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Un gruppo di economisti di fama internazionale ha firmato un appello affinché i Paesi Membri dell’Unione Europea votino, durante l’Assemblea Generale dell’ONU del 10 settembre, a favore di una risoluzione per la gestione democratica dei debiti sovrani, affinché le sorti dei Paesi indebitati vengano sottratte al mercato dei debiti, come nel caso dell’Argentina prima e della Grecia poi.
«La crisi greca ha mostrato che in assenza di un quadro politico internazionale, che permetta una gestione ragionevole dei debiti sovrani, e malgrado la loro insostenibilità, uno Stato da solo non può ottenere delle condizioni praticabili per la ristrutturazione del proprio debito. Durante le negoziazioni con la Troika, la Grecia si è imbattuta in un ostinato rifiuto in tema di ristrutturazione, in contrasto con le raccomandazioni stesse del Fmi.
Esattamente un anno fa a New York, l’Argentina, sostenuta dai 134 Paesi del G77, ha proposto in sede Onu di creare un comitato che stabilisse un quadro legale a livello internazionale per la ristrutturazione dei debiti sovrani. Il comitato, sostenuto da un gruppo di esperti dell’Uctad, vuole adesso sottoporre al voto 9 principi, che dovrebbero prevalere durante le ristrutturazioni dei debiti sovrani: sovranità, buona fede, trasparenza, imparzialità, trattamento equo, immunità sovrana, legittimità, sostenibilità, regole maggioritarie.
Negli ultimi decenni si è assistito all’emergere di un vero e proprio mercato del debito a cui gli Stati hanno dovuto sottostare. L’Argentina, prima in questo processo, ha dovuto affrontare i cosiddetti “fondi avvoltoio” quando ha scelto di ristrutturare il proprio debito. Questi fondi, di recente, hanno ottenuto per mezzo della Corte americana il congelamento degli asset argentini posseduti negli Stati Uniti.
Ieri all’Argentina, oggi alla Grecia, domani forse alla Francia o a qualsiasi Paese indebitato può essere negata nelle attuali condizioni la possibilità di una ristrutturazione del debito nonostante il buon senso. Adottare un quadro legale rappresenta un’urgenza per assicurare la stabilità finanziaria, permettendo a ciascun Paese di risolvere il dilemma tra il collasso del sistema finanziario e la perdita di sovranità nazionale.
Questi 9 principi riaffermano la superiorità del potere politico, attraverso la sovranità nazionale, nella scelta delle politiche pubbliche. Essi limitano la spoliticizzazione della struttura finanziaria, la quale ha escluso finora ogni possibile alternativa all’austerity, tenendo in ostaggio gli Stati.
L’Onu deve quindi farsi sostenitore di una gestione democratica del debito e della fine del mercato dei debiti.
Un’iniziativa simile aveva fallito nel 2003 al Fondo Monetario Internazionale.
Oggi, la posizione degli Stati europei rimane ambigua, nonostante il loro supporto sia fondamentale affinché questa risoluzione possa essere attuata. I Paesi europei si sono disinteressati al processo di democratizzazione non mostrando alcun supporto alla creazione del comitato.
Ma la situazione greca ha mostrato che non c’è più tempo per tergiversare.
Se gli eventi dell’estate hanno rafforzato i nazionalismi e la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni internazionali, oggi gli europei sono chiamati a riaffermare i diritti democratici, da anteporre alle regole di mercato nella governance internazionale.
Chiediamo quindi che tutti gli Stati Europei votino a favore di questa risoluzione».
Primi firmatari
Gabriel Colletis
Giovanni Dosi
Heiner Flassbeck
James Galbraith
Jacques Généreux
Martin Guzman
Michel Husson
Steve Keen
Benjamin Lemoine
Mariana Mazzucato
Ozlem Onaran
Thomas Piketty
Robert Salais
Engelbert Stockhammer
Xavier Timbeau
Bruno Théret
Yanis Varoufakis
Gennaro Zezza
(traduzione Marta Fana, fonte il manifesto)