Fonte: Rassegna sindacale
di Michele Prospero – 28 novembre 2014
Lo storico Ernesto Galli della Loggia, sul “Corriere della Sera”, si dedica a un duro affondo contro la minoranza Pd. Già questo graffio, rivolto al dissenso espresso da trenta deputati uscendo dall’aula nel momento del voto per il Jobs act, è il segno dei tempi. Quando mai un giornale della borghesia italiana avrebbe redarguito delle voci uscite allo scoperto in un poco amato partito della sinistra? Le avrebbe accarezzate, e, ad ogni cenno di censura dei vertici, le avrebbe santificate come delle vittime innocenti di una odiosa macchina burocratica.
Ma adesso corrono altri tempi. E, tra elogi ai “progetti elementari e brutali” di Matteo Salvini (li aveva già fatti Paolo Mieli qualche sera fa in televisione: cosa gli passa per la mente?), immancabili osanna a Matteo Renzi, ecco seguire fendenti addosso agli untori. Che hanno il volto dei deputati della sinistra Pd i quali hanno osato sfidare “lo spirito del paese”. Il romantico e mistico della Loggia, che sa di esserne l’interprete autorizzato, parte da questo assunto: c’è un ritrovato “spirito del paese” (perché non “del popolo”?) e guai a chi non è “in sintonia” con esso.
Per il nostro poco liberale poliziotto delle idee, con le sue gesta Renzi è il partito della nazione che incarna lo “spirito del paese”. E, proprio per questo, coloro che osano contestarlo (magari perché il programma con il quale sono stati eletti era ben diverso: ma cosa vuoi che conti per il “Corriere” la carta straccia con cui un partito riceve un mandato?) sono il nemico della nazione e del suo santo spirito. La loro malattia cronica si chiama “nullismo politico”. Chi disobbedisce è il nulla.
Quello che colpisce nel ragionamento di Della Loggia è questo balletto logico. Esiste un partito della nazione. E un tale soggetto sacrale coincide del tutto con “una persona” che esprime legge e autorità. Guai perciò a chi osa solo sospettare che il corpo che rappresenta la nazione sia “un chiacchierone che non combina nulla”. La sinistra del Pd, con il suo “antipersonalismo”, si trova fuori della nazione, è il nulla politico.
Lo “spirito del paese”, che premia Salvini e Renzi, viene invocato da Della Loggia per stigmatizzare “le astratte scomuniche ideologiche di Gianni Cuperlo”. Adesso chi dissente, e paga le conseguenze della ribellione al dominio della persona-nazione, è l’odioso lupo che scomunica mentre chi comanda concentrando il potere è la inerme pecorella. Misteri dello spirito (del paese) evocati dal sacerdote della Loggia.
Per lo storico del “Corriere”, solo Renzi riscalda la nazione, è “l’idea capace di unire e di portare in salvo”. Unità, coesione, salvezza. Dalla nazione unita e rinsaldata al cospetto di un solo capo, Della Loggia tiene ben lontane però “le ragioni dei disoccupati, dei metalmeccanici e dei pensionati”. Robaccia, espressione di una “maledetta vocazione al minoritarismo permanente” della sinistra. Insomma, la nazione ha una persona sola che la guida con risoluta sovranità e con una ragione chiara e distinta. Che non è quella dei disoccupati, dei pensionati e dei lavoratori. Pensano solo al padronato e lo chiamano nazione.
Michele Prospero
Articolo apparso sul settimanale della Cgil “Rassegna sindacale”