Fonte: Politica prima.it
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di Giangiuseppe Gattuso e Sergio Volpe -10 aprile 2015
Nel luglio del 2001, a Genova, lo Stato, per mano di suoi servitori, si è macchiato di un reato gravissimo. Ha perpetrato per diverse ore una scientifica operazione di “macelleria messicana”, come l’ha definita un funzionario ‘pentito’ della polizia, Michelangelo Fournier, all’epoca vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma.
Durante il G8 di quell’anno, a partire dal 19 luglio, ci furono manifestazioni organizzate dai “movimenti no global”, da lavoratori dei cobas, da gruppi pacifisti, e altri movimenti e sindacati. La sede del Genoa Social Forum e il coordinamento delle oltre 1000 associazioni del controvertice venne stabilita all’interno della scuola Diaz.
Le manifestazioni pacifiche, alle quali parteciparono 300.000 persone, furono turbate dall’azione provocatoria e violenta di una minoranza di delinquenti organizzati, i cosiddetti Black Bloc. I fatti di allora dimostrarono una sostanziale inadeguatezza nella prevenzione e nella gestione dell’ordine pubblico che portarono a numerosi gravi fatti culminati con la morte, nel pomeriggio di venerdì 20 luglio, del giovane manifestante Carlo Giuliani.
E nella giornata di sabato 21, dopo incidenti e devastazioni provocati da infiltrati Black Bloc, tra le 22.30 e mezzanotte, con l’irruzione in grande stile all’interno della scuola Diaz, dove successe di tutto. E le ‘iniziative’ delle forze dell’ordine continuarono anche all’interno della caserma di Bolzaneto.
Così descrive i fatti il dott. Roberto Settembre giudice a latere del processo su quelle violenze ed estensore della sentenza di condanna di numerosi addetti all’ordine pubblico. “Le vittime furono oltre 250, le ore di tortura, nei giorni dal 20 al 23 luglio 2001, fino a 36 ore consecutive.I torturatori decine, decine e decine di agenti della polizia di Stato, della polizia penitenziaria, di carabinieri. Uomini e donne, giovani e anche anziani, picchiati a sangue. Persone ferite o fratturate alle braccia, alle costole, alle gambe, e picchiate anche sulle ferite. Denti rotti a manganellate, sangue ovunque, minacce, umiliazioni. Uso di gas asfissianti in cella, marchi scritti sulle guance delle vittime col pennarello per distinguerle da altre vittime e la distruzione dell’io praticata in modo sistematico (fame, freddo, sete, sonno, dolore fisico, sangue, vomito, urina, terrore, solitudine, paura, stanchezza terrificante) con effetti sconvolgenti sulla psiche delle vittime”.
Tutto questo non è bastato, però, a individuare con precisione i colpevoli e a condannare adeguatamente i responsabili di questa immane vergogna. In Italia, 65 anni dopo la Convenzione europea, firmata a Roma il 4 novembre 1950, per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, e 31 dopo quella di New York, entrambe ratificate, non esiste il reato di tortura. E proprio per questo la Corte europea dei diritti dell’uomo ha pesantemente condannato l’Italia.
Una misura mortificante per un sistema democratico e civile com’è (o dovrebbe essere) il nostro Paese. Da sempre il Parlamento non è riuscito ad approvare una norma che contempli questo gravissimo e inumano reato. E i casi per i quali sarebbe stata oltremodo necessaria sono numerosi e gravissimi. Non possiamo dimenticare, tanto per citarne qualcuno, i nomi di: Stefano Cucchi 2009 carcere Regina Coeli Roma, Salvatore Marino 1985 Questura di Palermo, Federico Aldrovandi 2005 Ferrara. Ma forse questa sarà la volta buona. Una legge seria, che faccia da deterrente perché non accadano altri casi, che dovrebbe avere il sostegno di tutte le forze politiche e, in primis, proprio quello delle forze dell’ordine.
Il ricorso alla Corte Europea per i fatti di Genova è stato presentato da Arnaldo Cestaro, 62 anni quando successero i fatti. Quella notte mentre dormiva all’interno della scuola Diaz, venne svegliato all’improvviso dall’irruzione di centinaia di poliziotti che iniziarono a massacrare a bastonate chiunque si trovasse in quegli spazi. Cestaro subì un pestaggio micidiale che gli procurò la rottura di un braccio, di una gamba, e ferite alla testa. Ha ottenuto, pensate l’enormità, un risarcimento di soli 45 mila euro, nonostante patisca ancora pesanti conseguenze fisiche.
Che dire. Crediamo sia stata una delle pagine più buie della nostra repubblica. Non si è mai saputo chi ha dato ufficialmente gli ordini e si è anche consentito ai responsabili politici e di governo di allora e ai dirigenti responsabili della sicurezza e dell’ordine pubblico di superare indenni quelle vicende, e addirittura di continuare a rivestire altissime cariche dello stato facendo carriera, come se niente fosse.
E allora ci chiediamo come sia possibile tutto questo. Perché non c’è una reazione di sdegno generale, di manifestazioni spontanee, di assunzione di responsabilità. Perché il Governo, i vertici istituzionali, e lo stesso Presidente della Repubblica, finora, non hanno fatto una piega. E, anzi, quasi da ogni parte, ci si preoccupa di preservare e salvaguardare, a prescindere, le forze dell’ordine e i loro rappresentanti, perché non si legiferi sotto l’influenza psicologica della sentenza della Corte Europea.
Crediamo, invece, sia proprio questo il momento giusto per affermare solennemente che mai più potranno accadere simili misfatti. Per dimostrare che nelle istituzioni non ci possono essere zone d’ombra e nemmeno connivenze nei confronti di chi si è macchiato di peccati così gravi.
Presidente Mattarella, Presidente Renzi, nessuno di voi due ha la minima responsabilità dei fatti di Genova. E proprio per questo, riteniamo, avete tutta la responsabilità morale per lanciare un segnale forte e chiaro: chiedere scusa, semplicemente e coraggiosamente scusa. A quei giovani e giovanissimi, italiani e stranieri, a quelle donne e a quegli uomini brutalmente calpestati e terribilmente umiliati senza pietà, da indegni rappresentanti di quello Stato di cui, oggi, siete i massimi responsabili.
Giangiuseppe Gattuso Sergio Volpe
10 Aprile 2015
P.S.:
Per avere una migliore comprensione dei fatti accaduti, delle violenze, dei pestaggi, del “massacro ingiustificabile che ha gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero” (cit. Corte di Cassazione), abbiamo ritenuto opportuno inserire il link del bellissimo DocuFilm della Rai sulle violenze di Genova al G8 del luglio 2001.(cliccare per visualizzare il filmato). Un ora e 17 minuti di testimonianze, di filmati delle manifestazioni degli scontri.
Inoltre, crediamo sia utile sapere che fine hanno fatto alcuni dei responsabili dell’ordine pubblico di quel tempo e di quelle tristi giornate del luglio 2001 a Genova.
1) Spartaco Mottola, ex numero uno della Digos di Genova, è stato promosso questore.
2) Francesco Gratteri, imputato di grado più alto per i pestaggi alla scuola Diaz, da questore di Bari è diventato direttore della Direzione nazionale anticrimine.
3) Gilberto Caldarozzi, vice di Gratteri, è finito alla direzione dello Sco.
4) Vincenzo Canterini, capo del VII reparto mobile di Roma, promosso vice questore.
5) Alessandro Perugini, imputato per le violenze nella caserma Bolzaneto, da vice capo Digos promosso a vice questore.
6) Giacomo Toccafondi, medico dirigente dell’Asl 3 di Genova, noto per i fatti della caserma Bolzaneto, che secondo i magistrati era uno dei quattro dottori che avrebbero partecipato alle violenze nella caserma, ha ricevuto tutti gli onori. La corte di Appello ha scritto «che anziché lenire la sofferenza delle vittime, l’aggravò, agendo con crudeltà su chi inerme e ferito, non era in grado di opporre alcuna difesa».
7) Gianni De Gennaro, allora capo della polizia, uscito indenne dai processi, è stato capo dei servizi segreti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Monti, presidente di Finmeccanica nominato dal governo Letta e confermato da Renzi.
Meglio di così…
– Il Governo dell’epoca era presieduto da Silvio Berlusconi. Il suo Vice, Gianfranco Fini, presente a Genova in quelle ore. Il Ministro dell’Interno, Claudio Scajola. Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il Governo Berlusconi II fu il cinquantasettesimo governo della Repubblica Italiana. Rimase in carica dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2005, un totale di 1.412 giorni. È stato il governo più longevo della storia della Repubblica Italiana. Sulle drammatiche vicende di Genova nessuna commissione d’inchiesta venne mai istituita.