Su “aiutiamoli a casa loro”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2672

di Lucia Del Grosso – 8 luglio 2017

Premessa:

1. non mi interessa quello che dice Renzi, è un cazzaro matricolato che le spara grosse a seconda degli umori degli ultimi cinque minuti e la questione dell’immigrazione è troppo seria per essere affrontata sulla base di post fantasma che appaiono e scompaiono;

2. nel 2014 Alfano (ministro del governo Renzi, R-E-N-Z-I, chiaro?) siglò l’operazione Triton che impone lo sbarco dei migranti in Italia anche se salvati da navi di altri Paesi. Ora Minniti non sa cosa dire all’Europa e Renzi fa apparire e scomparire post. Questo tanto per sottolineare la lungimiranza renziana in tema di sbaschi e immigrazione;

3. quindi lasciamo perdere Renzi e cerchiamo di ragionare tra persone serie.

“Ogni individuo deve essere libero di scegliere il Paese dove vivere” è una colossale fesseria, peraltro non di sinistra, ma in linea con il più estremo pensiero liberista. Per due motivi:

  1. in ogni caso sarebbe un diritto esercitabile solo dai ceti più abbienti con cultura cosmopolita che hanno i mezzi per muoversi e sistemarsi alla grande, mentre per i poveracci significa annegare nel Mediterraneo, come purtroppo vediamo;
  2. mezzo pianeta povero si sposterebbe nell’altra metà ricco con il risultato di avere tutto il pianeta povero, mentre la sinistra doivrebbe sostenere semmai che tutto il pianeta dovrebbe essere ricco.

Questo detto “terra terra”. Quindi una sinistra “sana” dovrebbe al contrario sostenere, come un tempo in cui era, appunto, sana che “ogni individuo deve essere libero di non essere costretto a emigrare“.

Perché emigrare è terribile, anche quando non si rischia la morte per farlo. Terribile per i giovani che lasciano la famiglia e gli affetti e per coloro che vengono lasciati. Terribile per lo spaesamento e per lo strappo delle proprie radici. Basta rispolverare i racconti di chi ha vissuto questa esperienza: storie strazianti.

Ma è una scemenza iperurania anche “aiutiamoli a casa loro”, detta da Renzi o Salvini. Perché il loro approccio politico non ha strumenti per farlo, né nell’uno né nell’altro caso.

Perché ci fu una fase in cui li aiutammo a casa loro, ma il mondo aveva un assetto diverso. Nel trentennio successivo allka fine della Seconda Guerra Mondiali si operò in un regime di protezionismo temperato. Che significa?

Significa che l’accordo che regolava i rapporti commerciali, ossia il Gatt, era sì diretto a una graduale riduzione tariffaria per espandere il commercio mondiale, ma era riconosciuta la possibilità ai Paesi in via di sviluppo di derogare senza alcun limite, cioè di mantenere un regime tariffario rigido per proteggere il loro sistema industriale immaturo e non ancora consolidato. Inoltre era loro consentito di applicare le quote, ossia restrizioni quantitative del volume delle merci importate al fine di ristabilire le condizioni di equilibrio nella bilancia dei pagamenti.

Non solo: il Gatt operò sostanzialmente secondo i principi dell’Ito (International Trade Organization) anche se questo fu introdotto dalla Carta dell’Havana che però decadde perché il Congresso americano non la ratificò (i soliti ottusi, per non dire altro). Comunque quello che non potè fare l’Ito lo fece il Gatt, ossia affermare il principio che nei Paesi in via di sviluppo dovevano essere realizzate condizioni di crescita trainate da un soddisfacente livello salariale e espansione dei diritti dei lavoratori al fine di aumentare “poi” le importazioni e quindi contribuire all’espansione del commercio internazionale. Piccolo corollario: il sistema richiedeva che ciascun Paese avesse il pieno controllo delle politiche monetarie e di bilancio e quindi dei flussi di capitali, merci e persone.

E in quel periodo 42 Paesi svantaggiati crebbero stabilmente a tassi non inferiori al 2,5 annuo, di più di quanto oggi cresciamo noi  Paesi industrializzati.

Tutto il contrario dell’Uruguay Round, che invece predica la liberalizzazione completa di merci e capitali come volano per la crescita del commercio mondiale e quindi dello sviluppo (come no, si è visto).

E si aggiunga all’assenza di un’organizzazione mondiale a supporto della crescita la desertificazione progressiva di intere aree africane, che spingono le popolazioni all’esodo e depauperano la capacità produttiva.

Tutto questo non interroga Renzi, che non ha elaborato un minimo di strategia su come si possa fare ad aiutare i migranti “a casa loro” né ha la minima intenzione di mettere in discussione questo assetto, ma la sinistra italiana e europea, che non può limitarsi a predicare i buoni sentimenti (non a caso nell’impotenza di elaborazione politica si rifugia sotto le encicliche del Papa).

“Accogliamoli tutti” non può essere l’alibi per non incrociare questioni dirimenti come quella dell’Europa. Che c’entra? C’entra perché l’Europa riproduce nell’area che abitiamo il perfetto contrario di quell’organizzazione che permise di aiutare i migranti “a casa loro”. E non è un problema di trattati, ma di impossibilità per i governi di agire attraverso le leve monetarie e di bilancio, dato che la moneta è sottratta alle prerogative degli Stati, è un vincolo, non una risorsa.

E il sistema europeo non consente di aiutare nessuno, né a casa loro né a casa nostra.

Non è il momento di eludere i nodi con slogan che fanno fare bella figura di fronte ai “razzisti” Renzi e Salvini: è il momento di un pensiero autonomo e radicale che riporti al centro il tema del governo degli Stati, che lo esercitano pienamente su mandato dei cittadini e non lo devolvono ad autorità sovranazionali che nessuno ha votato. E che aiutano solo il capitale finanziario.

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