di Fabio Belli – 6 agosto 2018
La situazione in Yemen è forse la peggiore crisi umanitaria del pianeta. Poche immagini sono giunte ai nostri notiziari o canali informativi principali nonostante la guerra duri da oltre tre anni. Un conflitto che ha devastato la maggior parte delle infrastrutture del paese e causato una restrizione delle importazioni di cibo e carburante con il conseguente propagarsi di un’ingente carestia.
Qualche giorno fa la città portuale del Mar Rosso di Hodeidah è stata teatro di un sanguinoso attacco aereo dove sono rimaste uccise almeno 55 persone.
Ma quali sono le cause di questa escalation di violenza, devastazione e orrore?
Tutto iniziò con l’avvento della primavera araba: il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh fu costretto a cedere il potere ad Abdrabbuh Mansour Hadi nel novembre 2011. Ma la transizione politica del governo Hadi fallì. In tutto il paese si verificarono: disoccupazione massiccia, insicurezza alimentare e attentati suicidi.
Questa crisi finì per scatenare la guerra, con i ribelli sciiti Huthi a supporto del presidente deposto Saleh da una parte e forze fedeli al nuovo governo internazionalmente riconosciuto di Hadi dall’altra.
Nel 2014 le forze Huthi occuparono la capitale dello Yemen e, all’inizio dell’anno successivo, tentarono di prendere il controllo dell’intero paese costringendo Hadi a fuggire in Arabia Saudita.
Il potere saudita considerava le azioni Huthi una minaccia immediata e temeva che potesse essere un’opportunità per un’offensiva ed un invasione da parte dell’Iran che fu accusata anche dall’Arabia Saudita di sostenere i ribelli, ma l’Iran negò qualsiasi coinvolgimento.
Nel marzo 2015 una coalizione militare sostenuta dall’occidente ed a guida saudita, iniziò una campagna che ha avuto fino ad oggi un impatto devastante con cifre sulle vittime, perlopiù civili yemeniti, che secondo fonti ONU oscillano tra le 7.400 e le 16.200 unità.
Inoltre 3 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, il 75% della popolazione necessita di assistenza umanitaria e 4,5 milioni di bambini soffre di malnutrizione.
Numeri impressionanti che innescano inevitabilmente una riflessione, ma soprattutto una domanda: ma i nostri media dove sono?