di Fabio Belli
Qasem Soleimani non era un terrorista, come qualche politico idiota ha ostentato sui propri profili social.
Al contrario il generale iraniano era il capo della Forza Quds, un’unità speciale che operava al di fuori del territorio nazionale ed ha avuto un ruolo in prima linea nella devitalizzazione dell’ISIS in Iraq e Siria.
Terrorista può definirsi l’atto con cui è stato ucciso, un’operazione illegale eseguita da uno stato canaglia che da tempo avverte il traballare del proprio impero, abituato da svariati decenni a mettere a ferro e fuoco il mondo con inutili guerre finalizzate alla propria egemonia militare e culturale sull’umanità e a far valere gli sporchi interessi di una élite di potere.
Prima veniva creato il nemico a tavolino e lo si utilizzava per giustificare una guerra, ora il “cattivo” viene ucciso preventivamente sebbene il raid avvenuto fra il 2 e il 3 gennaio sia frutto di un’escalation di attentati avvenuti in territorio iracheno e siriano.
In questo caso i padroni del mondo, detentori delle maggiori fonti di informazione del pianeta, attribuiscono, come da copione, le responsabilità al nemico invisibile alterando capziosamente la percezione dell’opinione pubblica.
Non avranno bisogno di attendere la risposta dell’Iran, dovranno essere in grado di alimentare l’isteria collettiva, trasferendola dalle proprie posizioni guerrafondaie frutto di mentalità dementi e incontrollate, verso la massa emotivamente influenzabile che storicamente si è già lasciata convincere da ridicole fialette di polvere bianca, rivendicazioni manipolate e non comprovati attacchi chimici.
E’ molto superficiale ricondurre tutto a conclusioni manichee per analizzare una situazione, ma se proprio volessimo utilizzare un approccio sintetico da cui partire, potremmo dare uno sguardo alla mappa dell’immagine dove le bandiere stanno a rappresentare la nazionalità delle basi militari alcune delle quali insediate in maniera del tutto illegale.