di Emanuele Cherchi, 10 febbraio 2017
Il gilded boy va all’attacco e schiera le sue truppe per la nuova battaglia contro il rieccolo D’Alema.
E’ un dato di fatto che il PD ha perso il referendum costituzionale anche per l’opposizione di una vasta area della sinistra che non ha creduto alla sua riforma autoritaria che, con il combinato disposto, avrebbe dato troppo potere al leader vincente alle elezioni: e quando questi potenziali leader si chiamano Matteo Renzi, Matteo Salvini o Beppe Grillo è chiaro che è meglio non concentrare troppo il potere.
Adesso D’Alema minaccia il giovane rottamatore di privare il PD delle sedi locali in quanto la maggior parte di esse fanno parte del patrimonio di una sessantina di fondazioni nate al momento della fusione fra PDS e Margherita e che se venissero riutilizzate per il soggetto della rinascente sinistra potrebbero portare in breve tempo ad un collasso nelle cellule locali del partito renziano.
Si sa che la politica costa e avere una sede dove incontrare i compagni e fare politica è un bene prezioso…
Di fronte a tale rischio il segretario amministrativo del PD minaccia le vie legali perché sostiene che il PD è stato defraudato della giusta eredità.
Ora mi chiedo: cosa centra il partito del pinocchio fiorentino con il comunismo? Quel patrimonio è stato creato dai compagni nel corso degli anni, quando i vertici erano rappresentati da uomini carismatici come Togliatti, Longo e Berlinguer, amati dai compagni che credevano in quelle leadership e in quei gruppi dirigenti. All’epoca si parlava di lavoro e diritti sociali, di una futura società in cui tutti sarebbero stati uguali, liberi e fratelli, ora parlano di jobs act, di “buona” scuola e di tagli lineari… cose che c’entrano come i cavoli a merenda.
Renzi dovrebbe essere onesto e dire che rinnega quei valori e dunque rinuncia a chiedere l’“eredità”. Tanto sappiamo che sarebbe spesa male per portare avanti battaglie contro il popolo, e poi durerebbe poco, lo dimostra come ha tenuto la contabilità delle casse statali sempre in deficit sempre con più debiti. Il suo modelli probabilmente sono l’EFIM o la Federconsorzi fallite in un mare di debiti, tutti pagati con soldi pubblici.
Poi, diciamolo, già con Occhetto, D’Alema, Veltroni e Fassino erano iniziate le vendite, come quella del Bottegone, e loro non erano abituati più di tanto allo scialo, figurarsi cosa farebbe il giglio magico!
No: che i desideri di Renzi restino tali e le fondazioni tentino di essere utili all’Italia ospitando i giovani e i vecchi che sventolano ancora la bandiera rossa e si chiamato compagni, in attesa del trionfo della nuova umanità.