Sovranismo e populismo non sono il socialismo

per Manuel Santoro
Fonte: Rivista teorica del socialismo "L'ideologia Socialista"
Url fonte: https://www.ideologiasocialista.it/index.php/home/editoriali/item/57-socialismo-santoro-sovranismo-populismo-ideologia-convergenza

di Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista

La reazione al globalismo elitario, al transnazionalismo del grande capitale era certamente doverosa e auspicabile ma purtroppo si è avviata su un percorso alquanto pericoloso per gli effetti che nell’immediato futuro andremo a testimoniare. La reazione alla furia del capitale e alle crisi di sistema si sta traducendo in Europa in una sorta di revival del nazionalismo, in certi casi, e di un più confuso sovranismo di stampo populista che semina nelle ferite causate dalla ferocia del liberismo globale e raccoglie consensi di pancia e non di testa.

La cosiddetta sinistra riformista, se di sinistra si può parlare, è stata notevolmente ridimensionata dall’elettorato il quale consapevolmente ha compreso il doppio gioco della galassia democratica. Ovvero, da una parte spacciarsi per sinistra, con al seguito uno sparuto nucleo di socialisti cosiddetti riformisti, e dall’altra incentivare, aiutare il globalismo elitario contro gli interessi dei lavoratori e delle classi meno abbienti. Questo doppiogiochismo è stato scoperto, semmai con notevole ritardo, ed ora la fase di un progressismo falso che per anni ha lavorato per un capitalismo umanizzato è terminata.

La questione è che la reazione alla pseudo-sinistra amica dell’establishment e genuflessa agli interessi del capitale si avvia nella direzione sbagliata. Le politiche di impoverimento dei diritti sociali, infatti, insieme al costante aumento del degrado culturale nel Paese e, soprattutto, del progressivo deterioramento del livello educativo delle nuove generazioni, ha consegnato milioni di voti a chi parla alla pancia della gente e non certo alla testa. Il populismo, sia esso di destra che di sinistra, avrà comunque sempre l’effetto di ulteriormente allontanarci da un approccio analitico della politica, dall’analisi critica della società e dai ragionamenti sui processi strutturali e non solo sovrastrutturali.

Se la nostra lotta politica al globalismo è sempre attuale, ora dobbiamo aggiungere una lotta ferma contro i populismi e i sovranismi. Ai compagni e amici che mi leggono dico con chiarezza di abbandonare la vena sovranista perché in politica si tende sempre verso l’originale e non la copia, e oggi come ieri il sovranismo è la bandiera della destra. Certamente il sovranismo non ha residenza nella sinistra, e tantomeno nel socialismo. Per quanto arcaica possa sembrare, la lotta dei socialisti per il socialismo è nello scontro politico tra classi, tra i grandi campi nemici come diceva Marx, che ha un senso compiuto nell’internazionalizzazione della lotta per l’emancipazione dei lavoratori e delle classi meno abbienti. Utilizzando la terminologia classica si potrebbe dire che il sovranismo è comunque sempre un’alternativa borghese allo status quo.

Sono, quindi, due i fattori che contraddistinguono la via al socialismo e ci allontanano da un pallido appiattimento su posizioni sovraniste e populiste de facto anti-socialiste.

Il primo fattore è nel conflitto tra campi, tra oppressi e oppressori, tra chi ha il capitale e chi non ce l’ha. Discutere di élite e di popolo non ha senso se non si chiarisce la loro relazione con il capitale e con il lavoro salariato. Il secondo fattore è nella necessaria internazionalizzazione del conflitto tra i due campi.

Queste due direttrici appena accennate escludono certamente il ricorso al populismo di sinistra il quale non è altro che un escamotage per accaparrare voti senza una chiara coscienza di classe, senza una chiara presa d’atto che si è e si vive nel campo degli oppressi. Inoltre, le due direttrici sopra menzionate escludono altresì il ricorso al sovranismo in quanto l’oppresso non cambia la sua condizione né la sua classe sociale a seconda del Paese in cui risiede. Il sovranismo è antitetico all’internazionalismo il quale rimane il faro del socialismo.

La nostra via è pertanto tracciata. I nostro campo di riferimento è quello degli oppressi in patria così come oltre i confini nazionali, in solidarietà e in supporto degli oppressi di altri Paesi, ovunque essi siano. Se non si parte dalla solidarietà e dalla presa di coscienza di chi si è e in quale campo si conduce la propria vita, non si riuscirà a trovare nel socialismo l’alternativa di struttura alla centralità del capitale, e la pancia dei popoli ci porterà all’isolamento delle classi meno abbienti all’interno dei confini nazionali, e al trionfo di una élite sempre capitalista e ancora più selvaggia.

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