Super 8 e pifferai

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 21 settembre 2014

Renzi vuole che la sinistra dem metta la testa fuori dal guscio. Vuole la soluzione finale, come ha già spiegato qualcuno. Non ha scelta: tante ne ha dette, tante ne ha date, che adesso ha il fiato corto. Quando si fa politica viene sempre il momento di computare le risorse a disposizione, e di valutare se si è fatti più passi avanti o indietro. Qui, a questo punto, scatta ammuina oppure si punta a menare le mani. Tipico dei coatti, peraltro. Dunque, la sinistra tiri fuori la testa che io, Renzi, la meno. Be’, io penso che abbia ragione. Nel senso che la sinistra dem deve tirar fuori la testa. Certo, non offrire l’altra guancia, non da sciocchi, ma in modo intelligente. Pragmatico. Ma duro. Fissando i paletti intanto, e facendo proposte alternative. Come ha fatto, ad esempio, Bersani oggi sul Sole 24 Ore.

Riassumo le cose che ha detto l’ultimo segretario del PD. La flexsicurity alla danese costa parecchio (15 miliardi, dice): dove sono i soldi? Il problema numero 1 è la produttività, e quindi è giusto intervenire anche sul mercato del lavoro. Ma il contratto a tutele progressive deve valere per tutti i contratti, non solo i nuovi: non è questa la strada per unificare, per ridurre la segmentazione del mercato del lavoro, dice Bersani. Tutele crescenti: la facoltà di interrompere il rapporto di lavoro deve decadere dopo tre-quattro anni e alla fine la reintegra deve rimanere. È una tutela che va garantita. Anche per questo, per non far pesare troppo l’onere sociale del lavoratore sulle spalle delle aziende, si deve rendere il contratto a tempo indeterminato meno oneroso mediante sgravi fiscali. Se si va verso un sistema universalistico degli ammortizzatori, bisogna dire con chiarezza che si sceglie la progressività, perché i costi non sono sostenibili nell’immediato [nota personale: non si può fare spending review in eterno, perché alla fine non ci saranno nemmeno più i soldi per i super 8 di Renzi!]. Inoltre, chi fa le politiche attive deve essere lo stesso che eroga il sussidio. Che interesse ha la Regione a riavviare al lavoro, se tanto il sussidio lo paga l’Inps? E poi ci vuole più flessibilità in azienda, molti temi vengano gestiti direttamente a livello aziendale. “Introduciamo un nuovo equilibrio tra capitale e lavoro”, conclude Bersani.

Bisogna scendere in campo con proposte precise, dunque. Persino ben ‘narrate’. La materia è complessa e la propaganda di Renzi, purtroppo, ha già ‘drogato’ l’opinione pubblica, ‘curvata’ dalle sue uscite contro CGIL, ‘vecchi’, ‘garantiti’. L’apartheid, insomma. È il primo esempio di ‘disintermediazione’: si fa un bel video messaggio (alla Vendola, perché l’agenzia è la stessa) e Renzi piomba direttamente nelle case degli italiani, alla faccia della Camusso, anzi contro di lei. Adesso tutti a lodare l’arguzia comunicativa del premier, la geometrica potenza del suo videomessaggio. Ho letto molte dotte disquisizioni sul tema: la colonna Traiana, la finestra aperta, le mani che non si vedono, ecc. Il mondo è pieno di semiologi od opinionisti pronti a suonare il piffero della rivoluzione o del potente di turno, si sa. Ma immaginare che la politica possa ruotare a lungo attorno a certi filmetti, oppure a evocare nemici, è da illusi. Prima o poi qualcuno chiede conto, e il tempo è prezioso pure per Renzi. In Europa, per dire, lo aspettano scuri in volto. Tra un po’ non gli basteranno nemmeno più i video da Piccolo Fratello. Tiriamo fuori la testa dal guscio, quindi. Una lunga e antica militanza nella sinistra dovrebbe averci insegnato che stare in un angolo non aiuta, anzi è l’anticamera della fine. Prendi schiaffoni e basta, e prima o poi ti schiacciano. Si torni a lavorare, allora, senza dissimulazioni. Pragmaticamente ma con durezza. Come dice Bersani.

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