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da close up 14 gennaio 2016
Un debuttante assoluto, ciò che ha rappresentato Bowie per tutta la sua vita e carriera, così come lo ha scritto in questo testo celeberrimo:”Sono un debuttante assoluto, sono assolutamente equilibrato, finché saremo assieme”.
Come non pensare che si possa trattare di una dedica all’arte e alla sua musica? Forse era proprio questo il segreto per reggere i continui cambiamenti, trasformismi camaleontici dal glam al jazz, dal rock al pop, voli pindarici collegati da un invisibile filo: l’innovazione continua senza mai perdere la propria identità, lo stile elegante e il tocco geniale che lo contraddistingueva.
Ha iniziando da teen ager con piccoli gruppi rock, ha collaborato con molti musicisti londinesi durante la sua giovinezza, soprattutto nel periodo hippy, delle serate nel suo club….poi mollato per rinnovarsi e distanziarsi da un sessantotto ormai stantio.
Nelle innumerevoli peripezie per emergere ed affermare la propria personalità artistica, nulla è stato regalato al nostro Duca Bianco: ha dovuto lottare per dimostrare che alla bellezza non c’era limite.
In questo arduo compito sono stati di fondamentale importanza la prima moglie Angela e il produttore Tony Visconti, fino ad arrivare a NY dove conobbe Andy Wharol. Lou Reed e Iggy Pop di cui produsse il disco Trasformer e con i quali condivise anche il periodo berlinese.
Prima di arrivare a Ziggy Stardust il suo primo capolavoro, sarà il caso di parlare di una parentesi della vita di Bowie, sottovalutata ma fondamentale: l’incontro con Lindsay Kemp…
Il grande mimo ha rappresentato per l’artista londinese l’iniziazione all’arte teatrale nella sua essenza più profonda, è infatti dall’incontro con Kemp, che Bowie inizierà un vero e proprio processo di trasformazione, che non avrai più fine.
Nel giugno del 1967 esce il suo primo album, intitolato semplicemente David Bowie, e nel frattempo vengono registrate altre tracce per la Deram Records.
Dal lato delle vendite l’impatto dell’album non si rivela quello sperato, anche per lo scarso interesse della Deram nel promuoverlo, ciò nonostante riceve alcune critiche positive e desta l’attenzione dell’attore e mimo Lindsay Kemp («l’ho ascoltato fino a consumarlo…» affermerà anni dopo) tanto che nel 1968 David eseguirà alcune delle tracce nello spettacolo Pierrot in Turquoise.
Il 1967 si conclude alla Playhouse di Oxford, il 28 dicembre, con una rappresentazione unica di Pierrot in Turquoise imperniato sul triangolo tra Pierrot, Colombina e Arlecchino. Il ruolo di Cloud, interpretato da David, è quello di una sorta di personaggio-narratore i cui continui mutamenti illudono e ingannano lo sfortunato protagonista. Durante lo spettacolo interpreta When I Live My Dream e Sell Me a Coat, insieme a tre composizioni scritte appositamente per l’occasione, Threepenny Pierrot, Columbine e The Mirror, tutte accompagnate al piano da Michael Garrett.
Da questo momento in poi la sovrapposizione dell’arte recitativa e quella musicale sarà onnipresente nella vita dell’artista londinese.
La sua creatura per eccellenza, come è evidente, viene rappresentata da Ziggy Stardust, un vero e proprio alieno/elfo, che ricorda un po’ il personaggio cinematografico creato nove anni dopo, de L’Uomo che cadde sulla terra, film di successo, in cui Bowie interpreta un extraterrestre intrappolato nell’ambiente umano, dopo essere caduto con un’astronave.
Il periodo di Ziggy Stardust rappresenta il successo, Bowie ha un grande seguito soprattutto tra gli adolescenti, abbagliati da quell’uomo esile in grado di cambiare tanti travestimenti all’interno dello stesso spettacolo, che non finisce mai di stupire.
The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, combinando gli elementi hard rock di The Man Who Sold the World con l’approccio maggiormente pop e sperimentale di Hunky Dory, viene pubblicato nel giugno ’72. L’album, rimasto in classifica per due anni, fu presto raggiunto dal precedente Hunky Dory, ormai vecchio di sei mesi, anch’esso rientrato in classifica trainato dal successo di Ziggy Stardust.
L’11 luglio 1969, dopo sole tre settimane dall’incisione e in tempo per l’impresa dell’Apollo 11, il 45 giri Space Oddity viene pubblicato (in versioni differenti) su entrambe le coste dell’Atlantico, con una buona accoglienza da parte della stampa specializzata. Alla fine del mese il cantante e il suo manager Kenneth Pitt si recano a La Valletta per il festival della canzone di Malta (dove esegue When I Live My Dream e l’inedita No-One Someone) e a Monsummano Terme per il Premio Internazionale del Disco, dove vince il suo primo riconoscimento per When I Live My Dream.
Il 4 novembre 1970 The Man Who Sold the World esce negli Stati Uniti dove riceve una buona accoglienza da parte della critica nonostante le scarse vendite.
L’album è fortemente caratterizzato dalla chitarra elettrica di Mick Ronson e rappresenta una deviazione dalle atmosfere prevalentemente folk e acustiche del precedente Space Oddity verso sonorità tipicamente hard rock.
Il 1971 rappresenta un momento cruciale per la carriera di David Bowie. Tony Visconti, al quale non piace Defries e che ne ha abbastanza anche del «meschino atteggiamento e dell’assoluto disprezzo verso la propria musica» mostrato da David, decide di andarsene e di trasferire le sue energie nella produzione dei primi successi di Marc Bolan.
È anche il momento della intensa collaborazione con Lou Reed, con cui condivise momenti molto intensi dal punto di vista creativo e dell’innovazione, fase già iniziata a New York attraverso la Factory di Andy Wahrol e un fecondo humus di evoluzione artistica. Nel 1974 esce Diamond Dogs. L’album fu il risultato di due differenti idee: un abortito musical basato sul futuro apocalittico descritto nel romanzo di George Orwell 1984, e le prime influenze soul e funk che iniziarono ad insinuarsi nella musica di Bowie.
La fase artistica che amiamo però ricordare di più, perché è quella, che indubbiamente sorprese molto i fan e in particolar modo la Germania, fu il periodo berlinese e della musica sperimentale elettronica, influenzato dai Kraftwerk e da una serie di artisti locali.
Infatti l’interesse di Bowie per la scena artistica in Germania, lo portò a trasferirsi a Berlino ovest per ripulirsi dalle droghe e rivitalizzare la propria carriera. Collaborando con Brian Eno mentre condivideva un appartamento a Schöneberg con Iggy Pop, egli iniziò a focalizzarsi sul minimalismo e sulla tetra musica ambient che avrebbero caratterizzato i suoi successivi tre album, la cosiddetta “trilogia di Berlino”.
Nello stesso periodo aiutò anche a risollevare le sorti della carriera di Iggy Pop, producendogli e scrivendo insieme a lui il suo primo album da solista intitolato The Idiot e il successivo Lust for Life, seguiti da un tour insieme in Inghilterra, Europa, e Stati Uniti nel marzo e aprile 1977, con Bowie nelle vesti di “anonimo” tastierista della band dell’iguana.
L’album Low (1977), parzialmente influenzato dalla musica Krautrock di Kraftwerk e Neu!, evidenziò un passo avanti per Bowie come compositore ed artista concettuale, distanziandosi dal semplice pop e rock per produrre ambiziosa musica “astratta” dove le liriche erano sporadiche e non indispensabili.
In questo periodo, Bowie ebbe la sua prima importante esperienza in campo cinematografico recitando come protagonista nel film di fantascienza L’uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg, regista che lo aveva scritturato dopo essere rimasto colpito dalla visione del documentario Cracked Actor inerente al Diamond Dogs Tour dell’anno precedente. Per la pellicola, David iniziò anche a comporre alcuni brani strumentali che avrebbero dovuto costituire la colonna sonora del film, ma che invece confluirono nei suoi successivi prodotti discografici.
Nel frattempo Bowie si avvicina sempre di più al cinema: gli anni ottanta investe molto di più nella carriera di attore cinematografico e teatrale e incrementa, sia come numero che come grandiosità, i suoi tour, mentre la produzione discografica si basa per tutto il decennio su un raffinato quanto generico pop, con album che ruotano intorno alla title track strutturata come hit da massiccia trasmissione radiofonica. Ashes to Ashes, Let’s Dance, China Girl, Loving the Alien sono solo alcuni dei successi alimentati dai suggestivi video che li accompagnano. Un fenomeno, quello dei video, che Bowie sfrutta nel modo migliore, da artista a tutto tondo quale si è sempre dimostrato.
Sono gli anni che rimarranno più impressi per quanto concerne la sua attività di attore: recitò a Broadway in una pièce teatrale tratta dalla triste storia di John Merrick, il cosiddetto “Uomo elefante”, interpretando proprio la parte del deforme Merrick senza l’ausilio di nessun make up e riscuotendo critiche lusinghiere.
Lo stesso anno fa un’apparizione cameo nel film tedesco Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, basato sulle esperienze dei giovani tossicodipendenti berlinesi negli anni settanta. La colonna sonora del film, nella quale Bowie è l’unico artista presente con pezzi tratti dagli album Station to Station, Low, Heroes, e Lodger, viene pubblicata pochi mesi dopo e riscuote un buon successo.
Nel 1986 Bowie recita nel film Absolute Beginners. La pellicola riceve critiche negative, ma il pezzo omonimo scritto da Bowie per la colonna sonora raggiunge la seconda posizione in Gran Bretagna.
Altra partecipazione cinematografica dell’anno è quella nel film fantastico Labyrinth, dove Bowie interpreta il malvagio re dei goblin Jareth, e per il quale scrive ben cinque nuove canzoni.
Bowie torna alla sperimentazione nei quattro diversissimi album degli anni novanta, col risultato di spicco di 1.Outside (e la creazione di un nuovo, sofisticato alter ego nella figura del detective Nathan Adler) a cui tornerà a collaborare Brian Eno, e un affascinante quanto artisticamente discutibile giocare con le tendenze musicali di fine secolo nella “jungle” di Earthling, e altri risultati meno brillanti.
Seppur sottovalutata la produzione musicale di Bowie continuerà ad essere feconda anche negli anni 90 e 2000, segnata dagli album Hours, Reality e Heaten.
Molti si sono chiesti cosa rendesse unico questo artista camaleontico, volubile al punto giusto, sensibile e impegnato, tanto da far parlare di lui senza apparire troppo spesso in pubblico, tranne che per i propri tour, che possono essere definì eventi planetari.
La risposta è che tutto ciò che faceva era intriso di bellezza, in una congiunzione di talento e ricerca, e da un’aura di magia e di magnetismo sottile quanto potente.
Si rimane incantati dalle Piramidi o dall’Oceano, come si rimane esterrefatti dal suono vellutato di una voce calda e al contempo pungente come una carezza data per far percepire la forza di una mano forte e decisa.
Come non essere incuriositi da uno sguardo bicolore, da occhi che descrivono molti cromatismi del cielo e un corpo che era in grado di adattarsi ad essere uomo, donna, entrambi?
Si divertiva Bowie a provocare senza nessun secondo fine, tranne quello di suscitare in se stesso e dopo nel pubblico domande sui fenomeni antropologici di un’umanita mai banale se non omologata e assuefatta dai cliché.
Quale mezzo migliore che il divenire, il proteismo, la ciclicità di una vita che non finisce mai grazie all’immortalità del genio e dell’anima?
Come non prendere in considerazione le ultime parole scritte in una lettera commovente senza essere retorici e che dimostrano l’estrema coerenza e deduzione all’arte fino all’ultimo istantane, sfidando la morte solo come un grande uomo possa dare?
” Io sto per morire… so che mancano pochi mesi alla fine della mia esperienza terrena..
Cosa faccio? Mi dispero, entro in depressione, rifiuto l’idea della morte e faccio finta che la malattia non esista?
Oppure decido di vincere la morte.. lo decido con l’anima, perché solo l’anima ed il cuore mi danno l’ispirazione per comporre musica come ho fatto per 50 anni…
Faccio brevemente i conti e, da quanto mi dicono i dottori, riesco a prevedere con uno scarto minimo la data del mio decesso e fisso l’uscita del mio nuovo ed ultimo lavoro per l’8 gennaio 2016, il giorno in cui compirò 69 anni.
Lavoro giorno e notte, ho tempo per comporre, per perfezionare, per interpretare, per registrare in studio e per fare i video… lo faccio il prima possibile perché non voglio che dal mio volto si possa intravedere la morte che, beffarda, sta falciando nel mio corpo senza che io possa difendermi.. Ma io ti sfido, morte…. cazzo se non ti sfido!!!
Ho sfidato e vinto il mondo bigotto degli anni 70 con la fierezza dell’ambiguità… ho amato uomini e donne, sono stato uomo, donna, alieno, e, alla fine, un corpo celeste.
Cosa puoi, tu, morte contro la mia eternità, la mia genialità, la mia follia, la mia creatività, la mia musica che vivrà per sempre?
Io sono Lazzaro, dilaniato dalle cicatrici, morirò nel corpo, ma vivrò in eterno attraverso la mia musica!.
Ho vissuto abbastanza per ricevere gli auguri di buon compleanno al quale pensavo di non arrivare, per vedere pubblicato il mio album… sono sopravvissuto all’8 gennaio… e tu, mia cara assassina, hai perso! Pensa solo che, se tu non avessi bussato alla mia porta, le mie opere sarebbero state 24, fossi riuscito anche a campare 100 anni, e invece, grazie a te, sono 25!!!
“Sai,…io sarò libero proprio come un uccello”
Noi ti vediamo volare David, ti vedremo per sempre, sei quel miracolo di vita e arte che uniti sono diventati non solo storia, ma un desiderio inverato di libertà assoluta, concretizzatasi attraverso la sua forma più nobile e polisemica che è l’arte.
Absolute Beginners
Principianti assoluti
Non ho molto da offrire,
non c’è molto da prendere:
sono un principiante assoluto
e sono assolutamente in me.
Finché siamo insieme
il resto può andarsene all’inferno:
io ti amo assolutamente
ma noi siamo principianti assoluti,
con gli occhi bene aperti
ma comunque nervosi.
Se la nostra canzone d’amore
potesse sorvolare le montagne,
potesse ridere con l’oceano,
proprio come nei film…
Non c’è alcun motivo
di soffrire per ogni avversità,
di stabilire regole rigide:
questo è assolutamente vero.
Niente di grave può capitarci
che non possiamo scuoterci di dosso.
Oh, siamo principianti assoluti
e abbiamo ben poco da perdere.
Finché tu sorriderai
non avrò bisogno d’altro.
Io ti amo assolutamente,
ma noi siamo principianti assoluti;
però se il mio amore è come il tuo
certamente ce la faremo.
potesse sorvolare le montagne,
potesse veleggiare sopra i dolori,
proprio come nei film…
Non c’è alcun motivo
di soffrire per ogni avversità,
di stabilire regole rigide:
questo è assolutamente vero.