita”. Il Fatto: “La Merkel perde colpi e Renzi si consola con gli U2”.

Capisco il sollievo di Renzi: con la stagnazione in Francia (persino più grave della nostra recessione perché la loro locomotiva è pesante e più difficile da muovere) e i dubbi che verranno ai tedeschi (che non si possa andare lontano predicando rigore e puntando sulle esportazioni) Renzi non si troverà solo imputato al prossimo vertice europeo. Ma il suo, e il nostro, è un sollievo di breve momento. Perché noi italiani abbiamo due palle al piede. La prima è che non sappiamo spendere. Una quota rilevante della nostra spesa è assistenziale e contribuisce a gonfiare il costo insopportabile dell’intermediazione politica e affaristica. La seconda palla sono i 2.168 miliardi di debito accumulato. Formidabile alibi per l’ignavia dei politici tedeschi che si chiedono: “pagarlo noi, ma siamo pazzi?”

Sui giornali di ferragosto troviamo interessanti ricette per affrontare la crisi. Scrive Mariana Mazzucato su Repubblica “I Paesi deboli devono aumentare, non diminuire, gli investimenti in quelle aree che aumentano la produttività e producono crescita, come l’istruzione, la formazione e la ricerca”. L’Europa favorisca queste politiche con la Banca Europea per gli Investimenti, ma “i ministeri e le aziende delle nazioni che ricevono i prestiti devono essere gestiti in modalità conformi ai parametri europei correnti. I salvataggi e i prestiti dovrebbero essere vincolati a questo tipo di parametri e condizioni”. Resti la cessione di sovranità per garantire che ogni euro speso sia ben speso.

Sul Corriere Lucrezia Reichlin osserva che “il Trattato stabilisce regole per garantire la stabilità, ma non ne prevede per l’emergenza e per un’azione atipica di rilancio dell’economia. C’è dunque ( in Europa) un vuoto che va colmato, con prudenza, ma anche coraggio”. Purtroppo “il problema è la differenza del livello del debito pubblico tra diversi Paesi dell’Unione, differenza che preoccupa i Paesi creditori perché non vogliono esserne gli impliciti garanti. Una simile preoccupazione spiega anche l’avversione della BCE a politiche monetarie che possano suggerire un implicito finanziamento al debito pubblico di alcuni Paesi”.

Scrive Paolo Savona per il Sole24Ore: “L’ideale sarebbe che l’Unione Europea risolvesse una volta per tutte il problema associando alla realizzazione del pareggio di bilancio (conosciuto come accordo di fiscal compact) la sistemazione del debito in eccesso al 60% del Pil”. In cambio di un impegno per il futuro e di una manovra “straordinaria e strutturale” sulla spesa pubblica, per l’Italia, intorno ai 45 miliardi, l’Europa dovrebbe garantire quasi la metà del nostro debito. Aggiunge Savona che se BCE e UE, sbagliando, non ci stessero, l’Italia dovrebbe procedere da sola, ottenendo “un allungamento delle scadenze del debito e una rinegoziazione degli interessi riconosciuti” in cambio della già detta manovra da 45 miliardi e portando “il patrimonio pubblico a garanzia del rimborso, vincolandolo in un fondo i cui asset sarebbero alienabili solo a questi fine e non usati per coprire spese contingenti”.

“Follie, follie, delirio vano è questo?”. Non è detto. Matteo Renzi ha ragione: è muovendo la politica che si può riscattare la Traviata Italia e persino salvare l’Europa. Ma il coraggio politico che serve è quello di Wiston Churchill che, presentando il suo gabinetto di guerra, disse “non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”. Quello di Charles De Gaulle che, pur dicendo ai francesi d’Algeria Je vous ai compris, avviò la decolonizzazione. Quello visionario di Valdimir Ulyanov che promise elettrificazione in tutto il paese e soviet”. Non serve prendersela con gufi e avvoltoi, raramente chiamandoli con il vero nome, né gufare sulle altrui (tedesche) difficoltà. Dobbiamo chiedere a Renzi non di frenare ma di avere più coraggio. E sfidare i pregiudizi dell’Europa e le lobbies del potere in Italia.

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