di Alfredo Morganti – 19 ottobre 2015
A proposito di identità. Molti anni or sono si discusse del famoso ‘trattino’, se tra le parole ‘centro’ e ‘sinistra’ dovesse sussistere o meno. Vinse l’ipotesi che non sussistesse: il PD nacque sulla base di questa scommessa, un amalgama di riformismi che creasse il partito del centrosinistra, appunto. Oggi questo partito è un calderone: è caduto nelle mani sbagliate oppure c’era una tara iniziale? Credo che sia davvero materia di discussione.
Franco Monaco, ieri sul ‘manifesto’, rinfocola la polemica. Scrive che è meglio separarsi ancora da ‘buoni amici’, piuttosto che continuare da separati in casa, con il codazzo di continui battibecchi inconcludenti che guastano i rapporti. Da separati si può, nel caso, costruire successivamente un’alleanza su punti di programma precisi tra il partito di centro e quello di sinistra di governo, stavolta però col trattino in mezzo. Non si tratta di rifare una cosa rossa e una bianca, come fu una volta. Impossibile, perché di tempo ne è passato sotto i ponti e pure di entropia politica. Ma di distinguere i ‘renziani’ dai ‘non renziani’, ossia quel modello di politica, di partito e di società ‘centrista’ e ‘moderato, da un altro modello di sinistra con annessi e connessi (per quanto di una sinistra varia e molteplice), che oggi fatica ad emergere a causa delle polemiche continue sui provvedimenti, sulle fiducie, sulle maggioranze che stanno dissanguando tutti, centro renziano e sinistra non renziana. Trattino compreso.
E il trattino va invece salvaguardato, perché unisce nella differenza, che è la cosa migliore. Non dico che Monaco abbia ragione, dico però che sarebbe meglio discuterne. Discutere non fa mai male, soprattutto in epoca di leaderismo assoluto (se non totale) come questa.