Superare l’individualismo patriarcale

per tonigaeta
Autore originale del testo: Antonio Gaeta

di Antonio Gaeta  8 luglio 2016

Probabilmente le ideologie che supportano il proliferare delle culture ispirate all’individualismo borghese (*) costituiscono l’ultimo stadio di un percorso antropologico molto lungo, sulla cui origine c’è da indagare nella formazione delle culture patriarcali: quelle affermatesi tra gli 8000 e i 6000 anni fa, grazie alle invasioni in quasi tutto il mondo dei cosiddetti popoli indoeuropei.

Io sono tra coloro che testimoniano i grandi meriti di Heide Gottner-Abendroth e di Marija Gimbutas, nel documentare, con criteri di rigorosa e indiscutibile ricerca scientifica, l’organizzazione su tutto il pianeta delle prime forme di civiltà, caratterizzate dalla assoluta parità sociale tra i sessi, nonché ispirate dall’adorazione di ogni manifestazione della grande Dea, madre di tutte le cose esistenti.

Per chi é convinto sostenitore della verità scientifica, costituita dalla darwiniana evoluzione delle specie viventi (e di quella umana in particolare), non dovrebbe essere difficile comprendere perché le prime culture religiose dei primi “homines sapientes” individuassero nella grande Dea l’origine di tutto ciò che li circondava (compresa la nostra stessa specie).

Quindi, sterminate praterie di ricerca sono dinanzi a coloro che vogliono e vorranno cimentarsi nel seguire e proseguire quelli che l’antropologa Heide Gottner-Abendroth ha definito i “moderni studi matriarcali”.

Per ciò che mi riguarda, la produzione scientifica frutto di accurati e dettagliati studi sulle “civiltà matriarcali” e sulle culture ad esse connesse, al momento sono sufficienti per poter iniziare a indagare in un campo molto più vasto e complesso: quello della genesi, dello sviluppo e dei limiti anche temporali delle cosiddette “civiltà patriarcali”.

Con questa definizione intendo evidenziare tutte le conseguenti convinzioni e i relativi comportamenti (culturali/mentali), che da 8-6000 anni a questa parte hanno foggiato il nostro sapere, scrivendo e non appropriatamente documentando ciò che oggi definiamo “(la nostra) Storia”.

Le mie letture, le mie riflessioni e i miei studi mi hanno sempre più aiutato nel capire che scrivere la Vera Storia dell’Homo Sapiens non può gravare sulle limitate risorse psicofisiche di pochi studiosi di antropologia. Ciò non soltanto perché tutto il mondo accademico sarebbe pronto a seppellire di ridicolo quest’impresa solitaria.

Credo, invece, che reinterpretare per la 1′ volta in modo collettivo la Storia delle prime forme di civiltà conosciute dalla nostra specie può costituire esperienza intellettuale e psicologica, caratterizzata dal superamento della mentalità individualistica dominante, generata dalle stesse culture patriarcali.

Il motivo fondamentale per cui sono convinto della assoluta validità e necessità dell’adozione del metodo collettivo di ricerca, di documentazione, di dimostrazione e di esposizione/narrazione risiede nella non separabilità del concetto di “dominio” di classe (o di casta) da quello dell’esercizio del potere individuale di ogni suo esponente.

Oggi sappiamo perché si formarono le classi (o caste) sociali, che hanno poi caratterizzato tutta la “Storia” da noi conosciuta (vedi https://www.nuovatlantide.org/le-societa-matriarcali-e-patriarcali-le-classi-sociali-lo-stato/).

Pertanto, potrebbe diventare oltremodo interessante (ma forse indispensabile) l’approfondimento dell’indagine sui significati originari dei comportamenti individuali insiti nelle culture patriarcali: soprattutto di quelli ispirati dai miti eroici, e dal predominio della mente sulle logiche psicofisiche e biologiche del corpo.

Si tratta di forme e metodi di “dominio” usati e abusati dalle classi (o dai ceti) sociali dominanti e, quindi, dai singoli individui di loro appartenenza.

Su questo vasto e molto affascinante campo di esplorazione io chiamo chi intende seguirmi, nel condurre tutti insieme l’avvio di un’opera che in seguito potrà rivelarsi immensa: soprattutto nella sua millenaria importanza e nel suo insostituibile valore antropologico.

Si tratterebbe di un’opera che altri dopo di noi potranno proseguire e di cui noi stessi potremmo beneficiare, in termini di riconoscimenti dei primi meriti.

Come 1° strumento di riferimento al momento indico la rivista on-line pubblicata sulla pagina di FaceBook intitolata: ”Antropologia: sintesi biologica della specie” (https://www.facebook.com/2000sex/).

Se le adesioni saranno confortanti, si potrà pensare anche a pagine web sganciate da FB. Al momento credo che il social-network costituisce un popolare veicolo di informazione, che può coinvolgere più persone. Quindi, spero che la pagina, da semplice luogo di frammentaria consultazione, possa divenire strumento di apprendimento, di interrogazione e di approfondimento.

Resta invariato il riconoscimento nei confronti della rivista on-line “NuovAtlantide”, grazie alla quale gli argomenti antropologici possono essere intrecciati con quelli storici, politici e sociali.

(*) Illuminante a questo proposito il saggio “Dialettica dell’Illuminismo” di Max Horkaimer e Theodor Adorno, nel quale il mito di Ulisse viene sviscerato come emblematico di un simbolismo di tipo eroico, funzionale all’ascesa individuale del rappresentate di una casta sociale vincente.

Secondo i due autori, infatti, l’eroe borghese (che si identifica negli ideali ispirati dal mito di Ulisse), fa sì che l’Illuminismo, movimento intellettuale che difese e propugnò l’autodeterminazione razionale degli individui, finisse con l’imporre al mondo una razionalità scientifica in grado di neutralizzare la stessa libertà, che rivendicava al soggetto. Questa ragione scientifica, basata sull’oggettivazione della realtà (come se il soggetto non ne fosse parte integrante e interattiva), si proponeva di dominare tutto il mondo della natura, allo scopo di uno sfruttamento strumentale. Con lo sviluppo della tecnologia, anche l’uomo (la vita umana stessa) sono diventati oggetto di analisi a scopo di dominio e di manipolazione.

Pertanto, il progetto illuminista si è risolto nel suo opposto. Tra la ragione, intesa come facoltà della soggettivistica scienza, e la ragione intesa come facoltà della libertà sociale della conoscenza, si è così sviluppato un conflitto, conclusosi con la vittoria della razionalità tecnocratica. L’Umanesimo che iniziò nel XV secolo, dopo l’avvento dell’Illuminismo (XVIII sec.) é stato di fatto affossato e il trionfo storico-culturale della “borghesia” rinascimentale ha conosciuto la decadenza assoluta, caratterizzata dalla reintroduzione della schiavitù e la mondializzazione delle guerre più atroci e sterminatrici del genere umano.

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