Sulle stragi e sulla strategia della tensione…

per Davide Morelli
Autore originale del testo: Davide morelli

Suppongo che in Italia per quanto riguarda le cosiddette stragi di stato ci siano tre livelli: 1) gli esecutori materiali 2) gli strateghi, ovvero coloro che hanno pianificato tutto 3) i mandanti, ovvero coloro che hanno voluto tutto. Personalmente non ho mai creduto alla teoria dei cerchi concentrici di Corrado Guerzoni, che a mio avviso è sempre stata un modo per assolvere i politici. Secondo questa teoria non esisterebbero mandanti che ordinano di mettere le bombe ma ci sarebbero soltanto politici di primo piano che criticano la politica del governo ad esempio, i loro portaborse che si lamentano del sistema, i politici locali che dicono che la situazione è insostenibile, cattivi maestri di pensiero a capo di gruppi giovanili neofascisti che dichiarano che bisogna alzare il livello dello scontro e giovani estremisti che decidono di compiere un attentato terroristico. A mio avviso i politici non avevano bisogno di far cadere tutto nell’indistinto perché erano certi dell’impunità all’epoca. Avevano invece bisogno di dare ordini chiari e precisi ai loro sottoposti. Naturalmente ci sono stati anche coloro che hanno coperto ed insabbiato ma non è detto che costoro siano responsabili delle stragi: molto spesso hanno reso farraginose le indagini perché hanno ritenuto che la verità fosse troppo scomoda e che il popolo non dovesse saperla per non far perdere fiducia e credibilità nelle istituzioni. In Italia negli anni di piombo i depistaggi erano all’ordine del giorno. Le stragi a mio avviso sono state tutte pianificate nei minimi dettagli e ben poco è stato lasciato al caso. Si rifletta sulla strage di Bologna: 1) hanno colpito il primo Sabato di Agosto, ovvero durante l’esodo dei vacanzieri. 2) hanno bloccato per giorni il traffico ferroviario, spezzando l’Italia in due. 3) hanno colpito simbolicamente il cuore di Bologna, città rossa per antonomasia. 4) la bomba, collocata nella sala d’attesa, ha investito anche il parcheggio dei taxi e il treno Ancona-Chiasso, fermo in quel momento sul binario 1. È stato pensato tutto per fare il maggior numero di vittime. Per capire gli stragisti non bisogna essere depositari di segreti o verità: basta solo ragionare a rigor di logica perché coloro che hanno ideato tutto lo hanno fatto in modo freddo e spietato. Per quanto riguarda le stragi di stato gli esecutori materiali molto spesso sono stati esponenti di estrema destra, alcuni dei quali hanno dichiarato agli inquirenti di aver compiuto i crimini con la complicità dei servizi segreti deviati, la massoneria e la Nato. Ma molto probabilmente le loro scarse testimonianze non sono state ritenute credibili. Le hanno considerate inattendibili ed infondate. Spesso però gli esecutori materiali, i cosiddetti bombaroli, si sono rivelati omertosi e non hanno rivelato alcun segreto per paura di ritorsioni e vendette; addirittura si sono dichiarati innocenti e non si sono mai assunti le loro responsabilità. Gli stragisti non hanno mai dimostrato alcuna pietà e neanche alcun ravvedimento. Tutto comunque è complesso. Ricordiamoci infatti che ai tempi della guerra fredda c’era la cosiddetta strategia della tensione che era stata pensata probabilmente dai militari americani per due motivi: 1) destabilizzare per stabilizzare, ovvero compiere stragi perché la popolazione si orientasse politicamente verso destra e volesse più ordine, più autorità e più polizia 2) cercare di attribuire la colpa delle stragi all’estrema sinistra in modo da far ottenere alle forze anticomuniste una vittoria schiacciante alle elezioni. Colui che coniò il termine “strategia della tensione” fu il giornalista inglese Leslie Finer del settimanale “The observer” che ipotizzò una strategia terroristica degli USA in combutta con il regime dei colonnelli greci per emarginare la sinistra ed instaurare un governo autoritario in Italia. Ricordo anche che ai tempi della guerra fredda erano presenti nel territorio italiano delle strutture paramilitari, chiamate anche stay behind, come la Gladio. Era stata creata all’epoca anche un’organizzazione segreta come il Noto servizio(o Anello), fortemente anticomunista. All’epoca dei fatti quindi non esistevano solo lo stato e l’antistato ma anche uno stato segreto e parallelo, che potremmo anche definire doppio stato. È però molto difficile provare il coinvolgimento degli americani nelle stragi, anche se diversi studiosi lo hanno ipotizzato. Anche il grande giornalista Sergio Zavoli lo ha scritto. Però la magistratura italiana si è sempre trovata di fronte ad un muro di gomma. Nessun politico o militare americano è mai stato incriminato o almeno indagato. Basti pensare che l’Italia è uno stato a sovranità limitata e ci sono molte resistenze istituzionali quando uno stato deve processare se stesso e quando addirittura deve processare una superpotenza che lo ha liberato da Mussolini e dai nazisti e che poi lo ha aiutato enormemente a risollevarsi con il piano Marshall. È sempre stato impossibile bloccare l’ingerenza degli americani nella nostra politica interna ed estera. Pier Paolo Pasolini scriveva il 14 Novembre 1974 riguardo ai responsabili della strage di Piazza Fontana che: “se il potere americano lo consentirà – magari decidendo “diplomaticamente” di concedere a un’altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon – questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato”. Lo stesso Indro Montanelli dichiarò che per capire e scrivere la storia di Italia bisognava affidarsi alle fonti degli storici inglesi ed americani invece che a quelle degli studiosi nostrani. Ricordo che in Italia c’è ancora il segreto di stato sulla repressione del brigantaggio meridionale: figuriamoci se non c’è sulle stragi avvenute pochi decenni fa. Comunque l’America non ci ha solo colonizzati culturalmente ma anche militarmente e politicamente. Inoltre va ricordato che non tutta la violenza politica allora era dovuta all’estrema destra ma anche alle brigate rosse. Vorrei anche far riflettere sulla cosiddetta presunzione di colpevolezza delle vittime delle brigate rosse da parte di alcuni di sinistra. Ritengo personalmente che Guido Rossa, Aldo Moro, Walter Tobagi, il fratello del pentito Peci(tanto per fare alcuni esempi) siano innocenti ed esenti da colpe quanto le vittime del terrorismo stragista. Veniamo ora ad un’altro punto. I fautori della realpolitik potrebbero sostenere che il prezzo è stato alto da pagare ma grazie alla protezione americana i danni collaterali sono stati limitati. Potrebbero anche sostenere che se il Paese fosse stato sotto il patto di Varsavia forse sarebbe stato molto più povero. Con la caduta del muro di Berlino l’Italia si sarebbe ritrovata a far parte economicamente delle nazioni del secondo mondo e non del primo mondo. Inoltre il comunismo ha commesso molti più eccidi dei governi americani che si sono succeduti nel tempo. La presenza americana e le sue organizzazioni paramilitari potrebbero essere viste quindi anche come un sacrificio necessario per il benessere dell’intero Paese. Ma queste potremmo ritenerle considerazioni di carattere troppo pragmatico e prive di alcun scrupolo morale, che forniscono troppi alibi, giustificazioni e scuse alla condotta americana: realpolitik appunto. Nel frattempo le famiglie delle vittime attendono ancora la verità giudiziaria. Nel frattempo le stragi sono ferite che ancora non si rimarginano. A mio avviso nessun stragista ha delle attenuanti ma con queste poche righe ho cercato di considerare tutto riportandolo al contesto storico, politico e sociale di quegli anni. Molto probabilmente quel tipo di terrorismo non tornerà mai più perché non ci sono più i presupposti e in pochi decenni la società è cambiata radicalmente. Le stragi ormai sono pagine di storia indelebili. Ma nei processi sono stati molti gli omissis e su queste carneficine non è ancora stata detta l’ultima parola

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