Sulla psicologia e sugli psicologi

per Davide Morelli
Autore originale del testo: Davide morelli

Kurt Lewin più di mezzo secolo fa scriveva che i concetti della psicologia erano aristotelici, nonostante l’utilizzo sempre più affinato e complesso della statistica. Secondo Lewin i fenomeni psichici potevano essere ricondotti a leggi se poteva essere calcolata una media. Ma Lewin evidenziava anche alcuni limiti delle ricerche in psicologia: il passaggio dal calcolo della media ad esempio al concetto di bambino o adulto medio, il basarsi esclusivamente sulla frequenza e sulla regolarità, la mancata considerazione delle eccezioni, la mancata considerazione dei dati sia storici che geografici del campione studiato. Ancora oggi, per quanto si siano affinate le tecniche di campionamento e i calcoli vengano fatti col computer(e per questo oggi l’analisi fattoriale è sempre più diffusa, mentre negli anni ottanta al massimo facevano una analisi della varianza), la psicologia ha sempre alcune di queste caratteristiche. Non sappiamo se in futuro la psicologia sarà aristotelica oppure galileiana. Come ha osservato Caracciolo nel 1992 c’è chi da sempre pensa che sia impossibile quantificare le caratteristiche psichiche e mentali degli individui. Eppure anche la psicologia è una scienza, sebbene sia costituita a livello epistemologico quasi esclusivamente da misure indirette soggettive. Si hanno misure indirette oggettive quando ad esempio un neuropsicologo fa una diagnosi di natura dopo esami neurologici(un eccesso di dopamina nel sistema mesolimbico per la schizofrenia, un deficit di serotonina nel lobo frontale per la depressione, l’atrofia dell’ippocampo per un disturbo post-traumatico da stress, etc etc). Ma l’oggettività è molto rara. Anche in psicologia viene fatta una distinzione tra ricerca di base e ricerca applicata. Sono molte le questioni irrisolte a livello di concetti e di metodi. Gli sperimentalisti che vogliono quantificare cercano di creare campioni rappresentativi della popolazione e di controllare le variabili. A livello teorico valuteranno la validità di costrutto. A livello pratico valuteranno invece la capacità predittiva ad esempio di un test. Ci sono anche sperimentalisti che pensano che un semplice questionario riguardante gli interessi delle persone possa essere scientifico. Io nutro dei seri dubbi a riguardo. Non solo ma per dare definizioni operative e per rendere tutto misurabile spesso gli psicologi semplificano. I clinici invece basano la loro ricerca su casi singoli, cercando di avere un ruolo neutrale nei colloqui terapeutici. La psicologia è “citazionista”. Bisogna sempre trovare quache psicologo autorevole che nel saggio porti acqua al nostro mulino. Più che le considerazioni in un saggio sembra spesso più importante la bibliografia. Eppure se si legge il dialogo sui massimi sistemi galileiano si può constatare che ciò non è scientifico perché la scienza è contro il principio di autorità. Ancora una volta la psicologia si dimostra aristotelica. Alcuni libri di professori universitari sembrano più plagi che saggi-farina del loro sacco. Ma d’altronde secondo un celebre aforisma copiare da uno è plagio, mentre copiare da molti è ricerca. Gli psicologi sono attaccati come non mai alla scientificità della loro disciplina proprio perché molti la criticano per svariati motivi. Personalmente ritengo che attualmente troppi psicologi abbiano una impostazione sperimentale e non facciano abbastanza ricerche qualitative. Va ricordato inoltre  che dopo il principio di indeterminazione di Heisenberg e il principio di complementarità di Bohr nessuna scienza è più esatta. Anche in psicologia tutto dipende dalla probabilità. La psicologia utilizza la statistica inferenziale o induttiva. È da relativamente poco tempo che la psicologia è una scienza indipendente. C’è ancora chi è scettico ed ha dei pregiudizi nei confronti della psicologia. La psicologia a livello popolare non gode di molto credito. L’istituzione del corso di laurea in psicologia è molto recente. Prima diventavano psicologi persone laureate spesso in filosofia o in legge che facevano dei brevi studi di psicologia. D’altronde c’è sempre stato un ritardo rispetto ad altri paesi. Il neoidealismo considerava la psicologia una pseudoscienza. Croce scriveva al professore di psicologia De Sarlo che doveva scegliere se fare il medico o il filosofo. Gentile metteva al bando la psicologia con la sua riforma scolastica. Ancora oggi ci sono molti pregiudizi riguardo alla psicologia e agli psicologi. Molti preferiscono andare dai maghi, dai preti o non curarsi se hanno dei problemi psicologici. Alcuni pensano presuontosamente ed ingenuamente di potercela fare da soli. Alcuni laureati in pedagogia ed in sociologia odiano la psicologia, considerandola una cosa da ciarlatani. Perfino tra cultori delle scienze cosiddette umane ci sono avversioni viscerali. Gli psicologi non possono prescrivere farmaci e il loro potere risiede nell’utilizzo dei test, ma oggi ad esempio fanno selezioni del personale in modo approssimativo ed improvvisato quasi tutti tranne gli psicologi. Il professor Vincenzo Majer, grande psicologo del lavoro, scrisse una volta su una rivista che sarebbe stato contento quando avrebbe visto i laureati in psicologia fare il lavoro per cui avevano studiato. Questo suo sogno non si è avverato. Purtroppo la realtà odierna è molto diversa. Anni fa iscriversi a psicologia era diventata una moda. La facoltà di psicologia non era ben vista, non godeva di buona fama in quanto c’era chi si iscriveva lì senza alcuna motivazione. Alcuni malignamente sostenevano che chi si iscriveva a psicologia era perché aveva dei problemi psicologici personali. Insomma oggi ci sono troppi psicologi. In Veneto negli anni novanta ad un concorso per un posto da psicologo clinico si presentavano quasi un migliaio. Ora molti psicologi per cercare di avere un poco di lavoro dopo aver superato l’esame di stato sono costretti a fare quattro anni di specializzazione per diventare psicoterapeuti. Essere abilitati alla professione di psicologo non garantisce un lavoro certo. Anzi è il contrario perché ogni anno sicuramente ci saranno delle spese da sostenere. Nonostante molte problematiche comunque non va dimenticata la cosiddetta “delega sociale” della società odierna alla psicologia. Infine la psicologia attualmente è un ginepraio di orientamenti, i cui rappresentanti sono spesso in conflitto tra di loro. Anche questo non giova alla causa. Ma non voglio dilungarmi sui molti nodi irrisolti a livello scientifico. Ad ogni modo la qualità di uno psicologo necessaria ed indispensabile è l’empatia, la capacità di ascoltare e di mettersi nei panni del paziente. Senza empatia la preparazione scientifica non può niente. In passato però alcuni psicologi erano carenti anche dal punto di vista della preparazione.

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