Autore originale del testo: Michele Prospero
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di Michele Prospero – 19 luglio 2016
Parole che riesce difficile commentare senza una montagna di disprezzo, quelle pronunciate dal ministro Boschi. Per la statista di Laterina bisogna votare sì al referendum sulla nuova costituzione per combattere il terrorismo e assicurare la stabilità. Chi vota no alle sue riforme è quindi un potenziale amico del “nazismo islamico” come l’ha definito un altro esponente del governo (si fa per dire). I rottamatori oggi al potere tremano per la campagna d’autunno e straparlano per spargere paura.
Se votassero solo i banchieri, i capitani d’industria, i finanzieri d’assalto, il fondo monetario, gli influenti massoni toscani e i direttori dei giornali non avrebbero rivali. Il guaio per loro è che, ad ogni potente che si aggiunge alla lista dei seguaci facoltosi, l’ultimo degli arrivati è Bazoli, corrisponde una notizia spiacevole che proviene dal mondo reale. Il presente annuncia una lunga deflazione, l’arresto della produzione industriale, l’esplosione del sistema bancario, il disagio sociale, la rinuncia alle cure e la povertà assoluta che l’Istat misura con cifre da record.
Per questo incalzare dei guasti del duro mondo effettuale, che non corrisponde in nulla alla bella trama prevista nella narrazione gigliata, il grido sfacciato della Confindustria, che annuncia sciagure d’ogni sorta in caso di vittoria del no al referendum, non fa presa alcuna. La dannazione, per molti soggetti, c’è già da molto tempo, e la ricerca delle responsabilità non risparmia certo un governo inadeguato, che fa chiacchiere da quasi tre anni, regala miliardi per le decontribuzioni alle imprese e non decide politiche per il lavoro.
Commentatori alla Giuliano Ferrara hanno impiegato un lustro per capire che la comunicazione di Renzi è soporifera e che la decodifica dei contenuti è di una noia mortale. Hanno costruito il mito del grande comunicatore, del campione della parola, del gigante dell’immagine, del virtuoso del tweet e ora scoprono che lo storytelling è il nulla. Un assoluto nulla. E gli opinionisti invocano un cambiamento di stile e una raccolta di parole nuove, se no l’avventura del loro real baby finisce male. E la farsa di un corpo energico si tramuta in tragedia di un campione che straparla e si proclama “sollevato” per la vittoria del “democratico” Erdogan, che sta facendo una spicciola macelleria degli oppositori.
Quando i seguaci allarmati invitano Renzi a fare lo statista, cioè a prendere sul serio le cose, a pensare prima di lanciare frasi vuote, non si accorgono che ascoltando le loro assurde pretese, un gelo colpisce lo statista di Rignano e lo fa precipitare nel terrore. Togliergli di mano l’aggeggio per lanciare il tweet, o spegnere il computer con la mela usato per la sceneggiata del Matteo risponde, significa condannare l’iperattivo premier alla dannazione.
La verità è che il rottamatore (della sinistra) non può cambiare registro perché il gioco, il comico, la trovata superficiale è l’unico repertorio che ha e dal nulla non nasce altro, cioè non si arriva alle cose. E quindi il suo solo modo di parlare di politica è quel non-linguaggio che in una direzione di partito illustra la relazione (?) con immagini di repertorio e slide. Ha preparato lo scontro di novembre come un duello all’ultimo respiro tra gli oligarchi che appoggiano il potere e il popolo che intende divorare i palazzi. Un catalogo di insipienza, e non basterà il soccorso bianco della coldiretti per rimediare.
La sinistra, dopo la catastrofe annunciata, dovrebbe ripartire dai fondamenti, e far tesoro di una indicazione di Marx, contenuta in un colloquio del 1865 con Lafargue. “La politica è studio: guai a chi si perde nei vuoti giri di parole: phraseur- parolaio; odiare a morte i politicanti da strapazzo e la loro ciarlataneria. Pensare con rigore logico ed esprimere chiaramente i pensieri: ciò impone di studiare. Studiare, studiare!”. Un pensiero critico è indispensabile per ricominciare, occorre una scuola di formazione politica in ogni città, perché il sonno della ragione politica produce Renzi, Boschi, Carbone, Lotti, Picierno cioè il nulla che piace tanto agli oligarchi.