Telemaco ha rotto la fotocam, ma il vero selfie l’ha fatto Polifemo

per Gabriella

Di ROSANNA SPADINI su comedonchisciotte.org 7 luglio 2014

Prima che Telemaco nascesse Itaca era una piccola isola che vagava per i mari, come un delfino abbandonato alla corrente. Era nato lo stesso giorno in cui Odisseo era partito per la guerra di Troia e la madre lo aveva generato tra atroci dolori. Quando balzò alla luce del giorno le donne di casa gettarono un grido. Crebbe giorno dopo giorno e divenne un giovane uomo leale e schietto: semplice come la sua terra d’origine.

Quando giunse in Europa fu investito da un forte odore di muschio, come era solito sentire nelle grotte ombrose e solitarie dei boschi dell’Arcadia, mentre cacciava con l’arco. “Cerca tuo padre” gli aveva detto Atena ” i Proci stanno congiurando contro di te e la tua isola. Vogliono impadronirsi delle tue ricchezze, del tuo regno, e ambiscono alla mano di tua madre.”

 Telemaco/Renzi allora era salpato da Itaca, silenzioso e invisibile come le nebbie d’autunno, su di una nave che lo avrebbe portato in Europa, favorito dal dio Oceano, alla ricerca del padre Odisseo.

E quando iniziò a parlare davanti al consesso dei suoi pari, cominciò a dire: “Finalmente sono in Europa, sono venuto per fare un selfie all’Europa. Però non sono solo, mi accompagnano molti compagni di viaggio, ma  sono venuto soprattutto per cercare mio padre e la civiltà da lui fondata, i suoi valori, la sua ricchezza culturale.   I Proci hanno fatto di tutto per ostacolarmi, ma alla fine siamo riusciti a formare un gruppo che farà grandi cose.  Devo ringraziare i miei compagni per essere qui oggi, perché hanno dovuto sopportare ogni tipo di aggressione. Hanno cominciato col mio amico Nigel: la stampa del mio paese si è inventata di tutto per dipingerlo come un mostro.  L’hanno accusato di xenofobia, di misoginia, di omofobia, di essere un evasore, di aver rubato da piccolo le figurine degli atleti di Olimpia, ai suoi compagni di classe.

Tutti i miei compagni li hanno descritti come degli orchi assassini, hanno riesumato qualunque spettro del passato per annientare la loro credibilità. Finché non si sono arresi al fatto che l’EFDD (Europa della libertà e della democrazia diretta) è ormai una realtà. Noi esistiamo e siamo qui oggi per difendere i valori più alti della democrazia. E ora che ci siamo dobbiamo togliere di mezzo ogni ostacolo che impedisca ai cittadini di sapere cosa accade qui, chi prende le decisioni, chi ne fa le spese, chi governa senza essere mai eletto dal popolo, ma cambia la vita di chi resta senza lavoro, di chi non ha soldi per comprarsi da mangiare, di chi è costretto a licenziare i suoi dipendenti, o a dichiarare fallimento. 

Dobbiamo dire al nostro popolo chi sono i nominati, da chi sono stati messi sulle loro poltrone, e perché sanno solo ripetere che “serve più Europa, servono più soldi alle banche, serve più rigore.” Purtroppo parlano sempre di austerity, tagli alla spesa pubblica, ai salari, agli stipendi, alle pensioni. Ci hanno detto che la soluzione era l’austerity. Era una soluzione, certo, ma quella sbagliata! Nel nostro paese, solo l’anno scorso, più di 300 aziende al giorno sono state costrette a chiudere.

Non serviva essere economisti per accorgersi che una compressione della spesa in un momento di crisi avrebbe portato ad una stagnazione che avrebbe peggiorato ancora di più la crisi. Perfino al Fondo Monetario se ne sono accorti: ne ammazza di più la medicina della malattia.

Questa è l’Europa che si è trasformata in un Minotauro gigantesco, che ha bisogno delle sue vittime sacrificali, ci afferra alla gola e ci toglie l’ossigeno.  Ci rassicurano che le cose vanno meglio, che la crisi sta passando, che si intravede la luce alla fine del tunnel, ma sono i fari del treno che ci stanno piombando addosso! Si chiama Fiscal Compact, Pareggio di bilancio, Mes. 

Così ad un paziente già ammalato hanno somministrato il colpo di grazia: il Pareggio di bilancio,  che nel nostro paese è stato inserito addirittura nella Costituzione dei nostri padri.

Significa che se non abbiamo soldi non possiamo neppure trovarne, privi come siamo di sovranità monetaria, senza indebitarci. In nome di Zeus! In più ci hanno chiesto di ridurre il rapporto debito pubblico/Pil al 60% in 20 anni. Significa prendere un tessuto economico già disastrato, un tessuto imprenditoriale disperato, un tessuto assistenziale ai limiti dell’inesistente, e applicarvi tagli a pioggia pari anche a 50 miliardi all’anno per 20 anni. E lo chiamano “Grande sogno europeo”! Quindi sono venuto qua per trovare mio padre, rintracciare i suoi valori e vendicarlo.  Come nella tragedia Oreste  vendica la morte del padre, uccidendo i suoi assassini.

Poi non contenti, per salvare gli amici del mondo della finanza, la cui sconsiderata  ingordigia ha ridotto in povertà decine di milioni di persone, hanno istituito il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, che indebita interi popoli all’infinito, impegnandosi per centinaia di miliardi che possono essere rinnovati a piacere da un gruppo di oscuri oligarchi che si ritrovano in Lussemburgo, come una setta, senza che nessuno possa leggere le carte, senza che nessuno possa citarli in giudizio, senza che nessun governo nazionale possa rifiutarsi di pagare. Questo salasso per il nostro paese vale 125 miliardi e poi se un giorno avessimo bisogno di essere salvati, il MES ci presta i soldi. Ce li presta! In cambio di “condizionalità”, cioè a debito.

Le chiamano “condizionalità”, ma significano “cessioni di sovranità”. Si infilano nei parlamenti nazionali e sottraggono ai cittadini ogni giorno  un pezzetto dei loro diritti, per conferirli dentro a qualcosa che non c’è ancora. A questo è servita la crisi, perché le guerre oggi non si fanno più con  le falangi oplitiche, ma con lo spread. Da una falange ti puoi difendere, ma lo spread non lo vedi e non lo senti. E’ un assassino perfetto, silenzioso e ineffabile.

Grazie allo spread puoi creare strumenti micidiali come l’ERF, Fondo Europeo di Riscatto. Ti fanno credere che devi riscattarti perché sei un PIIGS, anche se versi più dracme all’Europa di quanti l’Europa te ne renda. E allora come ti riscattano? Se non ce la fai a rispettare il Fiscal Compact vengono a suonare con l’esattore alla frontiera e ti costringono a consegnare gli asset patrimoniali nazionali, le riserve valutarie, le riserve auree e parte del gettito fiscale, fino ad ottenere garanzie per tutta la parte eccedente il rapporto del 60% del debito sul PIL. Come un curatore fallimentare che poi vende tutto: un’immensa Equitalia al cubo!

Cosa stiamo diventando? Siamo governati da scienziati pazzi che fanno esperimenti di ingegneria finanziaria su interi popoli? In Grecia negli ultimi due anni si sono suicidate per disperazione oltre 7mila persone. Ci sono genitori che hanno deciso di abbandonare i propri figli negli orfanotrofi, per garantirgli almeno un pasto al giorno e un letto caldo per l’inverno. In Italia, rispetto al livello pre-crisi ci sono tre milioni di poveri in più (+93,9), il Pil è crollato del 9%, la produzione industriale è precipitata del 23,6%, le costruzioni del 43,15% …

È questo il grande successo dell’Europa? Un’élite di mentitori di professione che cambia i metodi di calcolo alla bisogna, facendo così sparire in un attimo i dati che non devono essere mostrati? Non è vero che la Grecia sta migliorando, al contrario è in profondo rosso. La si poteva salvare, rappresenta solo il 2% del Pil Europeo. Ma i cittadini che ne possono sapere? In Italia raccontano spesso che servono più sacrifici, perché “Ce lo chiede l’Europa!”. Ma l’Europa che vogliamo noi non è quella che continua a drenare linfa dalla propria gente, che rovina i suoi imprenditori, i suoi lavoratori, che toglie lo stato sociale ai deboli e tutela i ricchi e i forti.

L’Europa che vogliamo noi è un’Europa davvero solidale, non solo sulla carta, ma nei fatti. Dove i diritti degli immigrati non sono soltanto inchiostro steso su qualche convenzione per sentirsi la coscienza pulita, ma si traducono in un’azione di supporto corale, dove tutti si sentono vincolati da un grande impegno comune.

L’Europa che vogliamo noi non è quella che costringe le democrazie in crisi a versare centinaia i miliardi che finiscono su un conto in Lussemburgo a finanziare le democrazie che stanno bene, quelle della Tripla A, come la Germania. 

l’Europa che vogliamo noi non è quella oscura, un buco nero nel quale tutto entra e dal quale nulla esce, ma è l’Europa della democrazia diretta, dei referendum popolari, delle informazioni che circolano e della conoscenza condivisa. 

È l’Europa consapevole delle scelte ambientali che possono cambiare le sorti del nostro pianeta.  
È l’Europa della libertà individuale, dei diritti, della sostenibilità. È l’Europa dei cittadini e non quella di Van Rompuy. 

E allora con il nostro gruppo facciamogli vedere che cosa significa democrazia, cosa significa veramente rendere partecipi i cittadini delle scelte che cambiano la loro vita, facciamogli vedere cosa significa lavorare per l’interesse di tutti i paesi europei, e non solo di quelli più importanti …

Opssssssssssssssss, scusate ho fatto un errore, mi sono sbagliata, probabilmente ho confuso i file e questo non è il discorso di Telemaco/Renzi, ma è quello di Polifemo. Però il senso c’era, allora forse Telemaco ha rotto la fotocam e il vero selfie all’Europa l’ha fatto Polifemo. Chi è Polifemo? Ma è quel comico … quell’uomo di spettacolo … quello showman tutto arruffato  che tiene quelle esibizioni divertenti, nei teatri e nelle piazze, ve lo ritrovate sempre dappertutto.

No, no, non è Crozza … Questo ha i capelli, anzi ha molti capelli data l’età, ma sono tutti bianchi e sempre spettinati. Sì dai … l’avete capito …  Polifemo è Grillo.  Ora spetta a voi scatenarvi con le vostre considerazioni. 

Del resto lo diceva anche W. Churchill: “A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi,
 si rialza e continua per la sua strada.”

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.