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di Patrizia Perrone – 4 aprile 2017
Nell’ultima settimana abbiamo sentito parlare abbastanza degli scontri tra manifestanti e polizia a causa dei cantieri TAP, in Puglia. Difficile capire pero` cosa sta davvero succedendo. Qualcuno non riesce a capire perché gli abitanti del territorio interessato, tra San Foca e Melendugno, si stanno “mobilitando per difendere poche centinaia di alberi di ulivo”, considerato anche che rassicurano che verranno in seguito ricollocati nella loro posizione originale.
Ma e` davvero la lotta tra chi vuole il progresso e chi invece rifiuta a prescindere qualsiasi innovazione?
Direi proprio di no.
L’opera in discussione e` veramente necessaria? La sua realizzazione riguarda davvero il bene superiore della comunità? I pareri sono discordi.
I cittadini di San Foca protestano al fianco del loro Sindaco, e molti amministratori locali dei dintorni sono al loro fianco. 82 sindaci salentini hanno sottoscritto l’appello “FERMIAMO LA TAP”. Anche il Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, protesta.
Istituzioni contro Istituzioni, quindi.
Ma sarebbe meglio dire territorio contro governo centrale. Un governo che come i precedenti continua imperterrito nella sua azione spesso accompagnata da un “ce lo chiede l’Europa” che si traduce in “ce lo chiedono gli interessi economici di qualcuno”. Che sia una banca, una compagnia petrolifera, un amico imprenditore a volte e` solo un particolare.
A chi conviene la TAP? Non certo ai cittadini della Puglia, visto la protesta che il cantiere ha suscitato.
Non e` mia intenzione entrare nel merito della questione da un punto di vista tecnico, tanto e` già stato scritto da chi ha senz’altro conoscenze più approfondite della questione. Inviterei a tal proposito alla lettura dell’articolo pubblicato su valigia blu che mi sembra uno dei più completi e di chiara comprensione.
Io mi limiterei qui ad osservare che questo scontro tra governo centrale e volontà territoriali sta diventando una costante. Penso ai cantieri NO TAV, penso alle polemiche sulle trivellazioni.
I pareri dei territori restano sempre più spesso inascoltate, nonostante il risultato referendario del 4 dicembre abbia ampiamente dimostrato quanto gli italiani non gradiscano ingerenze dello Stato sulla pianificazione all’interno di un territorio regionale.
In generale e` proprio il concetto di democrazia ad essere messo in discussione, mentre la fiducia nelle istituzioni vive un momento davvero drammatico.
Troppi silenzi negli anni, troppe istanze inascoltate, troppi misteri irrisolti, troppi crimini rimasti impuniti.
Il cittadino si sente sempre più ostaggio di una politica che invece di fare gli interessi del popolo passa sulla sua testa, nel nome di logiche economiche ed utilitaristiche.
La salvaguardia dell’ambiente e` sempre più messa da parte, le malattie causate dall’inquinamento aumentano e la mancanza di una correlazione certa, dovuta anche a una mancanza di ricerche mirate, tra agenti inquinanti e patologie non sembra affatto tranquillizzare la popolazione.
Che di industrializzazione a volte si muore in Puglia lo hanno imparato sulla loro pelle, a causa dell’Ilva. Ed e` proprio questa incantevole regione del sud, che in questi anni ha assaporato il piacere di una rinascita turistica, lo scenario della protesta per la TAP.
Possibile che il percorso dell’oleodotto non possa essere deviato trovando un accordo con gli abitanti di località a vocazione contadina e turistica? Possibile che la politica debba servirsi delle forze dell’ordine per bloccare i manifestanti e non utilizzare i canali della mediazione e della trattativa ai tavoli, anche coinvolgendo i corpi intermedi sempre più spesso ignorati?
E` dunque questa l’era dell’arroganza, del braccio di ferro, di uno scontro serrato tra chi dissente e chi ha già deciso in altri luoghi il destino di un territorio?
E soprattutto e` sempre il sud maltrattato, vilipeso, ignorato, trascurato a dover poi pagare in alberi, aria, mare, le uniche ricchezze che ha, il prezzo del progresso?
Io in Puglia voglio andarci a ballare la taranta, a gustare i taralli, la burrata, per tuffarmi in un mare azzurro e limpido. Mi voglio fare la bruschetta con l’olio di quelle piante oggi in pericolo, olivi secolari che raccontano storie contadine di un popolo che non si e` mai arreso e che non lo fara` neanche stavolta.