Tenere i piedi ben piantati a terra. Essere onesti intellettualmente. La semplicità difficile a farsi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Tenere i piedi ben piantati a terra. Essere onesti intellettualmente. La semplicità difficile a farsi.
Finisce così, con l’invito a tenere i piedi ben piantati a terra, il colloquio concesso alla Stampa dal Ministro Speranza. Massimo Giannini scrive di lui che “ognuno si può fare una propria idea di questo ministro della Sanità. Ma nessuno può dire che non sia politicamente e intellettualmente onesto”. Ecco cosa serve oggi: una merce rara chiamata onestà intellettuale, e accanto il coraggio di stare alle cose, di avere con la realtà un rapporto concreto, vis a vis. La maggior parte della classe politica, invece, ha la testa altrove, ai propri affari elettorali, alle proprie fortune personali, al post da scrivere, alla diretta fb da far partire, al tweet da mandare, alla tante gente da rassicurare con prebende, bonus, agevolazioni, sgravi, promesse. Pochi stanno davvero ai fatti e al dovere pubblico.
Speranza lo dice con franchezza. Pensare al Natale oggi è lunare. Si tratta invece di camminare passo passo, di scrutare con attenzione e quotidianamente i dati che gli stessi Presidente di Regione inviano al CTS per essere processati e dedurne i comportamenti politici e di governo. È fuori luogo il filibustering politico, la polemica tutta ritorta sulle proprie convenienze, la chiacchiera che fa solo nebbia e impedisce di vedere i fatti. È un appello alla responsabilità pubblica e personale che è il vero tema politico di queste settimane. È come se la classe politica fosse chiamata a un esame, il più importante di questi decenni dopo la stagione del terrorismo. Il tema è questo: siete pronti ad affrontare una crisi mai vista? Siete pronti a puntare al bene pubblico piuttosto che al bene o all’interesse di questo o quello, vostro compreso? Siete all’altezza della fase, oppure no?
Gli eventi ci dicono che una parte consistente della classe politica (non più prescelta a seguito di un cammino svolto all’interno delle organizzazioni e delle comunità, ma da primarie, media e folli leggi maggioritarie) non è all’altezza. Non sa di cosa si sta parlando. È fuori posto. Ed è, alla fin fine, dannosa ben più che semplicemente inutile. Scaricano su altri le decisioni, fanno sindacato territoriale invece che occuparsi del bene comune, si celano dietro un dito e abbaiano alla luna.
Speranza, a cui viene detto di fare lavoro sporco (le chiusure) attirando il coro di proteste (“governatori” si far per dire compresi), risponde che non è affatto lavoro sporco, semmai “nobile”, perché “si tratta di salvare vite umane”. In questa battuta è racchiuso il senso di questa fase: salvare vite, ridurre la sofferenza, alleviare la sanità pubblica, consentire la cura, a partire dai più fragili. Ecco la nobiltà della politica, la sua bellezza, non il chiacchiericcio interessato e fastidioso di chi occupa posti di potere a vanvera e fa solo un gran rumore. Per questo dico: ce ne fossero di Roberto Speranza, ce ne fosse ancora di questa onestà intellettuale e di questa nobiltà. Altro che.
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