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di Giangiuseppe Gattuso – 24 novembre 2016
Lo scorso 16 novembre 2016, il grande giornalista de La Stampa, Jacopo Jacoboni ha pubblicato un vero e proprio scoop.
Ovviamente a danno del M5S come è suo solito fare.
Ci sarebbe un’organizzazione, una “cyber propaganda” pro M5S che organizza false notizie da diffondere sui social. E una certa Beatrice Di Maio, vedi caso omonima di Luigi il Vice Presidente della Camera, sarebbe una star del web che si muove, addirittura, “nel territorio della propaganda pesante, che in tanti Paesi – per esempio la Russia di Putin, assai connessa al web italiano filo M5S – dilaga”. In linea con altri precedenti articoli volti a dimostrare un intenso legame tra il M5S e Putin.
Siamo al delirio.
E continua. “Nella sua attività, Beatrice si è lasciata sfuggire alcuni tweet che delineano ipotesi di reati come calunnia e diffamazione; o vilipendio alla presidenza della Repubblica. È stata denunciata alla Procura di Firenze dal sottosegretario a Palazzo Chigi Luca Lotti, come provano alcuni documenti. Ma chi è esattamente Beatrice Di Maio, e ha qualcosa a che fare con la Casaleggio o la comunicazione ufficiale M5S?”
Ecco l’ovvia domanda con implicita risposta. Vuoi mettere che non sia un’operazione di quei pazzi delinquenti della Casaleggio che, oltre a diffamare il PD e a imbrogliare gli allocchi del web, non ne traggano lucrosi clic? Fiumi di denaro per continuare ad arricchire Grillo e finanziare le campagne del M5S.
E infatti. “Si tratta di un account twitter pro M5S dedicato a una demonizzazione anti-Pd, senza disdegnare puntate contro il Quirinale. Beatrice ha 13.994 follower, è un top mediator. Tweet e post diventano virali in Facebook attraverso un sistema di connessioni, nel caso di Beatrice dall’andamento artificiale dentro cui è inserita, alimentando un florido business pubblicitario, legato al flusso di traffico”.
Ma non si ferma Jacoboni. “Beatrice si muove dentro quella che è configurata come una struttura: a un’analisi matematica si presenta disegnata a tavolino secondo la teoria della reti, distribuita innanzitutto su Facebook (dove gravitano 22 milioni dei 29 milioni di italiani sui social), e – per le élite – su Twitter. Ha un andamento assai ingegnerizzato. Su Facebook, la rete è costituita da un numero limitato di account di generali (da Di Maio e Di Battista a Carlo Martelli, figura virale importante, in giù) e – tutto attorno – da una serie di account di mediatori top e, aspetto decisivo, da pagine e gruppi di discussione che fanno da camera di risonanza. In basso vi sono semplici attivisti o fake di complemento: gli operai.”
Questo, in sintesi, il quadro offerto ai lettori da un quotidiano importante come La Stampa e da un giornalista esperto “studioso” del fenomeno 5 stelle.
Tutto però ha un limite e le cazzate quando diventano stratosferiche e fuori da ogni logica umana e politica vanno a sbattere contro l’evidenza che, a volte, è pure mortificante.
E infatti la famosissima star del web proM5S della scientifica “Cyber propaganda” della Casaleggio Associati non è altro che la moglie di Renato Brunetta. Tommasa Giovannoni Ottaviani, detta Titti, nata nel 1963, arredatrice d’interni e sposata con l’ex ministro e capo gruppo di Forza Italia alla Camera, dal 2011.
Una notizia, questa si, bomba, che smonta le ardite argomentazioni di Jacopo Jacoboni e le scomposte, significative e ridicole reazioni degli esponenti del PD che si sono ritrovati a fare la guerra giudiziaria a quella che ritenevano una macchina del fango del M5S, Beatrice Di Maio, “Titti”, come la chiama affettuosamente Renato. «Ho le mie idee. Non sono una militante del Movimento 5 stelle, non conosco nessuno personalmente. Ho fatto amicizia virtuale con tanti, e altre persone che avevano idee simili. Quello che pensavo ho scritto, sempre con ironia. Molte volte si trattava di battute, di satira, con la libertà tipica della rete. Non ho giocato, ero io con il mio animo, le mie passioni politiche, il mio impegno civile e i miei rapporti di affettività. Io sono Bea e porto nel cuore questa esperienza…».
Di questa incredibile, per certi versi grottesca, vicenda, ho voluto farne una riflessione che pubblico su PoliticaPrima a futura memoria. Per dimostrare, se ce ne fosse bisogno, come il sistema dell’informazione del nostro Paese, sia, in larga misura, un intreccio incestuoso con il potere politico dominante. E in grado di lanciare notizie confezionate ad arte per delegittimare qualunque forza politica “avversaria”.